Matteo Ragni | Comitato Scientifico Orticolario
La Fuchsia divenne una silenziosa compagna di tante chiacchiere da salotto, dalle ottomane borghesi ai bui tinelli caciari.
Le zie le regalavano alle spose. Gli uomini le trapiantavano nei secchi che prima erano del latte, poi dell’acqua, e una volta bucati dalla ruggine e dall’usura erano vasi perfetti per coltivare cespugli ed alberetti di fucsie capricciose.
Si è lasciata andare ad amorosi e arditi viaggi, lasciando spazio all’immaginazione degli ignari, questa volta giovani e gagliardi, giardinieri con passione.
La grazia delle Fuchsia rosa è un regalo per una donna bella e sfrontata. L’amabilità delle fucsie arancio è auspicabile per quelle donne che devono scovare doti nascoste per poter competere con le bellone: l’eleganza, la forza d’animo, la gentilezza.
La fragilità delle Fuchsia a fiore semplice serve per ricordare agli uomini focosi che la delicatezza e la fragilità sono virtù fondamentali sia per le donne sia per gli amici.
Le Fuchsia a fiore doppio, bicolore, con i petali rosa violetto sono per chi dell’amore ne ha fatto un sogno o una disciplina.
Tutte le Fuchsia con i sepali petaliformi cerosi, sudati di colore, gli stami sporgenti, il lungo stilo, sono in attesa che l’Ipanzio tubolare faccia il suo corso: fiorisca.
Jelly belly, M&M’s, Tic Tac di frutto alla Fuchsia. Hai mai visto un frutto di Fuchsia. È un fagiolo color marrone cangiante. Una perla allungata attaccata al lungo e viscoso picciolo. Un gioiello che matura e che viene mangiato da ghiotti uccelli disseminatori, che seminano cioè i semi di Fuchsia con i loro ricordi, le feci dico. Perché siano feconde devono essere acide, così il reggimento. La membrana inacidisce e si assottiglia. Discorsi di feci sto facendo, ma è così che si semina il bello. Defecando. Assaggialo anche tu il frutto. Sa di niente. Ma almeno puoi contribuire a disseminare.
Agli inglesi piace farlo.
Anche ai francesi in modo più creativo.
Nei Caraibi avviene ad ogni angolo di strada.
In Italia solo uno o forse poco più.
Eppure è facile. Si prende un fiore di una varietà che ci piace. Si tolgono gli stami, i batacchi che portano il polline e si lascia solo il pistillo e questo sarà il nostro fiore femmina. Quello che porterà il frutto e che farà maturare i semi risultato del nostro incrocio. Il babbo della nostra nuova varietà arriverà da un altro fiore di un’altra varietà. Si taglia il pistillo che è il “coso” centrale più grosso degli altri e si tengono solo gli stami, i batacchi porta polline. Poi si usa un pennellino sottile e piccino e si preleva il polline che deve essere ben maturo. Si deve come sgranare. Caricato il polline sul pennello lo si porge, delicatamente, sulle labbra del pistillo. Che nelle fucsie sta tutto ben protetto dai petali e dai sepali, le gonnelline che formano il fiore.
Una volta depositato lo si lascia lì fecondo e fecondante. E da quel momento si aspetta scacciando altri impollinatori insetti o famigliari che vogliano inquinare la nostra produzione, riproduzione insomma.
Una volta maturo il frutto lo si coglie, lo si monda dalla polpa e lo si lascia asciugare. Prima di seminarlo però è bene scalfire in qualche modo la buccia del seme. Una volta piantato si attende che germini. Una volta germinato si aspetta che fiorisca. Una volta fiorito si guarda il fiore. Molto saranno simili alla mamma, altri al papà. Qualcuno sarà molto brutto altri completamente insospettati.
Pazienza e perseveranza sono le parole chiave dell’ibridazione.
Ma in Italia si fa poco.
Nemmeno un’associazione Italiana e pochi iscritti all’associazione internazionale delle fucsie.
Ma dove finirà il nostro mondo senza una Fuchsia nostrana?
Mi piacciono le donne con gli orecchini vistosamente lunghi. Quel modo di atteggiarsi. Sorreggono con il collo il peso del cielo. Aspettano di essere guardate e cercano di non deludere il guardatore. Se gli orecchini sono delle fucsie, le portatrici, donne e piante che siano, si vantano. Si sentono compiute. E quando accade agli uomini di portarle… che disastro, sembrano tacchini vestiti tutti zelanti, impettiti come cocoriti colorati, ti si avvicinano sempre troppo per essere rimirati.
La leggenda vuole che chi porta una Fuchsia diventa una parte della pianta. C’è chi si sente una radice, schivo e scuro, duro e determinato. Altri si sentono come foglioline verdi ed appena schiuse. Molti sono i vanitosi concentrati sull’apparire, fiori nuovi e colorati.
Ma la leggenda vuole, impone che dietro ad ogni fiore, dietro ad ogni petalo si nasconda una storia. Storie che si tramandano di ape in ape, di colibrì in colibrì. Storie di notte piene di vita e di giorni caldi di noia. Fiori non più piante, le fucsie cercano, anzi riescono a riempire di senso la vita di intere persone che dedicano passione per questo fiore.
Se di Fuchsia ci si ammala, è dell’amore per queste piante che si finisce per morire. Dietro ogni singolo fiore, nel calice lucido e ricco di ogni singolo fiore, si sentono, ripetute all’infinito, le storie di amore che chi ci ha preceduto ha dedicato al fiore.
L’hostess seduta vicino a me ha la divisa Fuchsia e un piccolo gioiellino al mignolo della mano sinistra come una cosina, una fogliolina che scodinzola ad ogni movimento. All’inizio non l’ho guardata poverina. Sempre lì, sti vecchi viaggiatori a misurare l’impegno di queste lavoratrici dell’aria nel riuscire a stare bene, a respirare con le divise strette. La mia hostess non è in servizio, torna a casa. Scrive ad un uomo col telefono portatile. Ha una bambina o così ho deciso, guardando lo schermo del d’uso apparecchio. Ha lo smalto colorato, né rosa ne rosso. Fuchsia direi. Vola per una compagnia dell’est Europa, precisa e efficiente. La divisa non è bella, è ordinata. Ha un fazzoletto nel taschino rosa cipria, con dei fiori di Fuchsia disegnati. Tanti fiori disordinati, colorati, perfetti ed uniformi nel bel colore scuro Fuchsia e blu come la blusa.
È facile trovare dietro alle foglie delle fucsie dei segni. Delle indicazioni. Delle tracce di quello che è successo o di quello che deve ancora accadere. Solo pochi appassionati, pochissime intenditrici, come vere sciamane, sanno capire e governare queste fucsie. Sacerdotesse capaci di legare elementi diversi, capaci cioè di trarre dalla linfa vitale delle fucsie quello che loro non hanno: la bellezza.