Viaggio con paesaggio e inno a un cacciatore di piante

Testo di Eleonora Diana

“stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus”
(“Il nome della rosa”, Umberto Eco)

Chi è un cacciatore di piante? Lo riconosceremmo camminando per strada?
Ognuno di noi se lo immagina probabilmente a proprio modo, forse un po’ Indiana Jones e un po’ MacGyver.
Passionali, prestanti, brillanti, avventurieri ai confini del mondo, con spalle larghe, sguardo fiero e mani forti.

Julio Betancur è un cacciatore di piante.
È impavido, brillante, appassionato, avventuriero. Si lancia sì nel cuore di una foresta lussureggiante, ma sopra ogni cosa è delicato, lieve nelle movenze e nei modi.

Cosa fa dunque un cacciatore di piante come Julio Betancur?


Julio Betancur ama.
Lui ama le sue piante. Si percepisce. Le accarezza mentre le raccoglie, con dolcezza e lievità.
Le sfiora, le annusa, guarda nervature, colore, strutture in controluce.
Sembrano rituali magici.

Julio Betancur canta, o almeno sembra che lo faccia.
Professore ordinario università nazionale di Bogotà, ripete i nomi botanici di tutte le piante da lui scoperte (oltre 9000 catalogazioni).
Come una nenia, una filastrocca, una cantilena.

Con Julio, il suo assistente, Cristian Castro. Anche lui ripete i nomi, per incollarli alla memoria.
“Una pianta è un poema in una lingua sconosciuta”, dice Betancur.
Camminano, naso all’insù, a due centimetri da terra.
Camminano attraverso la giungla colombiana, rigogliosa.
Raccolgono, segnano sul taccuino e cantano, recitano la canzone del botanico.
Le foglie, le radici, i semi, i rami che scoprono, vengono radunati, ben avvolti da carta di giornale perché arrivino sani e salvi all’Herbario Nacional de Colombia.
È sogno e magia quel luogo: volumi ammassati, con pagine rigonfie che conservano pezzi d’Amazzonia.

Ecco cosa fa un cercatore di piante: dà la vita.
Dà la vita a una pianta in una lingua: un rito antico, quello di nominare.

La Natura evolve, si perde, cambia. Quante piante catalogate in quell’enorme labirintico Erbario sono scomparse, quante, non ancora scomparse, verranno catalogate per poi svanire. Quante scompariranno prima di esserlo.

Un rito antico, quello di nominare.
Prima era natura, la pianta, ora è un nome.
Presto sarà storia. E memoria di specie.

Fonti:
“Homo Botanicus” di Guillermo Quintero. Presentato al TFF 2018
ricerca.repubblica.it
cinelapsus.com
pointblank.it
remezcla.com

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