Viaggio con paesaggio e il Lago del Segrino

Testo di Anna Rapisarda Visual Designer

“(…) Io ho veduto questo ameno territorio in un sol colpo d’occhio, dalle alture di Castelmarte a Inarca, meravigliose situazioni che ti fanno gridare al miracolo della natura, e tutte ti innovano l’anima di fresca e vergine poesia. Da Inarca, precipuamente, quando il giorno è sul vespro, godestri in vero della più leggiadra scena. Sotto la verde montagnuola che ti sorge a mano manca, detta di Carella, vedi scorrere la bruna onda del Segrino, lago malinconico che segue il piede di quella montagna (…).
(Giuseppe Parini)

Il Lago del Segrino, uno specchio d’acqua incastonato tra i boschi, fonte d’ispirazione per poeti, artisti e leggende, dal fascino cupo misterioso malinconico.
Si trova in provincia di Como ed è all’interno dell’omonimo parco.

Fonte d’ispirazione


Davanti alle sue acque, è una malinconia color smeraldo la sensazione che Stendhal prova e descrive nel suo “Journal du voyage dans la Brianza”.
Ippolito Nievo ne “La pazza del Segrino” racconta “(…) cinto all’intorno da nani e polverosi canneti, sembra egli colà disposto a raccogliere non già le piogge fecondatrici, ma le lagrime eterne della natura”.
Per Antonio Fogazzaro le sue cupe atmosfere sono l’ambientazione ideale di “Malombra”, i paesaggi che lo circondano sono ritratti da Giovanni Segantini e i dintorni della sua riva orientale sono teatro delle vicende nell’incompiuto romanzo “La cognizione del dolore” di Carlo Emilio Gadda, che lo ribattezza See-Grün, il Lago verde.
Troviamo il Segrino negli schizzi dei laghi briantei nel Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, che vi soggiorna e riscontra un insolito fenomeno ottico di rifrazione luminosa chiamato Fata Morgana.
È l’inverno del 1942, quando il lago ghiacciato diventa lo scenario naturale di alcune riprese del film “Un colpo di pistola” di Renato Castellani, ambientato in Russia e ispirato all’omonimo racconto di Aleksandr Sergeevič Puškin.

La sacralità del luogo


L’ipotesi etimologica più probabile è nel latino Fons sacer, Fonte sacra, che si trasforma nel tempo in Sacrinum e successivamente in Segrìn nel dialetto locale.

Questa sacralità del luogo è percepibile, qui le emozioni sono intense e nell’antichissima storia del lago risiedono le origini del suo potente fascino: si presume che le sue rive fossero una necropoli a seguito della scoperta di antichissime tombe dell’Età del bronzo, che si aggiungono ad altre ritrovate nell’area circostante e risalenti all’Età del Ferro.

Storie e leggende


Un’antica leggenda racconta del Segrino (altre fonti la ambientano invece nel vicino lago di Pusiano) come rifugio di un terribile drago, il cui insaziabile appetito costrinse il re ad offrire in sacrificio vite umane, dopo che tutto il bestiame del regno era finito tra le fauci del mostro. Una terribile sorte per tutti i sudditi, anche per la dolce principessa Cleodolinda. Accompagnata sulle rive del lago, fu abbandonata al suo destino sotto una pianta fiorita di sambuco. Giunse però in suo soccorso un cavaliere, San Giorgio, che, commosso dal pianto della fanciulla, le donò un rametto fiorito di sambuco e affrontò il mostro, colpendolo con la lancia. Il Santo legò il drago ferito e lo condusse dal re, dove lo uccise davanti a tutta la corte. Dal rametto che la principessa stringeva ancora tra le mani, si staccarono le bianche corolle e caddero nell’impasto del pan de mej (pane di miglio) che la cuoca del castello stava preparando. Così, da quel giorno nacquero i pan meitt, dolci tipici ai fiori di sambuco, offerti nel giorno di S. Giorgio.

Una storia racconta invece di un evento accaduto realmente durante un inverno dell’ultima guerra: un carrettiere attraversò involontariamente il lago ghiacciato, perché addormentatosi sul carro. Al suo risveglio, vedendo le orme dei buoi e i segni delle ruote lasciate sul ghiaccio, si rese conte di aver abbandonato la strada che sempre percorreva e dello scampato pericolo. Come ringraziamento eresse una cappella dedicata alla Madonna, che esiste ancora oggi e in cui è visibile un dipinto raffigurante la scena del carrettiere dormiente durante l’inconsapevole traversata.

Il paesaggio


Le acque del Segrino sono punteggiate dal millefoglio d’acqua, dalla ninfea bianca e dal nannufero. Sono abitate da molte specie di pesci, mentre le sue sponde sono popolate da ontani neri, salici e pioppi. Avvicinandosi alla riva, i “polverosi canneti” sono rifugio per centinaia di specie di uccelli e le montagne che lo circondano accolgono boschi di castagni, carpini e frassini. Nelle sue zone paludose si nascondono anfibi come il Bufo bufo e la Rana di Lataste.

Anche la presenza di alcune specie animali in via di estinzione definisce l’importante interesse naturalistico del parco. Il percorso ciclo-pedonale che si snoda lungo l’intero perimetro del lago, permette di godere un paesaggio intriso di suggestioni, di immergersi in quelle atmosfere che dal passato rivivono e che s’intrecciano alle nostre percezioni.
Ascoltare lo spirito del luogo e immaginare l’apparire di quella piccola isola vicino alla sua riva orientale disegnata in una mappa di inizio ‘800, ma di cui non vi è traccia alcuna, è l’occasione ideale per dedicarsi del tempo e sincronizzarlo con i ritmi lunghi della natura.

Meta:
Canzo, Longone al Segrino, Eupilio (provincia di Como)
Distanza Lago di Como (Villa Erba) > Lago del Segrino: 14,8 km

Fonti:
“Tradizioni e leggende in Lombardia. Volumes 3” Pier Ambrogio Curti (Editore-librajo Francesco Colombo, 1857)
“Vacanze sui laghi italiani” Fulvio Fusco
lagodelsegrino.com
triangololariano.it

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