Natura sensitiva e la verdezza

“O verdezza nobilissima che hai radici nel sole,
e in candida serenità riluci
nella ruota
che nessuna altezza terrena
contiene.
Tu sei circondata dall’amplesso dei divini misteri.
Risplendi come la rossa aurora
e ardi come la fiamma del sole”

(Ildegarda di Bingen, Symphonia harmoniae celestium revelationum)

Badessa benedettina nel monastero di Rupertsberg, in Germania, Ildegarda di Bingen (1098-1179) dedica la sua vita allo studio e alla meditazione, svolgendo inoltre un’attività politica a sostegno del papato contro l’impero e contro le eresie, per l’unità della Chiesa di Roma. È consigliera spirituale di sovrani, imperatori, nobili, vescovi. Scienziata, pittrice e poetessa, compositrice musicale, esponente di spicco della filosofia profetica medievale. Coltiva studi di medicina e di botanica, applicandoli poi per curare.

Ildegarda crede nella corrispondenza del macrocosmo (firmamento, acque, venti) con il microcosmo (nel corpo umano gli occhi sono le stelle, il sangue le acque, le vene i fiumi, il respiro i venti, …), quindi nell’influenza dell’universo sulla Terra e sugli esseri viventi che la abitano. E per lei è la musica ad unire Terra e cielo, che compone in armonia cosmo e natura, gli esseri viventi con la natura, il corpo e l’anima dell’essere umano.

Nelle sue visioni la natura, il susseguirsi delle stagioni, nei suoi dipinti scene con alberi spogli o fioriti, in cui una particolare cura dei colori racconta conoscenza e amore verso il regno vegetale.

Numerosi i suoi scritti, fra cui quelli profetici e l’opera Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum (sugli aspetti sottili della natura diversa delle creature), che viene poi divisa in due parti: Causae et curae dove le conoscenze fisiologiche e mediche relative al corpo umano sono connesse ai principi cosmologici, e l’enciclopedia naturalistica Physica. In quest’ultima, l’interesse per mitologie e simboli convive con una minuziosa descrizione di elementi naturali, alberi, piante, pietre, animali, metalli, … e delle loro virtù curative.
Non una semplice catalogazione, in quanto per Ildegarda ogni creatura nel mondo ha una propria collocazione ben definita e una propria utilità.
Importante anche l’influsso che gli astri possono avere su erbe e piante nelle diverse fasi vegetative, determinandone una maggiore o minore efficacia curativa. Caratteristiche che mostrano una visione aperta, allargata, uno studio di testi eterogenei, forse anche un interesse per i principi della scienza alchemica e un’esperienza pratica acquisita nell’orto dei semplici.

E un’emblematica parola ricorre spesso nelle sue opere: viriditas. Un termine latino difficilmente traducibile per una corrispondenza corretta e che ne sappia trasmettere la ricchezza semantica. Letteralmente significa “la qualità di ciò che è verde” o “verdezza”, ma anche “vigore”, “fertilità”, “energia vitale”. La viriditas è l’impulso di tutto ciò che è vivo, che germoglia.

Nella viriditas risiede così il fondamento della visione ildegardiana, che considera l’uomo nella sua integrità e nello stato di equilibrio con la natura. Ecco le forti risonanze con la medicina delle antiche civiltà del Mediterraneo, legata al culto degli alberi sacri e delle divinità della vegetazione. Il potere del colore verde è così simbolo benefico di energia e salute, una sorta di riserva a cui l’essere umano può attingere attraverso un contatto “terapeutico” con la natura. Una visione dell’individuo “ecologica”, che racconta un rapporto di sintonia tra la componente fisica, psichica e spirituale, un armonico senso di appartenenza all’ordine cosmico.

La visione di una “sinfonia” perfetta fra Natura Uomo Cosmo.

Fonti:
Url.it
Abocamuseum.it

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