Testo di Eleonora Diana
“Le mie scaglie sono come scudi dieci volte più possenti, i miei denti sono spade, i miei artigli lance, lo schiocco della mia coda saetta, le mie ali uragano e il mio alito morte!”
(J.R.R. Tolkien)
É spaventoso, un demone, gigantesco, magico. Bisogna trovare il coraggio per affrontarlo, nemico oltre le proprie forze per l’uomo, ma che l’eroe deve combattere per salvare la principessa rapita. A cavallo del suo destriero, brandendo la spada più portentosa, impavido fino a morirne, per immense fortune e un grande nome.
É lui, il dragone, che allunga la sua immensa ombra nel cielo.
Sembra che il suo sangue abbia magiche capacità di guarigione e lo si possa estrarre da una pianta guardiana.
Ma cos’è un drago?
Nella fiaba
L’esordio e il drago rapitore
L’esordio della fiaba si sviluppa tipicamente da una condizione di serenità e quiete, sconvolta da piccoli azioni, che però non sembrano presagire la catastrofe.
All’inizio tutto si svolge nell’ambito famigliare, ma quando si vìola un divieto o ci si allontana inizia la sciagura e prende avvio la storia, come quando viene compiuto un rapimento, spesso di una principessa, per “mano” di un rapitore per eccellenza: il drago.
Che cos’è un drago?
Le fiabe, come ci racconta Propp, lo descrivono molto diversamente da come ce lo aspetteremmo: non sempre vola e non sappiamo nemmeno se la sua pelle è liscia o a squame.
Storicamente, però, conosciamo la sua natura ibrida, di creatura nata dall’unione di diversi animali antichi e fortemente simbolici: “esso può assumere la forma di animali molto diversi, può essere composto da un coccodrillo o da una lucertola e da un uccello, ma anche da una pantera, un leone, un caprone e altri animali; può risultare formato da due, tre o quattro animali.”1
Nelle storie, il suo legame con la natura e i suoi elementi è forte: essere igneo, sovrano del regno delle fiamme, sputa fuoco o dalle ali infiammate. Attraverso la fiaba, lo riscopriamo, inaspettatamente, anche padrone e custode delle acque, dominatore di piogge e tempeste, mostro marino degli abissi, come il drago di “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile.
Rapisce fanciulle, vergini, principesse, può possederle e tormentarle; minaccia e assedia le città, incombe in attesa di un tributo, che sia una donna da sposare o da divorare, ma è anche difensore delle frontiere, guardiano di un regno misterioso e lontano.
“La strega difende la periferia; il drago difende il cuore stesso del regno in capo al mondo.”2
Il simbolo nella storia
Sono tanti e diversi i draghi nelle fiabe, così come sono variegate le interpretazioni di queste creature nelle differenti culture: simboli tra i più antichi, esistono ancor prima del mito.
In assoluto, il primo drago arriva dall’estremo oriente. “A seguito di ritrovamenti archeologici di mosaici e sculture, risalenti a oltre seimila anni fa, su cui sono raffigurati dei draghi, il lóng cinese è da considerarsi di gran lunga il primo drago rispetto a qualsiasi mitologia.”3
La sua è un’estetica molto distante da quella dei draghi occidentali: scaglie di carpa, ventre da vongola, una perla sotto la gola o negli artigli, una saliva profumata. Saggio e benevolo, è dispensatore di doni magici, ma la mancanza di rispetto nei suoi confronti può liberare in lui il potere e la forza di provocare catastrofi naturali.
Dai draghi più antichi, spesso benefici e acquatici, a creature malvagie, dominatrici del cielo. La loro natura segue la storia, l’evoluzione delle civiltà: è benevola ed espressione di una cultura essenzialmente cacciatrice, è negativa con l’avvento dell’agricoltura, dell’allevamento e di nuove divinità. La figura del drago si trasforma nei secoli, mescolandosi tra fiaba, mito e leggenda. Antiche sono le sue origini, profonde le sue radici come quelle degli alberi sacri con cui ha un legame a doppio filo, spesso guardiano e collegamento tra il mondo umano e i mondi ultraterreni.
L’albero del drago e il drago albero
Si racconta una storia riguardo a uno degli alberi drago sacri, in un’isola per noi lontana lontana: la Dracaena draco delle Isole Canarie che un tempo sarebbe stata un drago.
“Un tempo, come tutti sanno, le montagne erano popolate da draghi. Si dice fossero tra le creature più sagge, ma anche più avare: bramavano principesse e tesori portando via con loro tutto quanto una volta conquistate, in spazi e tempi lontani. Le dragonesse, rimaste sulla Terra, quasi certamente non distrutte dal dolore, si rifugiarono nell’arcipelago delle Isole Canarie e lì vi restarono finché non subirono l’incursione da parte di guerrieri e cavalieri che, per la prima volta, decisero di spingersi oltre le già note Colonne d’Ercole.
Stizzite, infuriate e gelose del loro territorio, cercarono di lasciare queste terre invano. Plinio il Vecchio, uno degli incursori di queste isole, assistette alla trasformazione delle dragonesse. Come in un contrappasso dantesco, la loro voglia di spiccare il volo era tanto grande quanto anche il loro peso, aumentato per pigrizia e buona cucina mediterranea, così da rimanere piantate a terra in modo così saldo che le squame delle loro zampe divennero radici: nacque così la Dracaena draco.”4
Nella sua Naturalis Historia è ancora Plinio il Vecchio a narrare l’origine della Dracaena: dal mescolarsi del sangue sgorgato nella lotta mortale tra un elefante e un drago.
Non può che essere un albero magico quello da cui si racconta fuoriescano stille di straordinario sangue di dragone se ne viene reciso il tronco. Per gli abitanti dell’isola yemenita di Socotra, le gocce avrebbero anche il potere di togliere o ridare la vita. Sono per loro “alberi benefici, in grado di scacciare i Djinn (geni, spiriti) malefici.”5
É una pianta guardiana, come guardiani sono i draghi. Infatti ne “Il Giardino delle Delizie” di Hyeronimus Bosch, e in particolare nel paradiso, si distingue probabilmente una Dracaena.
Che sia a guardia del giardino dell’Eden?
Non è un caso, infatti, che il drago abbia molti punti in comune con la figura del serpente-guardiano avvolto, come l’edera per Sermonti, intorno a un albero sacro.
Somiglianze comportamentali, fisiche (alito mefitico e velenoso, originariamente la capacità di produrre un pharmakon, sia veleno sia medicina magica, tendenza ad inghiottire, …) ed entrambi figure di custode nella tradizione letteraria: “Storie della cacciata dei serpenti, o in modo più specifico dei draghi, per opera di San Patrizio sono sopravvissute nel folclore irlandese” 6
Più evidente nella tradizione mitologica che in quella fiabesca, il rapporto drago-serpente trasporta dal mare-foresta della fiaba ai giardini leggendari: è guardiano nel giardino delle Esperidi da cui Ercole deve rubare le mele d’oro, nel recinto sacro di Ares con il mito di Giasone e Medea che recuperano il vello d’oro, intorno a un albero sacro nel poema babilonese di Gilgamesh, che deve ucciderlo per essere ricompensato con oggetti dall’oltretomba.
Che sia quindi un drago, il serpente attorno all’albero divino dell’Eden?
All’evidente legame tra serpente e drago, si aggiunge, ed è chiara, la sacralità dell’albero: spesso fruttifero, gigantesco, dai poteri magici e quindi da proteggere.
Ecco apparire Yggdrasill, l’albero per eccellenza, simbolo stesso dell’albero cosmico, collegamento tra il mondo sotterraneo oscuro, quello umano e quello celeste, donatore di poteri, come lo è il dragone…
Dal drago di Sermonti “Liberare la Bella dal drago è un atto primordiale, che corrisponde alla deforestazione. Sui terreni liberati dalle foreste crescono le piante coltivate, le idee dell’uomo. In luogo delle austere foreste di conifere crescono i giardini fioriti delle caducifoglie”7 all’albero drago, questa creatura della fiaba e del folclore è portatrice di simboli antichissimi che spaventano e attraggono.
“La fiaba rispecchia tutte le fasi dell’evoluzione del drago”, ci vorrà sempre un cuore coraggioso per affrontarlo e portare in salvo la principessa.
L’isola del drago
Secondo antiche tradizioni e credenze, i draghi sono realmente esistiti (e anche per Nature e Focus in un bellissimo pesce d’aprile).
Solo suggestione oppure siamo davanti a quella verità che sta nel fondo di ogni leggenda? Certo è che una grande vertebra, insieme al suo drago processionale, è custodita (ma non più accessibile al pubblico) nel bel mezzo del Lago d’Orta, sull’isola di San Giulio, all’interno dell’omonima basilica. È davvero una vertebra di cetaceo, come la scienza racconta, portata lì come ex voto da un marinaio scampato alla tempesta, oppure, come sostiene la tradizione, è del grande drago sconfitto da San Giulio, erede di un mondo passato?
Di certo è un buon motivo per viaggiare come veri e propri cacciatori di luoghi, ma è soprattutto un’altra storia per il fuoco…
> La basilica di San Giulio è qui
Fonti:
“Fior da fiore. Novelle botaniche” Giuseppe Sermonti (Edizioni Lindau, 2016)
“I miti greci” Robert Graves (Longanesi, edizione del Kindle, 2014)
“Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la religione” James George Frazer (Bollati Boringhieri, edizione del Kindle, 2016)
“Lo Cunto De Li Cunti” Pasquale Buonomo (Gruppo Albatros Il Filo, edizione del Kindle, 2020)
“Tutte le fiabe” Jacob e Wilhelm Grimm (Newton Compton Editori, edizione del Kindle)
“Fiabe norvegesi” a cura di Bruno Berni (Iperborea, edizione del Kindle, 2019)
“Mitologia degli alberi” di Brosse Jacques (BUR saggi, 2015)
“Le radici storiche dei racconti di magia” Vladimir Ja. Propp (Grandi Tascabili Economici Newton, 2006)
“Il Medioevo fantastico: antichità ed esotismi nell’arte gotica” Jurgis Baltrušaitis (Adelphi edizioni, 1973)
“Storia dei Draghi: Dai Nibelunghi a Game of Thrones” Martin Arnold (Odoya, edizione del Kindle, 2018)
“The Real Story Behind Dinosaurs and Dragons” Bob Strauss
folktaleproject.com
alchimiadeisimboli.wordpress.com
edizionidodici.wordpress.com – puntata 1
edizionidodici.wordpress.com – puntata 2
mariniola.it
ilbotanico.com
focus.it
nature.com
Note:
1 pag. 366 da “Le radici storiche dei racconti di magia”; 2 pag. 339 ivi; 3 posizione 2850 da “Storia dei Draghi”; 4 da ilbotanico.com; 5 da edizionidodici.wordpress.com – puntata 2; 6 posizione 1209 da “Storia dei Draghi”; 7 pag.68 da “Fior da fiore. Novelle botaniche”; 8 pag. 384 da “Le radici storiche dei racconti di magia”