Ph. Anna Rapisarda
Testo di Anna Rapisarda Visual Designer
È una questione genetica l’attrazione che l’uomo prova verso l’ambiente naturale ed è dettata dagli effetti benefici psicofisici che esercita, tra cui il favorire la diminuzione dell’affaticamento mentale, provvedendo alla conseguente riattivazione dell’attenzione.
In questo vitale scambio uomo-natura, l’entrata in gioco dell’elemento acqua all’interno del paesaggio amplifica il senso di appartenenza all’ambiente stesso, fino al punto di generare una preferenza rispetto ai contesti che ne sono privi.
Benvenuti nella dimensione dell’idrofilìa
Siamo in un paesaggio che esercita un fascino unico sull’essere umano: il richiamo verso lo scorrere delle acque è ancestrale, quel particolare legame in cui l’uomo preferisce la presenza dell’acqua non solo nei contesti naturali, ma anche all’interno di scenari urbani, ovvero l’”idrofilia urbana”.
Nel concetto di “luogo” con Eric Dardel (1986): una soggettività dello spazio vissuto
Il geografo francese indaga e percepisce il valore e il potere terapeutico del paesaggio d’acqua nella sua essenza rasserenante, in linea con il concetto di idrofilìa: “Ma lo spazio acquatico è anche discreto. Ha qualcosa di riservato e di rasserenante. Si parla volentieri di mormorio delle acque, di bisbiglio dei ruscelli. Il canto delle acque sembra pieno di sottintesi, come la luminosità è piena di chiaroscuri. E lo spazio liquido si ferma, si espande nell’immobilità reale del lago. Ma il vasto silenzio delle acque non ha la stessa natura del grande silenzio della foresta; la sua immobilità non ha lo stesso valore della fissità della pianura; è una mobilità trattenuta, raccolta, un riposo conquistato dall’inquietudine”.
Sulle onde di quella consapevolezza da recuperare
Studi e sperimentazioni decennali confermano l’influenza benefica che il paesaggio d’acqua esercita sull’uomo, ma nonostante ciò, l’interesse per il suo ruolo è ancora poco considerato nei processi di riqualificazione ambientale.
“La consapevolezza è la costruzione originale del proprio modo di rapportarsi col mondo – in quanto sapere identitario, davvero capace di elevare una persona al di sopra dell’ignoranza e della piana informazione”*
Scrive Fabio Lando nel 1993 in “Fatto e finzione. Geografia e letteratura”: “[…] La consapevolezza prende forma dal (o nel) nostro quotidiano rapporto con l’ambiente, cioè dallo (o nello) spazio vissuto in funzione della nostra territorialità”.
La cultura per un’evoluzione etica
E invece la nostra consapevolezza si è deformata, le scelte economiche e operative della nostra cultura navigano in direzione opposta a tutte quelle azioni che andrebbero intraprese nel rapporto uomo-natura e che porterebbero a un indispensabile sviluppo della società in questo ambito.
La divulgazione dei valori di una coscienza ecologica attraverso l’unione di letteratura e filosofia dell’ambiente potrebbe “contribuire a un’evoluzione del modo in cui ci orientiamo eticamente nel nostro rapporto con il mondo non umano”.
*da unaparolaalgiorno.it
Fonti:
“Paesaggi d’acqua e idrofilia. Luoghi, letteratura, percezioni tra geografia letteraria e coscienza ecologica” Carlotta Favaro, Francesco Vallerani (Bollettino della Società Geografica Italiana, 2019)