Testo di Eleonora Diana
Puntata 1
“Sotto la loro patina esotica, tutti i fiori delle orchidee sono concepiti per incoraggiare gli animali mobili a creare un contatto fisico, a infilarsi dentro, raccogliere il polline”.
(Richard Mabey)
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É furba. Mette in atto meccanismi “diabolici”. Per i propri impollinatori, ha un erotico allure da femme fatale.
Chi può essere se non la reginetta della seduzione e del trucco, Miss Orchidea?
La mimesi tentatrice
Senza voler incastonare la vita vegetale in schemi e visioni prettamente antropocentriche, possiamo ormai dare per assodato, dopo scoperte come quelle di Stefano Mancuso sull’intelligenza vegetale, che le piante applicano tecniche diverse e più o meno “oneste” nei confronti dell’habitat in cui vivono.
Se il fagiolo virtuoso ripaga i proprio impollinatori con sostanze zuccherine che richiedono alla pianta uno sforzo, così molte orchidee sono famose per mettere in atto veri e propri trucchi.
Alcune copiano infatti le femmine delle specie dei propri impollinatori, diventando così furbe sex bomb.
Una delle più famose e citate è l’Ophrys apifera: i suoi fiori copiano talmente bene (forma, consistenza dei tessuti, peluria in superfice, “profumi” e feromoni) la femmina dell’ impollinatore, da spingere il maschio a preferire spesso il fiore alla femmina stessa in calore e a disposizione.
Mentre il maschio è alle prese con l’accoppiamento fittizio… tac, un meccanismo a scatto gli incolla letteralmente il polline addosso, da portare in giro per ore, o addirittura giorni, in tutto il circondario.
Questo è, generalmente, il comportamento di tutte le Ophrys.
La Drakaea, l’orchidea martello, ha un rapporto privilegiato con le vespe tinnidi: anche qui l’esca è la copia della femmina della specie. Diversamente dalle Ophrys, però, quando il maschio le si posa addosso, attratto dalla finta femmina, viene intrappolato e letteralmente sbattuto più volte all’altra estremità del fiore, dove si trova ovviamente il polline.
Un’ impollinazione fraudolenta
Sembra che un terzo delle orchidee usi tecniche truffaldine o cooperative-aggressive per assicurarsi un futuro.
Le messicane orchidee secchio producono sostanze usate dal maschio del loro impollinatore specializzato – l’ape euglossina – per attirare, con profumi sessuali, la femmina della propria specie. Più che un collaboratore, il maschio dell’ape sembra una vittima: l’orchidea, infatti, usa autentiche “trappole”. Attirato dalle cere profumate, vera e propria attrazione sessuale, l’impollinatore si appoggia al bordo dell’orchidea; da qui scivola, in una caduta vertiginosa, dentro il secchio, colmo di liquido incolore. La via di fuga è un minuscolo tunnel della sua misura e rappresenta un passaggio obbligato. Per raggiungerlo usa una «pietra da guado»1 . La strettoia tuttavia, appena entra, si restringe, immobilizzandolo: in quel momento l’orchidea gli incolla il polline addosso attraverso delle ganascine e non lo lascia libero finchè il collante non si asciuga. Ricoperto di polline, può partire alla ricerca di altre destinazioni profumate e voilà, un’altra orchidea secchio è pronta ad attenderlo, questa volta per rubargli il polline che trasporta. Non sembra il percorso di un collaboratore, ma un vero e proprio calvario.
La Brassia o orchidea ragno ha scelto un impollinatore particolare: una vespa solitaria – pompilide – che depone le proprie uova su un ragno. Alla schiusa, le larve si cibano dell’aracnide vivo e per farlo, in vero stile Alien, gli iniettano preventivamente un veleno immobilizzante.
Assomigliando al povero malcapitato, le orchidee ragno attirano così con allettanti promesse la vespa che, nel momento in cui attiva il veleno, viene impregnata di polline.
Bulbophyllum nocturnum fiorisce di notte e attira i moscerini notturni, lasciando pendere tentacoli dalla consistenza (probabilmente anche l’odore) simile a quella dei funghi della zona, di cui i moscerini si nutrono.
Paphiopedilum sanderianum assomiglia a una scarpa, cosa che la inserisce nel gruppo delle orchidee pantofole insieme alla bella scarpetta di Venere, la Cypripedium calceolus.
Ha lunghi lunghi petali – fino a un metro e mezzo – che funzionano come esca per gli insetti impollinatori.
Catasetum denticulatum nemmeno si sforza di porporre un esca con il nettare: quando un’ape le si posa sopra, scocca dall’alto una minuscola freccia di polline che le si appiccica addosso con una speciale colla ad asciugatura rapida.
I loro semi sono invisibili, come polvere di stelle, come una magia sussurrata. Alcuni pesano un decimilionesimo di grammo, sicuramente per poter essere trasportati, ma forse anche per non essere percepiti. Per poterli tenere vitali, le piantine, nei primi anni di vita, vivono come parassiti sfruttando determinati funghi.
Non tutte le orchidee sono uguali
Siamo intellettualmente onesti, non tutte le orchidee si comportano così.
Hanno sviluppato con i propri insetti impollinatori rapporti unici e irripetibili, in un sistema di coevoluzione che affascina la scienza da molto tempo.
Un esempio? L’orchidea cometa del Madagascar.
Con un nettario spropositato, mise in luce la genialità di Darwin che intuì l’esistenza di un insetto impollinatore mai visto fino ad allora, specifico del fiore:
“Ma nel Madagascar devono esistere farfalle notturne, la di cui proboscide può essere allungata fino a dieci o undici pollici! Questa mia idea è stata messa in ridicolo da alcuni entomologi”.2
Siamo irresistibilmente attratti da chi
ci creerà i problemi che ci servono
per la nostra evoluzione personale.
(Alejandro Jodorowsky)
Note
1 pag. 72, da “Il più grande spettacolo della Terra”
2 posizione 632, da “La vita segreta dei semi”
Bibliografia
“Il più grande spettacolo del mondo” Richard Mabey (Ponte alle Grazie. Edizione del Kindle, 2015)
“La vita segreta dei semi” Jonathan Silvertown (Bollati Boringhieri. Edizione del Kindle, 2009)
“Verde brillante” Stefano Mancuso (Giunti, 2013)
“Il più grande spettacolo della Terra” Richard Dawkins (Mondadori, 2009)
Sitografia
biopills.net
pianteamiche.com
lameladinewton-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it