Testo di Marco Pirani
Caporedattore GiardinAntico
Pochi Paesi al mondo incantano la fantasia del viaggiatore ancor prima di imbarcarsi per il volo. Uno di questi è l’Irlanda.
Il motivo? Il carico di magia e leggenda che ammanta l’isola di Smeraldo.
Una terra mitica, che è riuscita nei secoli a mantenere lo stretto legame con l’ambiente che l’ha forgiata, senza perdere la sua essenza.
Il Piccolo Popolo
In questa natura leggendaria, che ha ispirato la nascita del genere fantasy, non sorprende che la tradizione prima orale e poi letteraria irlandese, abbia messo a dimora fate, gnomi, goblin, elfi e folletti. Il “Piccolo Popolo”, un regno segreto di creature magiche che vivono nei boschi, nei ruscelli, nelle grotte, lungo le spiagge, sotto le querce secolari o fra le rovine di antichi monasteri. Luoghi ameni. Nascosti.
Goderecce e dispettose, sagge e spiritose o astute e malefiche, queste creature straordinarie incarnano vizi e virtù degli esseri umani e popolano i racconti del Paese, spargendo consigli e riflessioni, sempre sotto l’occhio vigile della natura, della quale interpretano i fenomeni e i capricci. Si dice che abitassero l’Irlanda fin dalla notte dei tempi, stirpe antichissima e misteriosa che con l’arrivo del Popolo Alto iniziò a mimetizzarsi nella natura. Ed è proprio lì che il viaggiatore attento può scorgerli, all’improvviso, dietro una quercia, vicino a un ruscello o mentre saltella nella brughiera battuta dal forte vento.
Ecco allora il Leprecauno (Leprecahaun), il folletto più famoso d’Irlanda (la sua maschera apre le sfilate di San Patrizio, il 17 marzo). Laborioso, diffidente, dispettoso, è un artigiano ciabattino che porta i capelli e la barba lunga. Talmente celebre che, nel raro caso in cui non capitasse d’incontrarlo in un prato, ci sarà sempre un negozio di souvenir a proporlo come ricordo del viaggio.
Quando invece il paesaggio è più malinconico, avvolto dalla nebbia o reso plumbeo da un imminente temporale, probabilmente si aggira nei paraggi una Banshee, lo spirito femminile più rispettato d’Irlanda. Questa “donna delle fate” (dal gaelico), di solito bellissima e avvolta in un mantello, annuncia al mondo la morte di una persona valorosa. Non deve spaventare, benché abbia occhi rossi di lacrime, perché non è cattiva. È il fruscio delle foglie quello che udite o il suo canto ancestrale e struggente?
La terra dei druidi
L’Irlanda è anche la terra dei druidi, sacerdoti depositari di antiche conoscenze. Il loro ruolo nella società celtica preromana era fondamentale: consiglieri dei re, guide spirituali, filosofi e condottieri, traevano il loro potere da una forte connessione con la natura. Conoscevano le stelle e gli alberi, all’ombra dei quali celebravano i propri riti propiziatori e mistici.
Erano proprio le piante a rivestire un ruolo centrale nelle attività dei druidi, che vantavano una vasta conoscenza delle erbe medicinali. Per i rituali avevano assegnato un compito a ogni albero: il nocciolo rappresentava la saggezza, il salice la profezia, il noce era il più temuto e con le sue foglie ottenevano le pozioni per incantare. Il nome della quercia (Duir in gaelico, da cui deriva probabilmente la parola druido) significava “porta”, ovvero ingresso nel mondo del mistero, e per questo, sotto l’albero re della foresta, si riunivano in assemblea. Ma non solo. Sulla quercia cresceva – e cresce – il vischio, la pianta più sacra per i druidi, raccolta secondo una precisa cerimonia.
E quando la fortuna dei druidi si eclissò, San Patrizio pensò bene di non sovvertire l’ordine naturale delle cose e scelse il trifoglio come simbolo per convertire l’isola al Cristianesimo e spiegare agli irlandesi il concetto di Trinità.
La seduzione del paesaggio
Che all’orizzonte si aggiri un Leprecauno, un elfo o un druido, è impossibile non innamorarsi dell’Irlanda. Un luogo ovunque verdissimo, puntellato di boschi secolari e umide brughiere che scendono a picco sul mare. Dove l’intervento dell’uomo è limitato a piccole cittadine, porticcioli, muretti a secco, monasteri ed enigmatici cerchi di pietre (stone circle).
Ovunque sull’isola l’elemento naturale è sovrastante ogni altra cosa. E ricade su tutto il resto. Dal vento che accarezza l’erba all’oceano di nuvole e luce che corrono veloci, dalla pioggerellina che scende puntuale ogni giorno e rende superfluo annaffiare, alle mucche che attraversano la strada e si prendono la precedenza, fino alle aiuole presenti ovunque, disegnate dall’uomo nei contenitori più strani: vecchi scarponi, tinozze di latta, fusti di legno e perfino barchette ammaccate.
La seduzione magica in Irlanda è anche questo: perdersi a zonzo nelle campagne, lasciare la strada maestra per seguire un sentiero indicato da un cartello malconcio e ritrovarsi in una radura sferzata dal vento, circondati da alte siepi di fucsie spontanee dal colore abbagliante e massi preistorici disposti in cerchio. Sdraiarsi al centro, sull’erba – di una morbidezza ineguagliabile -, chiudere gli occhi e sentire l’energia che dalla terra si irrora in tutto il corpo.
C’è un parco, sulla costa occidentale, che per molti è la sintesi perfetta del paesaggio irlandese. È il Killarney National Park: prati infiniti e incontaminati, boschi primordiali e romantici specchi d’acqua, dove l’Irlanda accarezza il cuore dei viaggiatori. Il parco è attraversato da una strada ombreggiata e silenziosa che permette infinite soste. Il consiglio è quello di non darsi un orario, non fare programmi, ma di fermarsi dove la luce, i suoni e i profumi della natura lo chiedono. Suoni che possono arrivare da una cornamusa, perché non è raro imbattersi in un suonatore che, a proposito di atmosfera magica, si piazza lungo il Ladies’ View, lo straordinario punto panoramico spalancato sui laghi di Killarney, per incantare chiunque passi di lì.
Profumi afrodisiaci e corposi
Ma natura in Irlanda significa anche profumo. Quello afrodisiaco dell’onnipresente muschio e dei fiori selvatici, oppure intenso del salmone affumicato e delle deliziose zuppe di pesce fresco, quello pungente della nera torba e della salsedine che spazza le coste, o incredibilmente corposo del whiskey e della birra.
Sì, perché c’è una natura magica e irripetibile perfino nella Guinness, e nelle altre birre icona d’Irlanda, visto che così buone non le troverete esportate da nessun’altra parte: è per via dell’acqua dell’isola, spiegano gli esperti.
Il profumo della pioggia sull’erba, della vegetazione esuberante è il fil rouge che tutto lega e con i suoi aromi spazza i polmoni.
Natura selvaggia e rigenerante
La seduzione in Irlanda è infine nell’abbraccio intenso e sincero, che troverete in ogni pub, in cui scaldarsi la sera, mentre riecheggia musica celtica suonata dal vivo. La mente ripercorre i paesaggi di cui gli occhi e il cuore si sono riempiti: le atmosfere dei boschi, delle coste selvagge in balia dell’oceano, delle vallate e delle morbide brughiere. Luoghi mitici, abitati dal Piccolo Popolo ma anche da gente socievole e alla mano, sorridente, estremamente ospitale, che si fa voler bene. Proprio come la natura rigenerante che li accoglie.