Natura sensitiva di fiaba: la memoria, la paura e il bambù

Testo di Eleonora Diana

“Chi comanda al racconto non è la voce: è l’orecchio”
(Italo Calvino)

La memoria umana, una grande narratrice

La narrazione non è solo un’esigenza umana, ma la struttura stessa della nostra memoria. Infatti noi ricordiamo attraverso le storie: ne è un esempio la tecnica che si usa per ricordare una grande quantità di numeri, visualizzandoli come personaggi che agiscono in una narrazione.
Mentre ricordare 67.890 cifre di seguito è un Guinnes dei Primati, studiare e memorizzare testi dello stesso numero di caratteri è per molti attori una prassi quotidiana. Può anche capitare che qualcuno sappia a memoria tutta la Divina Commedia: 101.698 parole, esattamente 408.476 caratteri.
La differenza tra ricordare numeri e ricordare lettere?
Una storia alla base.
Sembra infatti che la memoria umana sia cristallizzata dalle emozioni, dal luogo in cui ci troviamo. E poi da un racconto.
“Storia, luogo, emozione sono le fondamenta dei nostri ricordi più nitidi”.1

I due intramontabili: la fiaba e la paura

Le fiabe e i racconti dell’orrore, i due intramontabili nelle narrazioni umane, sembrerebbero avere tanto in comune: mostri, bosco, strega, esperienze tremende che mettono a dura prova i protagonisti. Figli abbandonati, cannibalismo, paura, notte, fantasmi, aiutanti magici.
Entrambi affrontano, ognuno a proprio modo, gli angoli oscuri dell’esistenza umana e l’esperienza del dolore, della crescita, della fragilità, della morte.
Le due atmosfere, però, sono molto diverse.
Nella fiaba, ad esempio, gli eroi non risentono delle conseguenze psichiche delle loro esperienze drammatiche, non hanno un mondo emotivo di contorno. Non provano né meraviglia né orrore davanti al numinoso che appare loro, non esiste una temporalità che li faccia invecchiare (le principesse si risvegliano dopo cento anni ancora giovani e belle). Il magico si trova in un posto lontano, ma per raggiungerlo si cammina soltanto tre giorni e tre notti o ci si perde nel bel mezzo della foresta. Nei racconti dell’orrore, invece, le esperienze sono drammatiche, l’elemento del meraviglioso provoca stupore o paura, vive nel mondo e con il mondo, nella sua temporalità e spazialità, ma si nasconde alla vista.
Nonostante le diversità, i due intramontabili condividono, come istanza fondatrice, la necessità di confrontarsi con l’ombra.
Davanti al fuoco, di sera, quando cala la notte, l’aria cambia, il nostro mondo psichico si squarcia, pronto al nuovo linguaggio dei sogni e… al racconto di fiabe e di terrore.
Questo è il filo rosso che lega diverse tradizioni letterarie: dal Boccaccio agli aedi greci, dai trovatori medioevali alle fiabe della sera. Fiaba e paura, un’accoppiata secolare.

In Giappone, ad esempio, durante il periodo Edo, un passatempo estivo fra gli aristocratici consisteva nel riunirsi per raccontarsi storie paurose: i brividi di terrore avrebbero rinfrescato il corpo e aiutato l’animo ad affrontare la canicola.
Durante gli Hyakumonogatari kaidankai (consessi delle 100 storie di fantasmi), si accendevano 100 candele all’interno di lampade azzurre perché ricreassero un’atmosfera spettrale. Durante la notte, a turno, gli ospiti narravano di yōkai, demoni, fantasmi e altre creature soprannaturali o misteriose. Dopo ogni storia veniva spenta una candela, mentre il buio avanzava.
Non appena fosse stata spenta l’ultima, tutti i partecipanti sarebbero morti per mano di Aoandon, un’orchessa spettrale.

Il bambù

Appartenente alla famiglia delle Graminacee (Poacee), capace di crescere più di 90 centimetri al giorno (4 centimetri all’ora!), la cui fioritura – in alcune specie – è sincronizzata a livello mondiale e in un’altra specifica avviene ogni 80-120 anni, il bambù è presente nei miti di creazione delle Filippine, nel folclore indiano e vietnamita. È elisir di lunga vita in Cina, importante nella mitologia delle Hawaii e della Polinesia, dove è il fratello minore – fattosi vegetale – della divinità dei vulcani.

Ma è soprattutto nel mondo nipponico che assume un ruolo all’interno delle storie di paura e soprannaturale.
Una storia racconta di un uomo che nella notte scoprì il Gashadokuro in mezzo alla sua collezione di bambù. Un gigante mostruoso, un enorme scheletro notturno, indistruttibile, capace di rendersi invisibile, carnivoro di carne umana.
Aveva una canna di bambù infilzata nell’occhio e nonostante la paura, l’uomo decise di aiutarlo per rimuoverla, offrendogli anche una ciotola di riso. Fu così che lo yōkai, senza fargli del male, decise di raccontargli la sua storia.

Una delle più antiche storie di narrativa del Giappone, la cui trascrizione risale al X secolo, è la fiaba “Taketori monogatari”, traducibile in “Storia di un tagliatore di bambù” e oggi conosciuta anche come “Kaguya-hime, The Moon Princess”.
La fiaba racconta di un povero tagliatore di bambù che, un giorno, venne attratto da una canna luminosa. La tagliò e, al suo interno, trovò inaspettatamente una piccolissima bambina.
L’uomo decise di portarla a casa dalla moglie e di crescerla come una figlia. Da quel momento in poi, magicamente, ogni volta che il vecchio tagliatore recideva una canna di bambù, all’interno trovava una pepita d’oro.
Mentre la famiglia si arricchiva notevolmente, la bambina, che cresceva ad una velocità straordinaria, divenne una stupenda donna, dalla pelle bianchissima, che tutti chiedevano in moglie.
Cinque, e di grande levatura, i pretendenti che a lei si presentarono, ma che respinse, escogitando prove insuperabili.
Lei veniva dalla Luna e lì doveva tornare, non poteva rimanere sulla Terra. E un giorno, con il suo magico vestito di piume volò via, tornando dal suo popolo luminoso.

Non è l’unica storia giapponese in cui il bambù ospita una creatura piccolissima e non umana: succede anche nella fiaba “Takenokodōji, l’omino del germoglio di bambù”, in cui il genio del bambù realizza i desideri di un giovane apprendista bottaio e che, come la principessa, proviene dal cielo.

> Buona visione con “La Storia della Principessa Splendente” di Isao Takahata
2013 | Studio Ghibli | Netflix

Fonti:
“Le città invisibili”, Italo Calvino (Mondadori, edizione del Kindle, 2002)
“Yōkai – la parata notturna dei cento demoni”, Matthew Meyer (Nuinui, 2020)
“Fiabe Giapponesi”, a cura di Maria Teresa Orsi (Einaudi, 1998)
“La mente in poche parole” episodio “Memoria” (Netflix)
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Note:
1“La mente in poche parole” episodio “Memoria” (Netflix)

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