Natura sensitiva all’ombra dei platani

Testo di Anna Rapisarda Visual Designer

Sul Lago di Como il platano è tra i protagonisti del paesaggio.
E lo è anche a Villa Erba, dove ogni anno, sotto le chiome autunnali di incredibili esemplari, si materializza il mondo Orticolario, fatto di natura, persone, installazioni, eventi, sensazioni, storie.

Tra i giganti

Il “platano dal lungo ramo”, una forza della natura. Uno dei suoi rami, lunghissimo, si protende in posizione orizzontale verso il lago, sfidando ogni legge fisica. Quasi completamente inglobato, un antico anello spunta dalla sua corteccia camouflage.

Maestoso è l’esemplare che ombreggia il pontile dell’imbarcadero: in autunno si spoglia e mostra le sue nudità, lasciando a terra una spessa coperta di foglie giallo oro, come accade al gruppo di giganti nel Golfo Platani, dove, straordinariamente, due tronchi si sono “fusi” tra loro.

Ma prima di raccontare le leggende di questo antico seduttore vegetale e delle follie compiute per lui da uomini, re e illustri personaggi… Vi è mai capitato di camminare e farvi strada tra le tantissime, croccanti e spesse foglie cadute ai piedi di un platano? Fatelo… Vi piacerà. È un godurioso e potente antistress.

Un platano per ogni piacere

Originario dall’Asia occidentale, dove cresce in montagna e scende in pianura seguendo il letto dei torrenti, si diffonde nei secoli in tutta Europa e in Italia dal 390 a.C.
Longevo, con un’enorme chioma di foglie frastagliate e un tronco tornito, è amatissimo sin dall’antichità.
Dai greci, attratti dalla frescura della sua grande ombra e dai suoi poteri benefici contro pipistrelli, serpenti e scorpioni, fino ai romani che partecipano alla sua lenta diffusione.

Piace da impazzire, qualunque sia la specie: orientalis, occidentalis o la fertile e resistente acerifolia, nata dall’incrocio spontaneo delle prime due nell’orto botanico di Oxford nella seconda metà del 1600.

La bellezza del platano orientale, considerato albero sacro della Lidia, conquista Serse che, oltre a rivestirlo con ornamenti d’oro, lo fa sorvegliare giorno e notte dai suoi “immortali”.
Ammalia la Grecia, dove viene ritenuto appartenente alla Grande Dea, la Madre Terra, espandendosi da Creta al Peloponneso, in cui popola boschi sacri.
Per la sua corteccia “maculata” in continua metamorfosi, è simbolo di rigenerazione e sotto i suoi rami conversano scrittori, filosofi, artisti dell’Accademia di Atene e su di lui Socrate giura.

All’albero viene attribuito anche un ruolo oracolare nel preludio della guerra di Troia: lo spartano Pausania, fratello di Leonida, assicura di aver visto a Cafie, in Arcadia, il platano piantato da Menelao prima della sua partenza per la guerra; a Delfi ne viene mostrato uno che, negli stessi giorni, Agamennone avrebbe messo a dimora presso la fonte sacra Castalia.

È tenuto così tanto in considerazione che, a Roma, l’oratore Ortensio nutre un platano con del vino, convinto del giovamento per l’albero.
Diventa un must anche nell’ambito politico. Nella regione della Licia è il luogo ideale per importanti avvenimenti: in un esemplare dal grande tronco cavo, il console Marco Licinio Crasso invita i suoi commensali che “stavano adagiati su giacigli di foglie fornite generosamente dall’albero stesso”.
L’eccentrico Caligola, invece, organizza un importante banchetto a Velletri in quello che ama definire ‘‘il nido”, un enorme e vecchissimo platano, i cui rami fungono da sedili.

I grandi vecchi saggi

Ancora oggi, sparsi in Europa e in Asia occidentale, esistono platani millenari.
In Turchia, vicino a Istanbul, si racconta che tra i platani del bosco dei “Sette Fratelli”, ce ne sia uno che ospitò la tenda di Goffredo da Buglione nel 1096, durante la prima Crociata.
La tradizione greca racconta che un gigantesco albero sull’isola di Kos, nato nello stesso punto dove sorgeva il suo illustre antenato, sia diretto discendente del platano sotto il quale 2.500 anni fa Ippocrate, padre della medicina, fosse solito insegnare ai suoi allievi.

Tra storia e mito, l’importanza del ruolo di questo albero per l’uomo è evidente ed invita a riflettere sulla nostra sensibilità nei confronti della natura. I racconti più bizzarri testimoniano la storia di persone folli o semplicemente una differente visione del regno vegetale? Intanto i platani sono ancora qui e dipende tutto da come li vediamo.

Fonti:
“Storie e leggende degli alberi” Jacques Brosse (Edizioni Studio Tesi, 1991)
treccani.it

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