Lungo le coste della Sicilia
Immersi in un paesaggio surreale come nell’indimenticabile pellicola “Fog” di John Carpenter, siamo avvolti da una fitta nebbia che sopraggiunge la sera, aleggia per tutta la notte fino a dissolversi al sorgere del sole.
È la lupa di mare, un fenomeno così particolare, che persino le origini del nome si legano al mito e alla leggenda.
Si racconta che il nome sia collegato al suono che le navi emettono per segnalare la loro presenza e che rimanda all’ululato del lupo, tempo fa emesso da una conchiglia chiamata brogna.
Altre storie della tradizione legano il nome alla vita di mare e alle abitudini dei pescatori, ma è la leggenda della ninfa Scilla, ambientata tra le acque dello Stretto di Messina, a tuffarci nel mito, esattamente dove vogliamo navigare.
La leggenda
La bella ninfa Scilla, oggetto delle attenzioni di Glauco, figlio di Nettuno, viene trasformata da una gelosissima e vendicativa maga Circe, che brama il giovane dai fluenti capelli biondo rame, in un mostro marino con sei teste e dodici gambe, la pelle ricoperta da squame e dalla voce che emette orrendi ululati. In una caverna tra gli scogli che diviene il suo rifugio, Scilla si trasforma in un essere crudele, che fa strage di naviganti.
Fonti:
siciliapreziosa.it