Puntata 1
(…)
Tutta di verde mi voglio vestire,
tutta di verde per santo Giovanni
(…)
(Gabriele D’Annunzio, La Figlia di Iorio)
Green’s the colour of the sparklin’ corn
(…)
In the mornin’ when we rise.
That’s the time, that’s the time
I love the best.
(Philip Leitch, “Donovan”, Colours)
Le due citazioni d’apertura tanto lontane nel tempo quanto nello spirito, vogliono introdurre l’argomento. Potremmo, in alternativa, citare il mondo dell’arte che presenta il verde tanto sul manto delle madonne medievali quanto sul vestito della “Ragazza in verde” di Tamara de Lempicka.
E potrebbero essere molte altre le citazioni a supporto di come questo colore abbia nel tempo assunto per noi umani valenze e significati simbolici che, se ben esaminati, riconducono alla natura, al suo rinascere primaverile, al rinverdire. E non dobbiamo dimenticare che noi, primati, gustiamo una croccante insalata perché arriviamo in un mondo dove l’associazione vegetale-verde-cibo era già consolidata da milioni di anni.
Oggi facendo una piacevole passeggiata in un bosco o in un giardino osserviamo che siamo circondati dal colore verde e, nella giusta stagione, la nostra attenzione è attirata dalle mille forme e dai colori sgargianti dei fiori.
Ma vi fu un tempo in cui non vi erano fiori sulla Terra. Anzi, arretrando in un passato ancora più lontano non avremmo visto alcunché di verde sulle terre emerse e ancora più indietro nulla di verde in assoluto.
Il nostro pianeta è molto vecchio, almeno in termini umani, la sua origine è infatti collocata attorno ai 4,6 miliardi di anni fa e quello che ci circonda è il risultato dell’evoluzione di forme vegetali che iniziarono timidamente ad affermarsi nel corso di un lontanissimo passato, attorno ai 3,5 miliardi di anni fa.
Ma perché il verde? La risposta va cercata nelle caratteristiche del nostro sole e del tipo di luce che emette, in quelle della nostra atmosfera e dei suoi cambiamenti e in quei microrganismi in grado di produrre in modo autonomo le sostanze nutrienti necessarie alla vita o, in altre parole, fotosintetici, che utilizzavano diversi pigmenti ed in particolare i vari tipi di clorofilla. La sua presenza consente di trasformare acqua e anidride carbonica in zucchero con liberazione di ossigeno nell’aria. Questa modalità si è dimostrata così valida da essere tuttora presente nel mondo vegetale.
Noi conosciamo quanto avvenuto in tempi così lontani perché nella crosta del pianeta le rocce sedimentarie spesso racchiudono le testimonianze degli organismi che sono vissuti al momento del formarsi della roccia stessa. Gli infiniti granuli che in un fiume in piena rendono limacciosa l’acqua, alla diminuzione dell’energia e della velocità, tendono a depositarsi in un’ansa tranquilla, in un lago, alla foce o sul fondo dei mari o degli oceani. I sedimenti ricoprono i resti degli organismi morti e così tanto animali che vegetali vengono ricoperti di fango che il tempo con un complesso fenomeno detto diagenesi, trasforma in roccia. Se nel lento scorrere dei milioni di anni non succedono accidenti geologici che ne causano la distruzione, le rocce così formate mantengono le loro caratteristiche e soprattutto il contenuto di fossili ossia dei resti, o delle sole tracce di vita, degli organismi.
Prima di raccontare le forme più antiche ritrovate nei sedimenti una breve parentesi, fondamentale però, per proseguire il racconto. Quello che nell’immaginario collettivo è il mondo delle “piante”, per i botanici è organizzato in:
Monera: batteri e alghe azzurre
Fungi: vegetali privi di clorofilla
Protista: un complesso di forme uni o pluricellulari acquatiche note come alghe
Plantae: con due importanti gruppi le Briofite e le Tracheofite o piante vascolari, costituiscono la parte più osservata e conosciuta dal vasto pubblico del verde che ci circonda.
Tornando alle testimonianze, i materiali più antichi sono dei calcari noti come Stromatoliti, dal greco tappeto e pietra, risultato dell’attività di batteri e alghe. Presenti ancora oggi nei mari tropicali in prossimità della costa, hanno l’aspetto colonnare o mammellonare. Se viste in sezione presentano un’alternanza di strati chiari e scuri legati ai ritmi giorno-notte e quindi a maggior o minor attività di questi microrganismi. Note da tempo, sono state trovate, secondo Nature di settembre 2016, nella regione Inua in Groenlandia le forme ad oggi più antiche. Risalgono infatti a 3,7 miliardi di anni fa. Un ulteriore passo indietro a evidenziare che la vita sulla Terra è molto antica e secondo alcuni studiosi potrebbe anche risalire a 4 miliardi di anni fa.
Le prossime “puntate” racconteranno dell’affermarsi della flora sulle terre emerse, della comparsa dei fiori e delle origini di quanto oggi ci circonda con la nascita dei generi e delle famiglie e dei delle piante attuali.
Daniele Ormezzano
Conservatore Responsabile delle Collezioni Paleontologiche presso il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino