Viaggio con paesaggio, Emilio Trabella e il gioco nel giardino storico

Testo di Anna Rapisarda Visual Designer

Per Renzo Piano è l’uomo che sussurra alla piante.
Paesaggista e botanico di grande esperienza, è componente fondamentale del Comitato Scientifico e del Gruppo Creativo di Orticolario.
E per noi è Emilio.

Una chiacchierata con lui sul gioco, che nel giardino storico riveste da sempre un ruolo importantissimo


“Il giardino stesso era considerato un gioco, o meglio, un modo per meravigliare”.
L’impostazione stessa della villa aveva questo fine: l’ingresso, infatti, era posto nel luogo meno suggestivo. Gli ospiti arrivavano dal viale che conduceva al retro della residenza dove il proprietario li accoglieva per poi accompagnarli al grande salone oltre il quale poter godere della vista del lago, del parco, o delle montagne.

A Villa Visconti Borromeo Litta, ad esempio, con i giochi e gli scherzi d’acqua del Ninfeo, con la “carpinata” per le passeggiate pomeridiane o serali con fiaccole oppure come spazio per il gioco della moscacieca, lo scopo era proprio quello di stupire.

“Si può dire che giocare nel giardino permetteva di appagare se stessi e meravigliare gli ospiti. Già il botanico e il giardiniere, nel realizzare il giardino ‘giocavano’ con le piante e gli elementi a disposizione, disponendo gli esemplari in modo da renderlo un luogo di svago e meraviglia”.
Nell’atto della progettazione, quindi, prima di tutto è necessario stupire se stessi e considerare l’importanza del coinvolgimento sensoriale, come i profumi o il suono dell’acqua, sul quale abbiamo i massimi esempi nei giardini giapponesi: “In un giardino che ho visitato vicino a Kyoto, ho potuto sentire 18 differenti suoni prodotti con l’acqua”.
E poi la luce, solare o artificiale, che si alterna alle ombre, creando effetti diversi durante le ore del giorno. “Presso il lago di Monate, ad esempio, quando il sole tramonta, l’ombra delle colline sui prati crea le sagome di due figure che si baciano; questo attimo è brevissimo e il fatto stesso di coglierlo è di per sé un gioco”.

Gioco, stupore, meraviglia: il giardino nel cuore di Emilio Trabella.
“Ho avuto la fortuna di essere tra i primi professionisti impegnati nel recupero dei giardini storici e uno dei miei primi interventi si è svolto presso Villa del Balbianello, sul lago di Como, che mi è rimasta nel cuore per varie ragioni”.
Un giardino ricco di meraviglie in cui ogni viale o percorso propone una visuale sul lago, oppure offre al visitatore giochi di colori e luci. Poi i suoni, quando la brezza increspa la superficie dell’acqua e genera il tipico sciabordio contro le rocce. E i profumi nelle ore serali, quando gli oli essenziali delle piante sono più percepibili.

Il gioco nel giardino storico, gli arredi e le forme.
“Nel recupero del giardino storico inserirei anche giochi ed attrezzature, ma utilizzerei solo materiali naturali (…), particolari legni molto resistenti, corde di canapa, cercando in ogni modo di prendere spunto dai giochi moderni e sviluppandoli con materiali compatibili con lo stile e l’epoca del giardino in cui si inseriscono. (…)
Per le forme, tra le diverse soluzioni, ci sono le collinette con fori passanti, o con percorsi che permettono ai bambini, anche con disabilità motorie, di arrivare a quote più elevate e osservare il paesaggio circostante. (…). Una soluzione da me sperimentata è stata quella di predisporre un grande masso con una fessura, attraverso la quale è possibile vedere il giardino (…)”.

Gli elementi stessi del giardino possono diventare gioco, scoprendo scorci particolari e nuovi ambienti, ascoltando lo spirito del luogo e osservando la natura e il paesaggio con occhi diversi.

Fonti:
‘I giardini della ReGiS – Intervista ad Emilio Trabella’ da “Il Gioco nel Giardino e nel Paesaggio” a cura di Laura Sabrina Pelissetti e Lionella Scazzosi (ReGiS – Rete dei Giardini Storici, 2017)

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