Ph. Luigi Fieni
Testo di Anna Rapisarda Visual Designer
“Affabulazione, parola desueta in epoca di grandi trasformazioni della quotidianità e di tecnologie applicate all’educare. Eppure non c’è nulla di più moderno della lettura di una fiaba, e nulla di più utile alla crescita di una comunità cosciente. (…) C’è bisogno di raccontare e di ascoltare, lo dice una palpabile disperata necessità di tornare a sentire e sentirsi. A immaginarsi ogni volta diversi e vivi”.
(Paolo Crepet)
Con le fiabe, il viaggio nell’immenso paesaggio della natura umana inizia in un tempo così lontano da non riuscire nemmeno a immaginarlo, e arriva, più puntuale che mai, fino a noi.
Dal secolo scorso al Terzo Millennio
Nel Novecento, tra i grandi come Saint-Exupéry, Calvino e Rodari, ci si trova in un paesaggio fiabico innovato, con il sopraggiungere del fantascientifico e con un suo allargamento, più moderno e sofisticato.
Mentre con Saint-Exupéry e “Il piccolo principe” si è tra nuovi habitat come lo spazio interplanetario e il deserto, nel suo silenzio e nell’isolamento, con Calvino si entra nella modernità della città con le sue strade e i suoi ritmi, ma anche nel mondo arboreo, grande protagonista del “Barone rampante”, e negli spazi scientifici e virtuali di “Le cosmicomiche”, che diventano luogo e motivo di riflessione.
Il paesaggio si frantuma così in più dimensioni, ma si conferma la funzione simbolica dello spazio fiabico.
Con Rodari, attraverso una forma più narrativa e meno intellettuale rispetto a Calvino, ci si può trovare nel paese dei bugiardi, come su pianeti immaginari come quello degli alberi di Natale, nell’invito a inventare storie in universi diversi.
Nel suo continuo rigenerarsi con la storia, la fiaba resiste alle intemperie del tempo, arrivando fino a noi, ora, nel Terzo Millennio.
Incarnando ed esprimendo sentimenti, emozioni, aspirazioni, speranze comuni a tutta l’umanità, è universale e con la sua capacità di parlare all’inconscio, può e deve ricoprire un ruolo fondamentale nelle dinamiche interculturali, sociali e relazionali delle nuove generazioni.
Attraverso la fiaba, con i suoi argomenti e contenuti capaci di riconfigurarsi nella scrittura (e non solo) contemporanea, si possono individuare nuovi orizzonti di dialogo, punti di connessione tra culture e civiltà diverse, creare ponti e passaggi, superare distanze e differenze. Così, dal libro al cinema e al teatro, dal manga al fumetto, agli anime, nuove storie rimodellano le esistenti, trasformandole in qualcosa di diverso, ma sempre riconoscibile.
Essenza ecologica
Nella fiaba, la tessitura delle relazioni spazio-temporali tra i personaggi e il loro ambiente, avviene senza distinzione. Alberi o rocce, montagne, lupi, fate, castelli o esseri umani, si fondono, si completano l’uno con l’altro, spalancandosi a un universo in continua formazione, dove non esistono confini impermeabili tra gli elementi di un paesaggio “dialogante”, che implica il saper comprendere, scegliere, relazionarsi.
Se nel significato di ecologia, si contempla la profonda e costruttiva interazione tra gli organismi e il loro ambiente, allora nel mondo della fiaba si respira un’essenza ecologica, ci si muove in uno spazio ispirativo per dinamiche più che mai attuali, in cui ognuno è libero di trovare la propria chiave di lettura.
Le fiabe sono vere
La fiaba è lo specchio che riflette la parte più profonda di ognuno di noi. La libertà, potentemente intima e personale, di “indossarne” il significato, ci permette di sentirla come nostra. Nella convinzione che non sia solo una questione di ascolto, ma di percezione.
“Le fiabe sono vere”, scriveva Calvino nell’introduzione del suo “Fiabe italiane raccolte dalla tradizione popolare durante gli ultimi cento anni e trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino”.
“Sono, prese tutte insieme, nella loro sempre ripetuta e sempre varia casistica di vicende umane, una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine fino a noi; sono il catalogo dei destini che possono darsi a un uomo e a una donna, soprattutto per la parte di vita che appunto è il farsi d’un destino: la giovinezza, dalla nascita che sovente porta in sé un auspicio o una condanna, al distacco dalla casa, alle prove per diventare adulto e poi maturo, per confermarsi come essere umano. E in questo sommario disegno, tutto: la drastica divisione dei viventi in re e poveri, ma la loro parità sostanziale; la persecuzione dell’innocente e il suo riscatto come termini d’una dialettica interna ad ogni vita; l’amore incontrato prima di conoscerlo e poi subito sofferto come bene perduto; la comune sorte di soggiacere a incantesimi, cioè d’essere determinato da forze complesse e sconosciute, e lo sforzo per liberarsi e autodeterminarsi inteso come un dovere elementare, insieme a quello di liberare gli altri, anzi il non potersi liberare da soli, il liberarsi liberando; la fedeltà a un impegno e la purezza di cuore come virtù basilari che portano alla salvezza e al trionfo; la bellezza come segno di grazia, ma che può essere nascosta sotto spoglie d’umile bruttezza come un corpo di rana; e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste”.
Fonti:
“La fiaba nel Terzo Millennio. Metafore, intrecci, dinamiche” Angela Articoni e Antonella Cagnolati (Salamanca: FahrenHouse, 2019)
“Paesaggi della fiaba. Luoghi, scenari, percorsi” Franco Cambi e Gaetana Rossi (Armando Editore, 2006)
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