1 _ Spazio Amorfini Garden 
“Dall’alto al basso e poi di nuovo verso l’alto”

Qualche domanda a Davide Boschetti

Partiamo dalle radici, come ha inizio la tua storia?

Inizia nella selvaggia Lunigiana. Sono cresciuto con le mani nella terra, poi gli studi artistici alla ricerca di un mezzo di espressione. Ed ecco il ritorno al verde, a respirare tra i monti, in viaggio quando possibile e sei mesi in America Latina: lì, nel profondo della foresta, ho capito che posso esternare ciò che sento solo attraverso le piante e la riproduzione di ecosistemi fantastici. Tornato in Italia, lavoro come giardiniere in un’impresa che mi permette di fare esperienza e di sfogare la mia creatività.

Quali sono le persone che più ti hanno ispirato in ambito artistico e professionale?

Al liceo artistico ho avuto la fortuna di avere insegnanti che mi hanno aiutato ad aprire gli occhi e osservare, a chiudere gli occhi e vedere. Ad apprezzare la semplicità. Ho sempre amato i luoghi, i soggetti e le atmosfere surrealiste, fantastiche e paradossali di Max Ernst, Escher, De Chirico, Bosch, ma anche il getto impressionista e vitale di Monet e Renoir. Ho rivisto poi la stessa armonia di forme e colori nei giardini di Piet Oudolf, in un connubio azzeccato di naturale e costruito, nell’originale ribaltamento degli spazi che permette a forme classiche di essere moderne e primordiali. 

In che modo la natura ispira i tuoi progetti e il tuo stile di vita?

La natura è ciò che mi tiene in vita. Ho provato a vivere in città ma trovo sollievo solo negli elementi naturali che sporadicamente compaiono tra il cemento e l’asfalto, come se avessi uno scanner che legge solo il colore verde. 
Avendo la fortuna di vivere in un posto in cui la natura abbonda, ho sempre cercato di imparare il più possibile, senza perdere la meraviglia. I paesaggi spontanei mi fanno capire che la sfida più grande è avvicinarsi alla semplicità della natura. Una semplicità così complessa da nutrire la curiosità e l’ammirazione di mille vite. 

Il viaggio che più di tutti desideri fare.

Nei viaggi cerco ambienti autentici e selvaggi, come il cuore dell’Amazzonia, le foreste di Costa Rica e Colombia o gli altopiani montuosi del Giappone. Ambienti delicati con una data di scadenza. Per questo, come da bambino, voglio lasciarmi sorprendere da colori, forme, profumi e suoni di un mondo a me lontanissimo ma familiare. Come prossimo viaggio sceglierei quindi le foreste pluviali del Borneo, custodi di innumerevoli specie vegetali e animali sempre più minacciate dall’urbanizzazione.

Davide Boschetti
Dall'alto al basso e poi di nuovo verso l'alto di Davide Boschetti

Se potessi essere il protagonista di un film, quale sceglieresti?

Avendo la tendenza a fantasticare e provenendo da un ambiente rurale, non posso che rivedermi in Bilbo Baggins, protagonista de Lo Hobbit. Bilbo ha visto società ispirate dalla natura per le proprie dimore e nella natura vivono in equilibrio, ne ha viste altre che nelle profondità della terra hanno trovato fortuna. È partito ed è tornato più completo, con gli occhi pieni di esperienza e la mente più acuta, esperta e fantasiosa. E nonostante tutto rimane strettamente legato alla sua contea. Come me che, sognando l’Amazzonia, resto legato alla mia Lunigiana

Se potessi fare un omaggio alla terra (suolo), quale sarebbe?

Mi piacerebbe instillare in ogni essere umano la consapevolezza che la terra su cui camminiamo ci nutre con ciò di cui noi nutriamo lei. Se comprendessimo l’importanza del suolo, e come lo trattiamo e gestiamo, ci sarebbe più rispetto nei suoi confronti. Più tutela da parte di pubblici e privati a scapito di interessi economici ed estetici. Mi piacerebbe che ci rendessimo conto che il mancato rispetto della natura è un mancato rispetto del nostro futuro: sacrificare il nostro comfort per un mondo più sostenibile non è un reale sacrificio ma un simbolo della capacità di adattamento che ha garantito la prosperità della nostra specie.

Se il tuo progetto fosse musica, quale brano sarebbe?

Il Canone in Re maggiore di Johan Pachelbel. La sola musica è sufficiente a immaginare il lento e costante depositarsi della materia e il veloce e repentino crescere della vita; il basso delle note iniziali ripetute fino alla fine mi trasmette l’immagine di qualcosa che scende, come foglie ballerine o pesanti gocce di pioggia, o brevi raffiche di vento che ammucchiano materia negli angoli. E come un seme che si apre con forza, ecco i violini barocchi a far crescere il germoglio, a nutrirlo e a condurlo verso la luce, in una sinfonia primordiale che ci accompagna verso un futuro non facile ma speranzoso. A spezzare l’idillio sarebbero necessari i rumori della terra che esplode, del fuoco che crepita e consuma, dell’uomo che urla al mondo la propria illusa predominanza. 

In quale pianta ti rispecchi e perché?

Sono sempre stato affascinato dalle felci e dalla loro primitiva voglia di vivere. Ne ammiro le forme semplici e complesse, la bellezza delle fronde che si srotolano come mani intente ad aprirsi. Stimo la loro capacità di adattarsi a ogni situazione da milioni di anni, pur mantenendo l’inconfondibile modo di presentarsi: migliaia di specie simili ma uniche perché costrette dai diversi ambienti. Mi rivedo molto in una felce arborea (Cyathea delgadii, osservata a lungo in Costa Rica) che, sorretta da un esile “tronco” quasi inadatto a sostenere l’ampia chioma, conquista qualche raggio di luce in più e si gode la vista dall’alto.

Cosa significa per te giardinaggio evoluto?

Un giardinaggio evoluto si libera dalla concezione del giardino come una stanza di casa all’aperto. Ne rompe l’immobilità e la compostezza e apre la porta alla natura e al mutamento. Vuole muoversi. Un giardinaggio evoluto ci rende partecipi del cambio delle stagioni e degli anni, del loro impatto sul paesaggio: regala sorprese e ci abitua a perdere il senso di controllo così profondamente radicato in noi. Un giardinaggio giusto guarda non solo all’estetica ma anche al benessere della pianta: la smette di voler dominare la natura e si mette in secondo piano, si lascia invadere dal suo aspetto spontaneo negato per secoli.

Cinque parole per te strettamente connesse al concetto di terra (suolo).

Custode, struttura, nutrimento, stabilità, indomabile.

Bio

Davide Boschetti nasce a Massa nel 1993 da una famiglia di allevatori e passa in Lunigiana la sua infanzia. Fin da subito dimostra una spiccata manualità e un irrefrenabile bisogno di creare: è appassionato di animali, piante e giardinaggio ma anche d’arte. Grazie a una piccola azienda locale, dal 2019 riesce a trasformare le sue passioni in professione, occupandosi di giardini: dalla progettazione alla realizzazione, dalla consulenza botanica alla formazione di nuovi colleghi.

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