Testo di Eleonora Diana
“Le fiabe contengono tanti passaggi terrorizzanti, infami e lussuriosi che non sono certo minestrine per bambini e quelle che leggiamo all’infanzia sono versioni ridotte, e censurate, di una piccola parte del patrimonio fiabesco”. 1
(Giuseppe Sermonti)
La botanica magica
La botanica nella fiaba popolare è poca e in molti casi poco rilevante: il bosco è il bosco, il giardino è il giardino, il fiore è un generico fiore, l’albero è l’albero.
Non è l’unicità a interessare, ma il loro essere, come direbbe Hitchcock, un MacGuffin, ovvero il mezzo per il cambiamento del protagonista.
Raramente, in alcune fiabe popolari compaiono le differenziazioni della natura, che invece prendono più corpo nel tempo, in quelle d’autore.
Nell’800, con Andersen, spuntano le rose in “L’elfo della rosa”, il salice, il grano saraceno o l’avena e le more nella fiaba “Il grano saraceno”, le pratoline, l’ortica, la piantaggine o il cardo in “Quello che il cardo visse”, mentre con i fratelli Grimm appare il ginepro nella terribile e omonima fiaba. Ancora prima, nel ‘600, all’interno della raccolta “Lo cunto de li cunti” di Basile, c’è la mortella in “La mortella” e “La cerva fatata” (quella in cui, nel film “Il racconto dei racconti” di Garrone, Salma Hayek mangia a morsi il cuore del drago).
Se dunque per la fiaba popolare la botanica non è così rilevante, lo è per lo scienziato e saggista Giuseppe Sermonti, quando si trasforma in botanica della fiaba, che è il modo di fiorire della narrazione e la riscoperta di somiglianze “vegetali” tra alcune specie e l’estetica di protagoniste e protagonisti, insieme al loro modo di agire.
Foresta e giardino | Fiaba gotica e barocca
Nel suo viaggio tra fiabe gotiche e barocche, Sermonti definisce le prime “metafisiche, astrali, arcane” 2, storie in cui le eroine, come le Gimnosperme, non si cambiano mai d’abito, cadono in un sonno profondo e si muovono in un paesaggio innevato. Nelle seconde, solari e stagionali come le Angiosperme, le protagoniste sono invece abilissime trasformiste e passano dall’essere recluse, rapite e segregate, a una condizione di felicità e libertà (diventando spesso regine).
Alle Gimnosperme corrispondono le fiabe della foresta scura, del nord, fredda e innevata.
“Il gruppo più arcaico, che in ere passate era stato dominante, è costituito da piante austere, superbe, soprattutto arboree, forestali, dal portamento gotico, dal fogliame puntuto, aghiforme, duraturo”.3
Le protagoniste sono fanciulle addormentate, immobili e intatte.
“È un soggettino spinoso, intoccabile, adorabile a distanza; ha il profumo un po’ acre di chi non smette mai il suo abitino. Vi riconosciamo il tipo di Biancaneve, di Rosaspina e di ogni bella addormentata nel bosco“.4
Alle Angiosperme corrispondono invece le protagoniste di Cenerentola, Dognipelo, Il principe ranocchio, La bella e la bestia, dove le stagioni passano e arriva l’inverno, in cui il cambio d’abito è il motivo chiave, dove l’eroe subisce profonde trasformazioni, spesso in animale: “L’inverno, che è l’equivalente della morte e dell’aldilà, è il mondo sotterraneo, dove ciò che è avanzato dalla prosperità autunnale, il seme, il bulbo, il rizoma, compie il suo misterioso passaggio agli Inferi. Appartengono all’inverno della fiaba tutti gli occultamenti, le coperture, i seppellimenti, gli imbestiamenti cui l’eroe o l’eroina della fiaba soccombono. La stanza sotterranea o la cucina al piano-terra, la pelle d’asino o di ranocchio, sono gli abiti dimessi dell’inverno, la vegetazione ipogea che consente alle piante di superare la cattiva stagione. La vita vegetale che scompare d’inverno seguita ad esistere in forma occulta, e ciò che la terra nasconde sono le idee, i principi primi, gli archetipi delle rinascite primaverili”.5
Nelle fiabe barocche i protagonisti sono, ad esempio, i bulbi, come il narciso, l’emerocalle, il giacinto o le caducifoglie che si rivestono di colore in primavera. In continua mutazione, in movimento, d’una brillantezza cangiante.
Nelle gotiche invece dominano sonno profondo, pazienza e attesa del risveglio. Tra Taxaceae come tasso e sequoia, Pinaceae con cedri, abeti, pini e Cupressaceae come cipressi e tuje, compare anche un arbusto dalla lunga storia: il ginepro.
Il ginepro
Conosciuto dall’uomo sin dall’antichità, ha una lunga tradizione simbolica, sviluppata in forme diverse dalle varie tradizioni folcloristiche in cui viene integrata, ma in cui, più o meno sempre, ha il ruolo di protettore.
“Historical records show that junipers date back 10,000 years and might have been the first tree species that grew in the UK after the Ice Age”.6
Nella mitologia mesopotanica è pianta sacra a Ištar, in Siria, nel mondo greco è consacrato ad Artemide, nello specifico ad Artemis Kedreatis, e si chiama arkeuthos, “capace di respingere un nemico”, tanto che è il mezzo con cui, nelle Argonautiche, Medea addormenta il drago.
Conosciuto nella medicina egizia e usato nei rituali funebri, nel mondo celtico sembra essere la porta di passaggio preferenziale tra il mondo magico e il mondo umano: “una pianta di confine, la dimora di fate, elfi, nani e giganti, una porta per accedere all’altro mondo e un rifugio per le anime dei morti”.7
Porta in grembo una pletora di simboli che si rifanno tutti a un nucleo centrale: l’albero simbolico della Grande Madre, asse del mondo, portatore di vita e di morte.
“Quello che sia la sua modalità vegetativa, l’albero è l’avatara della Grande Madre, essenza vitale generatrice e nutrice di tutto, e altresì essenza mortifera che tutto riassorbe e riduce in sé. Va dal cielo al mondo ctonio, ha un uccello sulla cima, una cavità nel tronco e un serpente tra le radici”.8
Nella fiaba dei Grimm, il ginepro mantiene, come substrato, tutta questa miriade di significati simbolici.
Così come “L’albero della vita è madre generatrice, albergo e feretro per il proprio figlio. È una pianta di rifugio e sopravvivenza”9 allo stesso modo il ginepro della fiaba è un albero magico, dove il piccolo protagonista può rinascere con sembianze di uccello. Per Sermonti, “il bimbo dilaniato e ricomposto sotto l’albero è un piccolo Osiris”. 10
Alcune leggende native americane, che tanto hanno in comune con la tradizione della fiaba, fanno di queste bacche un importante nutrimento per le persone.
La leggenda Hopi “Màsaw il custode” fa del ginepro il capo del Nord, uno dei quattro custodi del mondo nuovo, detto il “Quarto Mondo”.
“It’s not all beautiful and easy like previous ones. It has height and depth, heat and cold, beauty and barrenness: it has everything for you to choose from. What you choose will determinine if this time you can carry out the plan of creation on it or wheather it, in time, must be destroyed too“.11
In un’altra leggenda Navajo, i due figli gemelli della “donna che cambia” decidono di partire per conoscere il loro padre, il Sole. Affrontando e riuscendo in numerose prove, si fanno donare da lui il fulmine a zig zag e armi con armature in selce. Sono proprio questi oggetti magici, come i più classici mezzi incantati delle fiabe, a permettere loro di vincere, prendendone lo scalpo, l’enorme, spaventoso e mostruoso gigante Ye’iitsoh che, dall’inizio dei tempi, trascorre il tempo uccidendo e mangiando gli uomini.
Dopo il combattimento, dal corpo vinto del gigante si disperdono mefitici miasmi che indeboliscono i due eroi, i quali, per sopravvivere e riprendersi, trovano bacche di ginepro, il magico protettore.
Fonti:
“Fior da fiore. Novelle botaniche”, Giuseppe Sermonti (Edizioni Lindau, 2016)
“Tutte le fiabe” Jacob e Wilhelm Grimm (Newton Compton Editori. Edizione del Kindle, 2011)
“Dagli antichi erbari ai fiori di bach. Storia magica dell’erboristeria”, Alessandra Zarone (MABED – All’insegna del Sagittario, 2020)
“OGAM. Alberi, druidi e poeti”, Mila Fois (2018)
“I miti celtici”, Mila Fois (2015)
“Lu cuntu de li cunti”, a cura di Pasquale Buonomo (Gruppo Albatros, 2020)
“Le mille e una notte”, a cura di Francesco Gabrieli (Enaudi, 1997)
“Le lacrime di Mirra. Miti e luoghi dei profumi nel mondo antico”, Giuseppe Squillace (Il Mulino 2015)
“Il ramo d’oro. Studio sulla magia e la religione” James George Frazer (Bollati Bornghieri, 1964)
“Tutte le fiabe” Hans Christian Andersen (eNewton Classici 1993)
“I simboli dei celti. Il fascino magico di un popolo straordinario” Sabine Heinz (il Punto d’Incontro. 2000)
donnadipiante.com
druidgarden.wordpress.com/sacred-tree-profile-junipers-medicine-magic-mythology-and-meanings
firstpeople.us/MasawtheCaretaker-Hopi.html
fairytalereview.com
firstpeople.us/MonsterSlayerandYeiitsoh-Navajo
ginitaly.it
it.scribd.com/Dagli-antichi-erbari-ai-fiori-di-Bach-Storia-magica-dell-erboristeria
it.mydailyselfmotivation.com/10-eerie-native-american-monsters
larazzodeltempo.it
latopinadellavalleargentina.wordpress.com/il-ginepro-la-pianta-degli-eroi/
melarossa.it/ginepro/
native-languages/legends-juniper.org
pianteinviaggio.it
remediaerbe.itscaffalebasso.it
symbolsage.com
treesforlife.org.uk
Note:
1 pag. 209, da “Fior da fiore”; 2 pag.71, ivi; 3 pag. 15, ivi; 4 pag.47, ivi; 5 pag.86, ivi; 6 da symbolsage.com; 7 da donnadipiante.com; 8 pag. 94 -95, da “Fior da fiore”; 9 pag. 98, ivi; 10 pag. 97, ivi; 11 da firstpeople.us