Testo di Davide La Salvia | Water Nursery
Filosofo della natura di “La Compagnia dei Pensatori”
Latina
waternursery.it
“Non viviamo un’epoca di cambiamento, quanto un cambiamento d’epoca”.
(Papa Francesco)
Quello di Orticolario 2023 è un tema molto attuale, ma estremamente complesso per le infinite sfaccettature, implicazioni e declinazioni.
Tutta colpa di…
L’acqua è vita e dove è nata la vita, così come il nostro corpo è composto in gran parte di acqua. È quindi un elemento che fa parte della nostra quintessenza.
Di contro, vediamo sempre più spesso che la sua mancanza o il suo eccesso può provocare disastri, morti o carestie in vaste parti del pianeta.
La colpa, come sentiamo affermare quotidianamente, è del cambiamento climatico e delle azioni sconsiderate dell’uomo.
Ma è tutto vero? Tutto corretto?
I cambiamenti climatici e il tempo che scorre
Il clima sta cambiando e si verificano alcune manifestazioni della natura estremante forti e disastrose: alluvioni, mareggiate, trombe d’aria, valanghe.
Come mai è così “arrabbiata”, tanto da manifestarsi in tutta la sua potenza distruttiva?
Dimentichiamo spesso che, per quanto possa essere lunga la vita di un uomo, non è nemmeno paragonabile ai tempi della natura e dell’Universo. Pensiamo ad esempio agli alberi millenari o, ancor di più, ai tempi geologici.
Gli eventi vanno quindi osservati anche per ciò che storicamente è già avvenuto.
È risaputo che nella lingua danese Groenlandia significa “terra verde”, dove un tempo si coltivava la vite, così come in diverse epoche geologiche, nella terra in cui vivo (il Circeo), si sono alternate glaciazioni a periodi di grande caldo. Qui, infatti, sono stati ritrovati resti di iene, leoni, mammut, …
In sintesi, da quando è sulla Terra, l’uomo si è sempre dovuto confrontare con i cambiamenti climatici. Il fatto che sia ancora vivo e vegeto, lascia pensare che le difficoltà siano state il volano di cambiamenti e non sempre in senso negativo.
I cambiamenti climatici, quindi, non sono nuovi, come non sono nuove le teorie dei “verdi profeti di sventura”.
Nei secoli si sono susseguiti teorici con il pensiero di una Terra sovrappopolata, che non avrebbe potuto sfamare tutti. Da qui la teoria di una decrescita felice e di un ritorno alla natura.
Ma le cose non sono così scontate e semplici.
Le buone azioni
L’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e conoscenze sempre più ampie, hanno portato all’aumento esponenziale della rendita per un ettaro di terra, consentendo di sfamare molte più persone.
L’applicazione delle biotecnologie, e in alcuni casi degli OGM, ha portato diversi vantaggi, anche la salvezza di alcune nostre tipicità, come, ad esempio, del pomodoro San Marzano.
Qual è l’orizzonte che non va mai perso di vista?
Una delle mie linee guida nella vita da appassionato e studioso della natura, è la famosa frase di Albert Einstein: “Tutto quello che puoi immaginare, la natura l’ha già creato”.
Nel concreto: la natura va osservata, capita e, per una crescita del sapere, va fatto tesoro di tutta l’esperienza, i successi e gli errori dei nostri avi.
Oggi, le case farmaceutiche, vedendo che molti medicinali sono meno efficaci e che spesso provocano più effetti collaterali che vantaggi, sono sempre più orientate all’utilizzo/sperimentazione di fitorimedi. La natura ha già tutto quello che ci serve, ma purtroppo siamo spesso diventati analfabeti di ritorno.
Nella gestione dell’acqua
Immergendoci nuovamente nell’acqua, possiamo affermare che, nella maggior parte dei casi, le problematiche (e non solo per questo prezioso elemento) sono da imputare alla cattiva gestione e, in misura minore, alla mancanza in sé.
Un esempio. In vivaio abbiamo degli invasi per la raccolta di acqua piovana: nelle annate cosiddette siccitose, abbiamo potuto constatare che i mm di pioggia caduti sono stati sicuramente adeguati.
Se quindi l’acqua c’è stata, perché ci troviamo ad affrontare sia la siccità, sia le alluvioni? Molto semplicemente per una gestione pessima o nulla.
Un tempo, vicino ai fiumi, venivano lasciati degli invasi di espansione che, in caso di alluvioni, si allagavano per far defluire successivamente l‘acqua.
L’eliminazione della maggior parte dei sistemi idraulici antichi e moderni, delle frange frangivento e la costruzione di edifici nelle zone di rispetto, hanno creato quelle situazioni di dissesto idrogeologico in cui puntualmente ci ritroviamo.
Mappe del territorio e criticità esistono e sono censite, come esistono i fondi per interventi di prevenzione, ma quasi sempre inutilizzati.
Perché? Perché purtroppo si opera sempre e solo dopo, senza investire nella prevenzione e nel recupero del territorio.
In giardino
Da anni parlo del Rain garden, degli invasi invisibili di semplicissima costruzione (può essere il fondo di un giardino), utilizzati in molte città del mondo.
In Italia se ne inizia timidamente a parlare, ma senza realizzarli.
Perché? Perché il nuovo spaventa, un “nuovo” che, in questo caso, risale a 3000 anni fa.
Sotto la pioggia e in mezzo al deserto
Ritorniamo in acqua e nella sua gestione: sappiamo bene che in Italia la pioggia cade spesso copiosa in diversi momenti dell’anno, a differenza di Paesi come Giordania e soprattutto Israele, dove invece accade molto raramente. Qui ogni goccia è preziosa e per questo si cerca di preservarla e utilizzarla con molta parsimonia.
Ecco allora che nel deserto vengono realizzati invasi per la raccolta dell’acqua piovana, si pratica l’irrigazione a goccia per dare alle piante la possibilità di assorbire, insieme all’utilizzo di sonde nel terreno per una fornitura equilibrata, solo se necessaria.
Crisi energetica ed energie alternative
Con la premessa che in Italia esistono giacimenti di gas e petrolio, sono scelte prettamente politiche quelle che portano a non utilizzarli (nonostante da uno stesso giacimento attingano i nostri vicini).
Ci sono energie pulite ed economiche, come ad esempio il geotermico, a cui ci stiamo riaffacciando in questo ultimo periodo. La strada è ancora lunga, nonostante il percorso, seppur in una zona molto limitata del territorio nazionale, sia iniziato più di duecento anni fa.
In molti casi e a costi irrisori, basterebbero pochi tubi nel terreno del giardino per avere acqua calda senza gas, senza petrolio, senza carbone.
In viaggio verso soluzioni tra sole e vento
Torniamo in Israele per scoprire (e stupirsi positivamente) che nelle case si ottiene acqua calda attraverso boiler riscaldati dal sole.
Ci dirigiamo poi in Germania, che gode invece di poco sole, per vedere quanto sia piena di pannelli fotovoltaici, mentre nel nord battuto dai venti, ai confini con la Danimarca, il paesaggio sia disseminato di pale eoliche, senza disturbarne il genius loci.
Previsioni
Qualche anno fa, un amico dirigente di importanti società private e pubbliche del settore energetico, mi disse: “caro Davide, le prossime guerre non saranno per il petrolio, ma per acqua ed energia. Chi ha in mano ‘queste cose’, è padrone del mondo”.
Credo proprio che avesse ragione.