Puntata 2
Le mellifere sono piante generose di nettare, preziosissime per le api e il loro miele.
Alberi, come il tiglio e l’acacia. Piante coltivate, come la colza durante la cui impollinazione un’ape riesce a visitare 15-20 fiori al minuto, e come il grano saraceno. Erbe spontanee, come la verga d’oro e il cardo, che crescono nei campi incolti e che sono tanto amate dalle api. Profumate come la lavanda, aromatiche come origano e rosmarino.
“Si calcola che per produrre 1 chilogrammo di miele un’ape debba far visita a miloni di fiori, percorrendo in volo circa 150.000 chilometri, cioè la stessa distanza necessaria per compiere 4 volte il giro della Terra.”
Risalgono a 10.000 anni fa le testimonianze sul contatto fra uomo e api. Si trovano nelle pitture rupestri raffiguranti uomini che raccolgono miele dagli alveari nei tronchi degli alberi, stordendo gli insetti con il fumo delle torce.
La nascita delle prime forme di apicoltura forestale risale invece a 2000 anni fa, quando l’uomo, credendo ancora che l’habitat ideale per le api fosse solo il bosco, praticava buchi negli alberi, attirando le api attraverso un particolare procedimento nella speranza che vi si stabilissero. Una pratica ormai diventata rara, sostituita nei secoli dalla diffusione degli allevamenti di api nelle arnie.
La moderna apicoltura è un esempio di collaborazione tra uomo e ape. L’apicoltore, infatti, non solo preleva il miele dalle arnie, ma si prende cura delle api, senza limitarne la libertà. Fra le molte varietà di miele prodotte in Italia, una prelibata rarità della Sardegna, dell’isola d’Elba e delle zone della costa tirrenica che hanno morfologia e clima simile come i Monti dell’Uccellina, Circeo, Cilento, è il miele di corbezzolo, specie caratteristica della macchia mediterranea, a fioritura autunno-invernale.
Una nuova produzione per il nostro Paese è il miele di coriandolo, pianta aromatica della stessa famiglia botanica della carota, del sedano, del prezzemolo e del finocchio.
Volando più lontani, in Nuova Zelanda si produce il miele dagli arbusti di manuka, tra i più costosi al mondo, e negli Stati Uniti dai grandi alberi di liriodendro.
Il miele si produce anche dalla melata. Insetti come afidi e cocciniglie si nutrono della linfa delle piante, composta soprattutto da acqua e zucchero: i loro scarti rimangono sui rami e sulle foglie di abeti e pini soprattutto. Le api li raccolgono e li trasformano nel pregiato “miel di bosco”, che gli antichi credevano provenire dalle stelle.
Un ennesimo esempio che dimostra come in natura non si butti mai via nulla.
Alla prossima puntata…
Fonti:
“Il regno delle api” di Piotr Socha (ElectaKids, 2016)
informamiele.it