Natura sensitiva e la seduzione che seduce

Testo di Anna Rapisarda Visual Designer

“Contemplare gli spettacoli naturali della luna, della neve, della fioritura dei ciliegi e delle foglie di acero, il gusto di cantare canzoni, bere sake e provare piacere soltanto nel fluttuare, lungo la corrente del fiume come un secco guscio di zucca”.
(Asai Ryōi)

L’essenza della nostra filosofia, in cui la natura è stile di vita, si ispira alla visione del rapporto uomo-natura nella cultura giapponese, per la quale, in contrapposizione a quella occidentale, l’essere umano non è superiore alla natura, ma ne fa parte, è un tutt’uno con essa.

Una visione che ha modellato una cultura dove la dimensione estetica riveste un ruolo essenziale: la natura è ispirazione di tutte le arti, è fonte di bellezza e di perfezionamento spirituale. Dalla calligrafia alla poesia, dal teatro alla grafica, dalla pittura all’architettura, dalla scultura all’estetica dei giardini, dalla cerimonia del tè alle arti marziali, fino alla musica.

Un rispetto diventato rituale in cui, da secoli, un intero popolo si lascia sedurre: in autunno, quando gli aceri attirano milioni di uomini e donne tra le loro foglie o in primavera, quando tutto il Sol Levante, da Kyūshū a Hokkaidō, si ritrova sotto i ciliegi durante la fioritura.
Un legame profondo con la natura e con il suo mutare, il suo scorrere, raccontato da antiche tradizioni, ma che continua e si rinnova con la nascita di nuove occasioni: dalla festa nazionale in cui si piantano nuovi alberi a quella che onora il mare e l’acqua.
E ancora… quando il piacere dell’ascolto e il potere meditativo dei suoni del paesaggio sono così preziosi da spingere il governo a realizzare un progetto per la loro conservazione e diffusione, individuando i cento paesaggi sonori simbolo dell’identità culturale giapponese.

La seduzione della natura

Un’ammirazione completa e ininterrotta del mondo naturale, che ha alimentato un intenso rapporto in cui il popolo giapponese si è lasciato avvolgere, guidare, ispirare.
Dunque… chiamiamola con il suo nome, questa è seduzione. Quel potente incantesimo in grado di plasmare il pensiero e di trasportare lungo inconsueti percorsi, che magicamente crea legami tra esseri viventi, idee e culture fra loro distanti, come la storia racconta…

… una storia che prende forma in Giappone tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo.
È iki, uno stile di vita, un concetto estetico, una particolare eleganza nata nei quartieri di divertimento e piacere di Edo. Espressione di semplicità e spontaneità, eroticità e originalità, intelligenza.

Non esiste iki senza seduzione

Essenza di questa filosofia, l’arte della seduzione che, al contrario del pensiero occidentale, non segue il fine di “possedere l’altro”, ma è la tensione, l’avvicinarsi all’oggetto del desiderio fino alla rinuncia della conquista grazie alla forza spirituale. Prima che gioco seduttivo e magia svaniscano.

Iki nella donna, nei sensi, nelle arti

Iki è piacere estetico e intellettuale.

È nell’eleganza della donna, della geisha, che segue nuovi modelli, che abbandona l’ideale del viso fanciullesco dalle tonalità primaverili dei fiori di ciliegio, per abbracciare il rosso più cupo ed elegante delle foglie d’acero.

È nella voce sensuale ma non sdolcinata.

“È nel sapore che blandisce delicatamente il palato con sentori asprigni e dolcemente raffinati. Seduce l’olfatto con afrori di pruno, ma anche di Lespedeza, camelia, sakè e con il sentore agrumato dello yuzu. Sollecita il tatto attraverso le infiorescenze di sanshō e la consistenza del wasabi, mentre si esprime visivamente nelle gamme cromatiche del grigio, del marrone e del blu […], in cui si manifesta la sontuosità di ciò che è dimesso, ovvero il fascino delle cose consunte e patinate dal tempo.
È iki il piede nudo sulla neve, […] la silhouette di colei che indossa una semplice vestaglia di cotone dopo essere uscita dall’acqua del bagno e quindi il motivo degli abiti di seta leggera a diretto contatto con la pelle (soggetto ricorrente della pittura ukiyo-e)”.

È nell’espressione di tutte le arti: dalle stampe di Kiyonaga, in cui i corpi snelli, e dai fianchi sottili, sono in una posizione leggermente inclinata, all’attenzione posta sul volto e sulla mano delle stampe di Utamaro.
Pervade la scultura, la poesia e il design, l’architettura e la musica, traducendo l’essenza di una cultura e l’autentico significato della bellezza e della seduzione.

Una storia di seduzione

Dalla seconda metà dell’800 l’estetica iki, le sue espressioni artistiche, il fluttuante mondo del piacere, travolgono il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti.
Una rivoluzione culturale che colpisce l’Occidente, per il quale l’Estremo Oriente, ancora misterioso, è un antico oggetto di fantasie, sognato come tutto ciò che non si conosce.
Esercita un grande fascino su artisti, poeti e letterati ed è frutto di un importante cambiamento dello stesso Giappone, il quale, aprendo i suoi confini, sceglie di sedurre e di essere sedotto.

La Francia è il primo Paese occidentale ad essere colpito dall’incanto per l’arte e la cultura del Sol Levante e dal modello estetico della donna iki, che seduce senza ostentare, ma suggerisce, accenna.
Molti artisti come Degas, Manet, Bonnard, Duchamp vengono letteralmente rapiti dallo studio del movimento del corpo femminile, elegante, sinuoso e ondeggiante. Conquistati dall’idea di ritrarne le azioni quotidiane, così naturali per l’Oriente, ma così trasgressive per l’Occidente.
Dall’America, invece, artisti come James McNeill Whistler e Mary Cassatt cercano di cogliere e di esprimere nei gesti, negli sguardi, nelle espressioni l’interiorità della donna iki, all’apparenza fragile, ma che in realtà possiede una grande forza d’animo.

Dunque la storia racconta un incontro in cui è la seduzione a sedurre, diventando così una forma di comunicazione che avvicina le distanze.

Fonti:
“La struttura dell’iki e l’ascolto dell’Essere. Riflessioni sul linguaggio tra Shūzō Kuki e Martin Heidegger” Alberto Giacomelli. Da “Scenari” (Mimesis Edizioni, 9/2019)
“Sul vento che scorre” Kuki Shūzō. Traduzione a cura di Lorenzo Marinucci (Il melangolo, 2012)
“Riti e miti della seduzione” Aldo Carotenuto (Bompiani, 1994)
hdl.handle.net
zenfirenze.it

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