Natura sensitiva e la leggendaria montagna delle peonie selvatiche

Testo di Eleonora Diana

Questa è la storia di un lungo viaggio nel tempo e nello spazio.
Barche in tempesta, giardamanti d’altri tempi, un fiore più volte trafugato da remoti distretti della Cina.
Shanghai e Canton.
Sette peonie che solcano i mari, una leggendaria blu a mille petali e la montagna delle peonie selvatiche.

Questa è la storia della Peonia moutan e di come lei, e non solo lei, arrivò in Europa…

Era la dinastia T’ang e la Regina dei fiori, chiamata anche Cent’once d’oro – questa era il costo del suo prezzo in origine – abitava nei giardini dell’Imperatore della Cina, adorata e considerata la più bella.
Si racconta che, nei giardini dei Mandarini, crescessero e prosperassero esemplari di una grandezza straordinaria.
Ne esisteva una, vicino a Shanghai, che fioriva e fioriva e fioriva, fino ad arrivare a quattrocento fiori all’anno. Il suo proprietario ne era talmente innamorato che aveva fatto costruire una tenda per proteggerla dal sole. Davanti, invece, aveva sistemato una seduta per lui e per tutti i visitatori che avessero voluto contemplarla.
“Ogni giorno, per molte ore, il vecchio Mandarino vi si sedeva lui pure e, mentre le pipe e il tè si succedevano, egli accarezzava con lo sguardo la sua favorita Moutan wha”.

La sua fama era persino giunta in Europa: si conosceva, senza averla mai vista, dai racconti e dalle storie di missionari e dai disegni dell’arte cinese.
Nessuno, se non il viaggiatore di ritorno, l’aveva mai osservata dal vero. Grande almeno il doppio di una rosa, la peonia era una delle leggende provenienti dall’estremo Oriente.
Fu così che Sir Joseph Banks, compagno di viaggio di James Cook nella prima grande spedizione verso Tahiti e introduttore di piante come l’eucalipto, l’acacia e la mimosa, la trafugò da Canton. Il tragitto, però, fu troppo lungo, faticoso e pericoloso, e il suo unico raro esemplare, ancora in viaggio, morì.

Ritentò nell’impresa un certo Dottor Duncan della Compagnia delle Indie Orientali.
Dalla Cina all’Inghilterra la bella peonia sopravvisse, ma ne arrivò talmente stremata, che non durò a lungo nei Kew Gardens. Era il 1789, anno della Rivoluzione Francese.
Passarono cinque anni e la nave Triton entrò nel porto di Londra con sette peonie moutan sopravvissute: una era per il re, due per Sir Joseph e quattro per un altro uomo. Inaspettatamente i pericoli del viaggio non erano ancora finiti: la nave fu disalberata nel Canale. Due piante non ce la fecero, ma finalmente cinque peonie arrivarono in Inghilterra, radicando per la prima volta, alle porte dell’800, nella vecchia Europa.

La bella peonia si diffuse anche in Francia: i giardinieri francesi diedero vita a un proprio mercato, mentre a Parigi un certo Monsieur Noisette le vendeva partendo da 1500 franchi, arrivando fino a 100 Luigi d’oro. Poco dopo la Francia fu affetta dalla peoniamania.
In verità le specie erano ancora poche e spesso la buona riuscita di qualche tentativo di ibridazione inglese assomigliava più a un colpo di fortuna che ad un abile risultato.

Un giorno del 1834, a Robert Fortune, burbero collector per la Horticultural Society, venne consegnato uno strano elenco in cui, tra le altre missioni – come ad esempio trovare le piante di tè e indagare sui peschi del giardino privato dell’Imperatore -, gli si chiedeva di cercare e di trasportare in patria la leggendaria peonia blu, di cui non era nemmeno certa la reale esistenza.
Partì e, nel suo peregrinare, Fortune comprese che ogni zona aveva le proprie varietà: quelle giunte da Canton non erano le stesse di Shanghai e viceversa. Si imbatté quindi in un piccolo vivaio che gli mostrò per prima cosa la sua preziosa peonia “gialla”, con il fiore bianco e il centro tinto di giallo, una malva color glicine e infine, una nera, marrone scurissima.
Fortune capì. Eccola, di fronte ai suoi occhi, la famosa peonia blu a mille petali, che si narrava fiorisse solo nel giardino dell’Imperatore.

Negli anni, affrontando molte difficoltà come i pirati sul Fiume Azzurro e le pericolosissime tempeste del Fiume Giallo, Fortune collezionò fra le 30 e le 40 varietà di peonie, che giunsero quasi tutte integre in patria.

Diversi cacciatori di piante ne cercarono altre nei più lontani angoli del mondo, come quelle arrivate dal Giappone o dalla Siberia o dal Tibet Orientale, ma non fu facile nè farle arrivare a destinazione, nè farle radicare in madrepatria. Il padre gesuita Jean Marie Delavayi, per esempio, inviò dei semi dalla Cina e dallo Yunnan al Museo di Storia Naturale di Parigi, che fiorirono rispettivamente 12 e 11 anni dopo.

Ecco che all’inizio del secolo gli ibridatori potevano cominciare a spaziare, incrociando la nostra bella moutan con, ad esempio, la lutea.

Un ultimo sogno da inseguire: le selvatiche.
Sino ai primi anni del ‘900, le uniche P. suffruticosa (Peonia moutan) coltivate erano ibridi orticoli orientali.
I veri capostipiti selvatici non erano mai stati trovati, nemmeno sulla collina Mou-tan Shan, la mitica montagna delle peonie, dove, secondo la tradizione, se ne sarebbero dovute trovate moltissime.
Finalmente nel 1910, William Purdom ne incontrò una: rossa, bella, scura, finalmente selvatica, sulle pendici di Min Shan, nel Kansu meridionale.
Possiamo solo immaginare il senso di conquista di un uomo alla ricerca di una peonia nascosta nel suo immenso habitat spontaneo.

Sono passati secoli, sono stati navigati mari in tempesta, attraversate terre immense, affrontate difficoltà e ostacoli, tutto per donare una bellezza rara a un giardino.

Questa é la storia di giardamanti, questa é la storia degli avventurosi viaggi dei cacciatori di piante.

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