Natura sensitiva e l’isola marziana

Testo di Eleonora Diana

Si chiama Ascensione ed è un’isola vulcanica in mezzo all’oceano Atlantico.
Una storia particolarissima la sua, legata al botanico britannico Joseph Hooker che, su suggerimento dell’amico Charles Darwin, vi creò il primo ecosistema artificiale nella storia dell’umanità e l’unico ad avere dimensioni così vaste.

Salto nel tempo, siamo intorno alla metà dell’Ottocento quando Hooker inizia a spedire su quest’isola particolarmente brulla 330 piante dai Kew Gardens di Londra.
Da quel momento, ogni anno, tra il 1850 e il 1870, in collaborazione con gli orti botanici di tutto il mondo, continua le sue spedizioni fino a piantare più di cinquemila alberi provenienti dai diversi continenti ai quali si aggiungono animali domestici dall’Europa e uccelli dall’Africa. Non tutti gli alberi sopravvivono e quando Hooker smette di piantarne, soltanto i più resistenti e adatti al clima locale iniziano a moltiplicarsi.

L’ecosistema della montagna su cui crescono le piante, chiamata poi Green Mountain in onore dell’esperimento, si evolve nel tempo. Il clima e la geografia di Ascensione, oltre alla sua idrologia, cambiano: le chiome degli alberi, producendo e trattenendo umidità, creano il primo specchio di acqua dolce dell’isola in cima alla montagna.

Cambiamenti così importanti per i quali ancora oggi l’isola continua ad essere oggetto di grande interesse e osservazione.

Crescere piante su Marte


Siamo negli anni ’90 del XX secolo: per il fenomeno che ha portato un mutamento così rapido e notevole dell’ecosistema di Ascensione, gli scienziati coniano il neologismo “terraformazione“ che definisce un processo artificiale volto a rendere abitabile per l’uomo un altro pianeta. Ora, nel XXI secolo, è proprio ciò che i biologi vorrebbero riprodurre su Marte, in quanto l’isola rappresenta un modello per questa ipotetica operazione di giardinaggio.

L’importanza di Ascensione non finisce qui: studiarla potrebbe aiutare a creare ecosistemi vegetali in zone desertiche della Terra ed aumentare la produzione di cibo; nell’ambito di difesa e conservazione dell’ambiente invece, per comprendere come la flora autoctona sia stata avvantaggiata dall’introduzione di nuove specie vegetali. Recenti studi, infatti, hanno scoperto che spesso l’introduzione accidentale di piante non ha provocato l’estinzione di animali o altri vegetali, com’è capitato per esempio in Nuova Zelanda e in Australia. Questi esempi, così come quello di Ascensione, potrebbero aiutare a ripensare le strategie di conservazione ambientale.

Ma nell’ecosistema artificiale dell’isola non tutto è “rose e fiori”: piante estinte e molte a rischio di estinzione. Lo stesso Joseph Hooker, alla fine della sua vita, rimpianse il suo esperimento, immaginando la scomparsa di alcune specie. Tuttavia chi oggi lavora per proteggere l’ambiente di Ascensione non è pessimista e punta a conservare sia quelle autoctone sia quelle introdotte per un nuovo modello: la coesistenza di ecosistema naturale e artificiale.

Fonte e articolo completo:
ilpost.it

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