Natura sensitiva e la Fonte dei Nani

Testo di Eleonora Diana

Questa è la storia di Berta, bellissima e capricciosa, di Hans, del suo gatto parlante Peter e della misteriosa Acqua della Vita della Fonte dei Nani.

C’era una volta un borgo ai piedi delle montagne, che aveva come borgomastro il padre di Berta. Lei bellissima e volubile, era ammirata da tutti e in particolare da Hans, figlio del mugnaio del villaggio. Mentre lavorava, lui contemplava Berta e la sua bellezza.
«Non è per te, non è per te» ripeteva il suo gatto parlante Peter. Hans non lo ascoltava perché troppo affascinato dallo splendore di Berta, che purtroppo non era davvero per lui e che, infatti, non lo considerava.

Finché un giorno il gatto Peter, in cerca di topolini, giunse alla finestra di Berta. Scoprì allora che lei di soppiatto spiava il mulino e Hans.
Vedendo il gatto, Berta si allungò ad accarezzarlo, sospirando «Ah, sei il gatto di Hans! Salutalo a mio nome!». Berta non sapeva che Peter fosse un gatto parlante e che, sbigottito, non avrebbe aspettato un minuto a riportare, per filo e per segno al suo padrone, i sospiri di Berta.

Non appena saputo il tutto e ringalluzzito dal presunto sentimento corrisposto, Hans si fiondò da Berta vestito di tutto punto, ma, ahimè, la reazione della ragazza non fu esattamente quella che lui si aspettava.
«Che vuoi da me, misero mugnaio? Io ho rifiutato i migliori partiti del paese e non posso certo andare ad abitare in un vecchio mulino».
Hans era senza parole e lo stesso gatto Peter rimase ammutolito alla reazione infastidita di Berta, che aggiunse:
«Vediamo se hai coraggio! Se proprio mi ami, devi portarmi l’acqua della Fonte dei Nani, l’Acqua della Vita. Quella che sgorga lassù in cima alle rocce!».

Hans trasalì dalla paura: si raccontava infatti che il re dei Nani avrebbe ucciso chiunque avesse osato rubare al suo popolo anche solo una goccia di quell’acqua magica.
Il re dei nani era anche l’assoluto signore delle montagne. A un suo comando cadevano slavine, a una sua richiesta i sassi si tramutavano in zaffiri e smeraldi. Il suo volere comandava la comparsa o scomparsa di qualsiasi sorgente.
Hans non avrebbe mai voluto rubare a un sovrano così pericoloso, ma l’amore è fatto così: eroico, incosciente e spavaldo.

É così che Hans decise di racimolare tutto il coraggio che aveva in corpo e partire alla ricerca della Fonte dei Nani.
A ogni suo passo cadevano sassi e slavine, un enorme corvo si avvicinò a lui gracchiando: «Torna indietro o morirai».
Hans tuttavia continuava imperterrito.
E poi eccola là, la magica fonte, oro dei Nani.
Fonte non era, ma acqua sì, cristallina e fulgida.
Hans prese la brocca.
Allungò la mano.
Trattenne il fiato e…
Capì che acqua non era. Era cristallo!
Allora, perseverante, prese un sasso e lo scagliò sulla superficie annunciando: «Non è per la vita, ma per la morte che prendo l’acqua, perché l’amore che porto sarà la mia morte».  

A queste parole, il lago di cristallo scomparve per lasciar posto a una miriade di piccole stelle alpine.
Hans ne raccolse alcune in tutta fretta, mente la schiera di Nani gli si lanciò addosso urlandogli «Hai rubato il nostro tesoro, morirai!».
E lo gettarono nello strapiombo.

Mentre la mattina seguente Hans si svegliava sulle rocce, il gatto Peter era sconcertato perché la bella Edelweiss, il fiore che Hans era riuscito a tenere tra le mani cadendo, era veramente il fiore della vita e della morte, e lo aveva graziato.

E Berta?
Hans non ne volle più sapere. Sposò infatti un’altra donna più semplice e meno capricciosa di lei.

É nelle valli ladine (Dolomiti, Alto Adige) che si racconta questa fiaba sulla stella alpina (Leontopodium alpinum), forse ispirata dall’eroismo del suo vivere e fiorire tra vette inaccessibili e scoscese.
State attenti quando pensate di rubare una stella alpina alle montagne. Per il vostro furto, potreste imbattervi nel Re dei Nani e nel suo esercito furibondo.

Il testo è una rivisitazione della fiaba raccontata in:
“Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante” Alfredo Cattabiani (Oscar Mondadori, 2016)

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