Natura leggendaria: in un brodo di giuggiole

Testo di Anna Rapisarda Visual Designer

Immersi nella stagione dei racconti


L’autunno è un momento davvero succoso per racconti antichi e incredibili sulla natura, come le storie sull’albero del giuggiolo, formidabile viaggiatore, conosciuto da oltre 4000 anni, che con i suoi frutti ha compiuto il giro del mondo.

“Andare in brodo di giuggiole” per l’Accademia della Crusca


Il senso figurato di questa proverbiale frase racconta un piacevolissimo stato d’animo: “andare in solluchero, uscire quasi di sé dalla contentezza” ed è frutto di un’alterazione dell’originaria andare in brodo (o broda) di succiole: in questo passaggio le giuggiole, cioè i frutti del giuggiolo, impiegati, fra l’altro, sia in medicina, per decotti contro la tosse, sia in cucina, per marmellate e confetture, hanno preso il posto delle succiole, ovvero delle castagne lessate con la buccia. L’uso di questa espressione originaria, di provenienza toscana, è già ammesso nella prima impressione del Vocabolario degli Accademici della Crusca, (1612) […]

Le leggende, i miti, la simbologia, gli usi


Erodoto, nelle sue “Storie”, racconta di un distillato creato dalla fermentazione della polpa delle sue drupe rosse dall’effetto inebriante, conosciuto sin dai tempi degli Egizi e diffuso in Europa nel primo secolo dopo Cristo.
Anche Omero nella sua Odissea descrive una bevanda dall’effetto oblioso che Ulisse e i suoi uomini bevono sull’isola dei Lotofagi (Djerba), creata da un frutto magico che però chiama Loto (il selvatico Ziziphus lotus).

Si racconta che il suo arrivo in Europa sia stato con i Romani di ritorno dalle campagne d’Africa e del Medio Oriente e che si sia poi diffuso in Italia con i veneziani nel ‘600. Chiamato Ziziphus, è simbolo di silenzio, albero portafortuna e decorazione dei templi della dea Prudenza. Una leggenda narra che con i rami di due specie di giuggiolo sia stata intrecciata la corona di spine di Cristo.

I botanici cinesi ne selezionano i frutti importati dall’Asia Minore per aumentarne la qualità e renderlo una prelibatezza da dessert.
In Cina riveste un ruolo molto importante anche nella medicina erboristica: nell’antico libro sulla fitoterapia Huangdi Neijing (475-221 a.C.), la giuggiola viene descritta come uno dei cinque frutti più preziosi. Un libro ancora più antico, che codifica le erbe curative, la considera uno dei medicinali erboristici superiori che prolungano la vita, nutrendo il sangue, migliorando la qualità del sonno e regolando il sistema digestivo.
Segno propiziatorio di fertilità nella tradizione cinese, in occasione di un matrimonio, è usanza mettere il frutto nella camera da letto degli sposi.

Nel paradiso islamico delle Urì, amabili fanciulle tra i beati, il Corano racconta di un portentoso giuggiolo su cui crescono e cadono foglie per la nascita e la morte di ogni uomo sulla Terra.

Nelle terre d’Oriente è simbolo di immortalità e di trascendenza della materia. Per le sue qualità espettoranti e lassative il suo fiore è simbolo di sollievo.
Sull’Himalaya, invece, si narra che il profumo dei suoi fiori faccia innamorare le donne: è tradizione raccoglierli per preparare portentosi elisir d’amore.

E le storie del giuggiolo potrebbero continuare all’infinito…

Fonti:
treccani.it
benefica.it

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