Testo di Paola Fasana
“Le streghe hanno smesso di esistere quando noi abbiamo smesso di bruciarle”.
(Voltaire)
Dalla fitoterapia, tra le arti più antiche che ancora oggi conserviamo, a quella notte dei tempi in cui le piante diventano il fondamento di medicamenti dalle virtù magiche e misteriose scoperte da una figura con profonde conoscenze, custode di un antico sapere: la Strega.
Le streghe: tra segreti e falsi miti
Guaritrice con l’innata capacità di osservare e sperimentare i fenomeni naturali, la strega rientra in quella visione diabolica della donna, ambivalente, che dà la vita, ma può anche toglierla. Dominatrice della natura, il suo antico legame con le erbe medicinali affonda le origini nel paleolitico, permettendole una millenaria padronanza di nozioni e segreti.
Conoscenze che nel Medioevo decretano però un progressivo affermarsi del mito negativo della strega, che da fonte di conoscenza viene trasformata in portale verso l’oscuro e il maligno e con la quale l’erboristeria diventa stregoneria.
Mandragora, stramonio, belladonna, tra le piante leggendarie delle streghe appare la Drosera, dal greco drosos, rugiada: piccole “gocce di rugiada” ornano i suoi peli e le sue foglie, conferendole un fascino assai particolare.
La sostanza viscosa che la pianta utilizza per attrarre, intrappolare e digerire le sue prede conquista l’interesse della strega per la preparazione di incredibili “pozioni”.
Le proprietà della Drosera
Conosciuta anche come rugiada del sole o orecchia del diavolo, ha proprietà che vengono tramandate dalla medicina popolare: antichi scritti riportano utilizzi come calmante per la tosse, rimedio contro verruche della pelle, succo afrodisiaco per donare vigore.
Una pianta dalle molteplici virtù che ancora oggi meritano attenzione: le foglie, in particolare, contengono il droserone, una sostanza con proprietà calmanti per diverse tipologie di tosse.
Dalla Drosera rotundifolia che agisce soprattutto come calmante della muscolatura liscia dei bronchi alla ramentacea Burch, considerata la pianta madre, dalla aliciae, che si distingue per la tipica forma a “rosetta” delle sue foglie, fino alle specie europee come la anglica o all’australiana binata, facilmente coltivabile in ambienti chiusi.
La timidezza nel crescere conferisce alla Drosera un particolare fascino schivo e solitario, come quello di una perfetta strega.
Fonti
raiplay.it
repubblica.it
vecchiaerboristeria.it
santigiuseppegiardini.com
sifit.org
orto-e-giardino.it
saggezzanticablog.wordpress.com
nicolasaba.it
curaecomunita.it