Natura sensitiva e l’invenzione della carota color carota

Testo di Eleonora Diana

“La capacità di progettazione umana ha reso la natura ipernatura. L’ipernatura è un’esagerata messinscena della natura come non esiste nella realtà. É meglio di quella di partenza: un po’ più bella, un po’ più patinata, un po’ più sicura rispetto alla precedente. L’ipernatura è cultura sotto mentite spoglie”*
(Nextnature)

Abbiamo un segreto da rivelarvi sulla carota: il color carota non è mai esistito in natura. É “un’invenzione” moderna.
Prima esistevano tanti altri colori, ma non l’arancione!

Gli albori: le carote bianche, rosse, gialle

La storia della carota è una storia piena di misteri, in quanto non siamo ancora riusciti a capire quando venne addomesticata.
Grazie a Nikolaj Ivanovic Vavilov e ai suoi viaggi in giro – nel vero senso della parola – per il mondo, vengono riscoperte alcune carote spontanee in Afghanistan e nel Kashmir: diverse dalle nostre beniamine color carota, sono porpora, rosa e gialle.
Grazie al suo lavoro, e a numerosi studi successivi, si comprende che la carota è stata coltivata per la prima volta in Afghanistan, in particolare quella rossa, nella zona dell’Himalaya e delle zone limitrofe.
Secondo Ibn al-Awwan, autore agronomo del XIII sec., nella Palestina del VI sec. a. C. erano due le varietà conosciute: una rossa, saporita e sottile, e una gialla. Si mangiavano preparate con aceto, in salamoia, con altre verdure o semi, a volte impastate con il pane.

Nel mondo romano, tuttavia, queste due varietà non sono citate, tanto che il grande cuoco Apicio, e non solo lui, parla di una carota bianca per eccellenza, da preparare fritta o in insalata, ma nemmeno un cenno sugli altri colori.

Come mai nei testi romani non compaiono?
Certo è che, nel caso in cui le carote colorate fossero già conosciute a Roma, è stata la carota bianca ad essere la prediletta e privilegiata.
Bianca come la pastinaca (grossa radice bianca simil carota, che di carota non sa), le due rimasero un po’ una la gemella dell’altra, spesso confuse e sostituibili, all’incirca fino al XVI secolo.

In viaggio

Probabilmente, viaggiando come nomadi e con i nomadi lungo entrambe le direzioni della via della Seta, le vivaci carote afghane arrivano in Spagna, trasportate tra il X e il XIII sec. dalle carovane orientali attraverso il Nord Africa. Ma non solo! Probabilmente passando dal centro Europa o dai paesi di lingua slava.
Dopodiché le grandi viaggiatrici partono alla volta dell’est: dall’Iran alla Cina nel XIII sec. e ripartono poi verso il Giappone nel XVII.
Viene citata nel XIII sec. dall’italiano Pietro de’ Crescenzi quando la descrive venduta a mazzi sui mercati italiani, e allo stesso modo arriva anche in Germania, nei Paesi Bassi e più tardi nel Regno Unito, mentre in Francia quelle rosse non sono molto amate perché “sporcavano il brodo”.
Ecco che nel XVII sec. le carote invadono parte del mondo, rendendolo un po’ bianco, un po’ rosso e un po’ giallo.

E quando compare il color carota?

Ma come mai nel XVIII sec. le carote sono per la maggior parte arancioni? Che cosa è successo?
A quanto pare la carota color carota è nata da ibridatori olandesi che, per celebrare il condottiero Guglielmo d’Orange, la rendono appunto “orange”.

La carota arancione piace, spopola, inizia ad essere rappresentata nelle nature morte e nei quadri (a dir la verità, secondo Bloch-Dano, abbiamo la prima testimonianza della comparsa di una carota arancione proprio attraverso un’opera del 1618, “Venditrice di verdure al mercato di Utrecht” di Witteval), finché, in ritardo rispetto alla pittura, nel 1721 gli agronomi citano finalmente la Long Orange Dutch carrot, antesignana dell’arancione-arancione Horn carrot, oggi così tanto abbondante e il cui nome deriva forse dalla cittadina di Hoorn, nei Paesi Bassi, dove fu “inventata”.

Rimangono ancora molti misteri sulla storia dei viaggi della carota.
Una storia non per forza tutta arancione.

Fonti:
“La favolosa storia delle verdure” Évelyne Bloch-Dano (add editore, 2017)
washingtonpost.com
carrotmuseum.co.uk
nextnature.net

*“Human design has made nature hypernatural. Hypernature is an exaggerated simulation of a nature that never existed. It’s better than the real thing: a little bit prettier, slicker and safer than the old kind. Hypernature is culture in disguise.”

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