Natura sensitiva e il frutto del tiglio

Firenze, seconda metà dell’Ottocento. È una giornata ventosa e il botanico Daniele Delpino passeggia lungo l’Arno.

Ad un tratto “qualcosa” gli vola accanto. In un primo momento crede sia una farfalla, poi riesce ad afferrare “l’apparecchio volante” e scopre con sorpresa di avere tra le mani un frutto di tiglio, completo di peduncolo e di brattea.
“Allora mi feci a riflettere sul gioco che poteano avere le sue parti in quel viaggio aereo e rimasi colpito dalla semplicità e perfezione di quel piccolo apparecchio areonautico, che per la ben calcolata proporzione dei suoi elementi sono persuaso farebbe la meraviglia di un matematico.”

Delpino osserva, scopre, studia gli ingegnosi ed essenziali sistemi che la natura inventa e adotta per la sua sopravvivenza: la difesa, la riproduzione, la dispersione dei semi, la vita sociale.

Tra i più importanti botanici dell’Ottocento, Delpino è il fondatore della “biologia vegetale”, un ramo della scienza naturale rivolto allo studio della vita vegetale in relazione all’ambiente.

“Si sollevi il velo dell’apparente immobilità e insensibilità delle piante, e sotto esso si ravviserà (…) una serie di fenomeni curiosissimi, i quali rivaleggiano per numero, per varietà, per genio e per efficacia con quelli presentati dagli esseri del regno animale.”

Per il botanico le piante sono in grado di reagire all’ambiente e di mostrare dei veri e propri comportamenti. Sua, ad esempio, l’importante scoperta della collaborazione fra piante e formiche.

Delpino si impegnò affinché le piante venissero riconosciute come esseri dotati di intelligenza, dimostrandosi un precursore dei tempi. Il fatto che abbia scritto le sue ricerche, studi e scoperte esclusivamente in italiano, purtroppo non ha permesso a molti studiosi di avvicinarsi alla sua opera.

Osservare con curiosità il mondo vegetale, non solo per la bellezza che regala…

Fonte:
“Uomini che amano le piante. Storie di scienziati del mondo vegetale” di Stefano Mancuso (Giunti Editore)

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