Natura sensitiva e i giardinieri riuniti

È arrivato il freddo!

E invece qui si parla di quando il gelo è finito. Per antitesi o semplicemente per la voglia di scaldarsi un po’, magari davanti a un libro, affondando nella più comoda poltrona. E poi via. Si legge, si parte, si viaggia.

Flashback alla fine dell’ultima glaciazione, tra i 12.000 e i 7.000 anni fa.
Piccoli gruppi di donne e uomini sopravvissuti al gelo si incamminano, si spostano, generazione dopo generazione.

Le condizioni climatiche più favorevoli aiutano questa lenta diffusione che aumenta considerevolmente i ritmi di crescita della popolazione umana. Homo sapiens diventa “cosmopolita invasivo”, raggiungendo tutti i punti della terra accessibili. Mentre i popoli si diffondono e si mescolano, sorgono i primi insediamenti stabili. E così comincia a farsi strada uno squilibrio numerico fra uomo e cibo disponibile in natura. L’uomo “inventa” la domesticazione di piante e animali, li seleziona e li modifica per i suoi scopi. Nascono l’agricoltura e l’allevamento grazie ai quali gli ecosistemi producono più di quanto avviene naturalmente. Si iniziano a coltivare piante delle quali prima ci si cibava allo stato selvatico e ad allevare gli animali che prima si cacciavano. Una grande rivoluzione, l’inizio di un’importante trasformazione che permette la sopravvivenza dell’uomo e il miglioramento delle sue condizioni.

Un impatto forte, con conseguenze sull’ambiente naturale, che riduce la biodiversità portando all’estinzione di un numero sempre maggiore di specie viventi. Migrazioni, colonizzazioni, l’intreccio delle culture, l’incontro fra i popoli portano, da un lato, alla nascita di nuovi stili di vita, dall’altra alla scomparsa di quelli antichi. “Ma non è detto che quelli che vanno perduti, o che sopravvivono faticosamente, siano meno elaborati o efficaci di quelli che si vanno affermando”.

Il pensiero

L’uomo ha fatto la sua scelta. Ce lo racconta la storia: la diversità umana è cresciuta in modo inversamente proporzionale alla biodiversità, sempre più. L’agricoltura è essenziale per nutrire il pianeta, ma può far fronte alle necessità di una popolazione in continuo aumento solo se è sostenibile: una pratica che interessa poco (o per nulla) all’agricoltura intensiva e industriale su larga scala.

Il punto

Proteggere la diversità biologica. E perché no, partendo dal nostro giardino, aprendo lo sguardo oltre i suoi confini fino ad arrivare al giardino più grande, la Terra. Tutti giardinieri? Si!

Fonte:
“Homo sapiens. Le nuove storie dell’evoluzione umana” Luigi Luca Cavalli Sforza e Telmo Pievani (Codice Edizioni, 2016)

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