Natura sensitiva e l’esotico nelle città

Oggi. 21.11.2016. Buona Giornata Nazionale dell’Albero!

“Sono pienamente convinto che le specie non siano immutabili; ma che tutte quelle che appartengono a ciò che chiamasi lo stesso genere, sono la posterità diretta di qualche altra specie generalmente estinta”.
(Charles Robert Darwin)

La vita inizia per commistione, per contaminazione. Se non ci fosse stata l’unione dell’eterogeneo, la mescolanza del diverso, non ci sarebbe stata nessuna evoluzione, nessuna capacità di adattamento alle situazioni che la realtà, in cambiamento continuo, propone.

Questo pensiero è lo spunto e l’invito per fare luce sul dibattito in merito alla scelta delle piante “native o esotiche” nell’ambiente urbano.

L’inserimento di elementi naturali “esotici” non ha nulla di irrispettoso nei confronti delle piante autoctone. In primis la parola: esotico deriva dal greco e, etimologicamente parlando, indica ciò che viene da fuori. Quindi il riferimento è a qualsiasi cosa che proviene o che è importata da altre regioni, non necessariamente calde e/o equatoriali. È importante quindi andare oltre la diffusa semplificazione: nativo “buono”, esotico “cattivo”.

Ovviamente è indispensabile considerare ogni situazione nella sua specificità, in quanto la stessa vegetazione urbana nasce da una somma di varianti da considerare caso per caso: alcune aree verdi sono innesti umani nel tessuto cittadino, altre ancora sono zone residuali dove la natura ha riconquistato spazio o inglobamenti di aree rurali e naturali preesistenti.

Esaminando caso per caso, con buonsenso e conoscenza dei luoghi, si possono creare nuovi ecosistemi collaborativi e vitali.

Fonte:
aboutsplants.eu
“Native o esotiche? Un dibattito ampio e spesso inutile”
di Francesco Ferrini
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