Testo di Eleonora Diana
“Un poeta persiano dell’anno 1000 ci dà un consiglio: se hai due monete, con l’uno compra pane per la tua fame, con l’altra una rosa per il tuo spirito”.1
Sargon il Grande, re dei Sumeri, portò le rose in Egitto. Si trovano poi a Babilonia nei giardini pensili di Semiramide, a Cnosso, nel palazzo di Minosse, come narrano i dipinti.
Arrivano dalla Persia, si dice, passando per la Grecia e la Macedonia.
Fossili nell’Oregon e in Colorado le datano a trentasette milioni di anni fa, molto prima della comparsa dell’uomo.
Era il fiore per eccellenza nella romanità: Iacere in rosa è ostentazione di lusso, perchè in pochi possono permettersi i petali del bel fiore su letti e triclivi, come Cleopatra sulle sue rinomate alcove.
I patrizi romani ne mangiavano i petali, all’interno di piatti elaborati, come fossero leccornie o ne aggiungevano al vino per aromatizzarlo.
Le più profumate erano di Cirene, crescevano anche d’inverno a Cartagena, a Mileto nascevano le tardive e le precoci in Campania.
Poi c’era quella di Paestum, rossa, che fioriva due volte all’anno.
Un’isola, infine, ne porta il nome. Rodi, “Isola delle rose”.
Ecate e Afrodite. Il sýmbolon
É l’emblema di numerose divinità femminili: della dea Iside, secondo Cattabiani, uno dei tanti nomi con cui si venerava la grande madre mediterranea, di Afrodite, erede anch’essa della grande madre. É di rosa l’olio profumato con cui la dea greca bagna il corpo di Ettore per preservarlo dopo la morte.
Anche Ecate è adornata di rose. Divinità infera e psicopompa, regina dei demoni malvagi, delle streghe, della luna, degli spiriti e della morte, invocata nei riti di magia nera all’incrocio di tre strade, capace di concedere a qualsiasi mortale quello che più desidera, è la divinità contraltare di Afrodite, una il simbolo dell’altra.
Il sýmbolon nel mondo antico era un oggetto (amuleto, un anello, un dado, …) diviso in due che prima o poi avrebbe dovuto essere riunito. Afrodite ed Ecate, amore e morte. Una rosa per entrambe.
Non è un caso che molti simboli della bella dea dell’amore siano condivisi con il mondo dell’Aldilà (melograno, rosa, viola, …).
Gli antichi riti funebri in memoria dei morti si chiamavano Rosalia, durante i quali le si deponeva sulle tombe.
Questo legame preferenziale con il femminino lo ha reso per antonomasia il fiore del femminile. Della femminilità, fisica e spirituale, ne fa segreto e mistero, e i suoi petali si chiudono vergognosi sul centro, cuore gentile e seducente.
Il segreto. Sub rosa
Con il suo moto concentrico non solo rappresenta il femminile, ma anche il segreto e la ruota del ciclo vita-morte-vita, che diventano l’Uno da cui tutto ha origine.
La rosa è coppa e femmina, accoglimento alla vita, capace di conservarne l’eterno ritorno.
Attraverso un percorso culturale molto lungo, passando ad esempio dai Pitagorici, Apuleio, i simboli alchemici ed ermetici, la rosa diventa l’emblema del segreto.
Nel pratico, le si appendeva al soffitto delle locande o le si arrotolava in ghirlande intorno ai boccali traboccanti per ricordare agli avventori di non spifferare il giorno successivo i segreti rivelati sub rosa (“sotto la rosa”).
Le si trova, con Vicino Orsini, nel Sacro Bosco di Bomarzo, mentre rose venivano scolpite nei confessionali e nelle decorazioni delle sale riservate agli affari di Stato.
Non è tutto qui.
Storie di grandi amori ne segnano la vita.
Mentre Marie Joseph Rose Tascher de La Pagerie, detta anche Giuseppina Bonaparte, compra Malmaison, ci sono rose cinesi, rose di Alcatraz, rose degli English Gardens…
Tutte storie dietro le foglie raccontate da Anna Peyron in “Il romanzo della rosa”.
Note:
1 pag. 15 “Ogni rosa è una persona” di Ernesto Ferrero da “Il romanzo della rosa”
Fonti:
“Il romanzo della rosa” Anna Peyron (ADD Editore, 2020)
“I miti greci” Robert Graves (Longanesi, edizione digitale 2014)
“Rosa. Storia culturale di un fiore” Claudia Gualdana (Marietti, edizione digitale, 2019)
“Florario. Miti, leggende e simboli di fiori e piante” Alfredo Cattabiani (Oscar Mondadori, 2016)
“Alchimia e mistica. Segni e meraviglie” Alexander Roob (Taschen)