Natura sensitiva e l’Artico

Testo di Eleonora Diana

Siamo Giardamanti e la passione per la Natura è nel nostro DNA.
Quindi non possiamo, e soprattutto non vogliamo, rimanere indifferenti agli effetti che i cambiamenti climatici hanno sulla vegetazione.
Cambiamenti che, non solo rendono molti territori più aridi, comportando serie difficoltà alla crescita delle piante, ma, paradossalmente, anche un anormale aumento dell’altezza.

Secondo una ricerca che ha coinvolto 130 scienziati, infatti, la vegetazione autoctona nella tundra dell’Artico sta diventando più alta.
Il suo paesaggio, abitato da centinaia di specie di arbusti bassi, erbe e altre piante che giocano un ruolo fondamentale nel ciclo del carbonio e nel bilancio energetico, sta cambiando.

“Quantificare il legame tra ambiente e caratteristiche vegetali è fondamentale per comprendere le conseguenze dei cambiamenti climatici, ma tale ricerca si è raramente estesa nell’emisfero settentrionale, sede degli ecosistemi della tundra più fredda del pianeta. Questa è la prima volta che viene condotto uno studio su scala biometrica per raggiungere la radice del ruolo critico che le piante svolgono in questa parte del pianeta che si sta rapidamente riscaldando”.

Oltre ad un maggiore sviluppo in altezza delle piante, i ricercatori hanno anche notato che alcune specie dell’area settentrionale si stanno spostando verso le zone più meridionali, come nel caso del paleo odoroso (Anthoxanthum odoratum), che ora appare anche in alcune regioni in Islanda e in Svezia.

Il permafrost sotto le latitudini settentrionali contiene dal 30 al 50% del carbonio del suolo mondiale: le piante più alte intrappolano più neve, che isola il suolo sottostante e impedisce che si congeli altrettanto rapidamente in inverno. Un aumento delle piante più alte potrebbe accelerare lo scongelamento di questa banca di carbonio congelato e portare ad un aumento del rilascio di gas serra.

Lo studio è stato condotto, tra gli altri, da Isla Myers-Smith della School of Geosciences dell’Università di Edimburgo e da Anne Bjorkman del Centro di ricerca sulla biodiversità e il clima di Senckenberg (BiK-F) di Francoforte, secondo la quale questi rapidi cambiamenti, causati sostanzialmente dal riscaldamento globale, avranno conseguenze notevoli sul sostentamento e in generale sul funzionamento di questo vasto delicato ecosistema.

Fonti:
notiziescientifiche.it
ed.ac.uk

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