Viaggio con paesaggio e il soundscape: l’eco del silenzio

Testo di Eleonora Diana

“L’ossessione per la vista ci ha condotto a produrre un’infinità di immagini di luoghi bizzarri e splendidi, ma pochissime registrazioni di suoni meravigliosi”1

Il paesaggio è per noi principalmente visivo, ma non è propriamente così. Possiede infatti un’altra dimensione che, in questo momento molto particolare, forse qualcuno avrà riscoperto: la dimensione sonora.

Soundscapes


Il concetto di soundscape è stato concepito da Raymond Murray Schafer, fondatore dell’ecologia acustica.
Nella pratica l’ecologia acustica ha l’obiettivo di sensibilizzare il mondo allo studio, alla pratica, alla progettazione del paesaggio sonoro come alternativa all’inquinamento acustico.
La pulizia aurale – rieducazione all’ascolto – e le passaggiate sonore, scandite da particolari esercizi specifici, trovano nella conservazione dei paesaggi sonori una delle loro principali applicazioni.
Soprattutto di fronte alla massiccia invadenza dell’uomo, o semplicemente di fronte al suo intervento, la scomparsa di interi habitat o contesti specifici urbani e naturali porta all’estinzione anche del paesaggio sonoro di cui vivono.

Il presupposto fondante, quindi, risiede nell’idea che ogni paesaggio naturale possegga una dimensione sonora peculiare, che collabora alla costruzione e corrobora il paesaggio stesso.
Se la dimensione sonora cambia, viene meno la completezza di quello spazio specifico: un bosco non viene percepito come tale se in lontananza sentiamo una motosega o il rumore del traffico sul fondo.
Non è tutto qui.
Un diverso soundscape modifica la percezione che abbiamo del medesimo luogo, trasformandone l’essenza stessa.
La neve e il temporale ne modifcano radicalmente la percezione.

Il suono si relaziona al genius loci di un luogo, ne è la lingua e il dialetto.

Il silenzio


Da anni ormai le nostre città vivono questioni e problematiche legate all’inquinamento acustico e il periodo di quarantena lo ha fatto percepire con prepotenza.

Le oasi di tranquillità nelle zone urbanizzate sono un aspetto ormai chiave in una prospettiva di futuro sostenibile.
Alcune ricerche propongono di definire “tranquille” quelle aree dall’intensità sonora non superiore ai 55 decibel (più o meno il rumore di un frigorifero), un altro studio propone il livello pari al rumore in una biblioteca.2
Se così fosse, costruirle in una città sarebbe impensabile. Invece, il rumore è un fattore soggettivo e relativo. Una zona può essere percepita più silenziosa se relazionata ad aree particolarmente caotiche.

La sensazione di tranquillità, infatti, non nasce da un valore specifico di decibel, ma dall’armonia di tutti gli stimoli percepiti:
“La reazione emotiva complessiva è frutto dell’aggregazione di ciò che vediamo, udiamo, annusiamo, gustiamo e tocchiamo” 3
Secondo uno studio, la percezione di serenità è, infatti, sia connessa alla vista di un paesaggio naturale o alla vista delle stelle, sia collegata alla dimensione dell’udito (e non solo) e all’assenza di elementi uditivi molesti.
L’udito funziona diversamente dalla vista: si fa fatica a non “sentire” un suono o un rumore. Questo perchè le nostre orecchie sono programmate a riconoscere i pericoli. Immediatamente. Un suono viene percepito come molesto nel momento in cui stimola i sensi in maniera contradditoria, provocando reazioni contrastanti nel soggetto. Sono quindi gli stimoli contradditori a diventare “rumore”.
In condizioni di inquinamento sonoro, il nostro cervello è costretto a lavorare senza sosta per ignorare i rumori circostanti e selezionare quelli che potrebbero essere considerati come un potenziale pericolo. É continuamente costretto a scegliere cosa ascoltare, controllando tutto quello che passa (“una controllata menomazione”4).

La tranquillità, quindi, non è connessa alla presenza dell’assoluto silenzio, che è un’esperienza eccezionale e nella maggior parte dei casi spaventosa: entrare in una vasca di deprivazione sensoriale o in una camera anecoica – una stanza ultrasilenziosa le cui pareti non fanno alcuna eco – è una pratica al limite dello scioccante.
La sensazione di quiete è invece connessa al suono della natura, che non è silenzio, ma assenza di rumore.
E la natura non è per nulla silenziosa.
“Non ci sono rumori in natura, ma soltanto suoni”5
Ogni soundscape naturale vive di relazioni specifiche tra animali e paesaggio: il canto delle cicale, tra i tanti esempi, viene deflesso dai tronchi delle foreste (dove il tempo di riverbero equivale a quello di una sala da concerto per musica barocca).
Non si è ancora capito (e nemmeno molto studiato) come mai il contatto, la visione, l’immersione o l’ascolto della natura riduca così vorticosamente i livelli di stress: uno degli studi più citati è quello che racconta di come pazienti sottoposti alla rimozione dei calcoli biliari si siano ripresi più velocemente se la degenza veniva trascorsa di fronte a una finestra che guardava un paesaggio, piuttosto che un muro.

Di certo esistono tra i soundscapes, come li definisce Schafer, “paesaggi sonori ad alta fedeltà”:
“Partendo dalla considerazione che un sistema audio di buona qualità riproduca i suoni riducendo fortemente o rimuovendo del tutto i rumori indesiderati, Schafer ha definito un paesaggio sonoro hi-fi come un luogo in cui il nostro udito non è sopraffatto dai rumori molesti e ha accesso a informazioni sonore utili e anche relativamente complesse. Uno a bassa fedeltà è definito da Schafer come un contesto in cui i singoli suoni sono coperti dal rumore del traffico o da altri suoni di origine umana”6

Che l’inquinamento acustico e il rumore continuo siano una sicura causa di stress, ormai è dato per assodato.
É tuttavia anche una responsabilità umana nei confronti dell’ambiente e delle specie che li condividono con noi. Un esempio: le cinciallegre di città come Londra, Parigi e Berlino, hanno cambiato il loro canto, più rapido e di tonalità più alte, per superare i rumori di sottofondo.
Questa modifica ha portato a una sorta di incomunicabilità tra individui della stessa specie, ma di contesto diverso (città – campagna), provocando una serie di conseguenze sull’accoppiamento e quindi sul futuro della specie in questione.

Il valore del silenzio: progetti e futuro


“and I only had one goal, and that was to become a better listener”7

Il silenzio, la conservazione di specifici soundascapes ad alta fedeltà, sono ormai concetti con cui dovremo fare i conti.

Sulla scia di queste nuove istanze, Gordon Hempton, un ecologo acustico e vincitore dell’Emmy Award come fonico, fonda nel 2005 il progetto “One Square Inch of Silence” per preservare rari ecosistemi dall’inquinamento acustico e per salvaguardare il silenzio naturale. É una nicchia che, a suo dire, non è stata mai toccata neppure dal traffico aereo ed è la più silenziosa di tutti gli Stati Uniti: un piccolo ciottolo rosso indica “un pollice quadrato di silenzio”.

“If nothing is done to preserve and protect this quiet place from human noise intrusions, natural quiet may be non-existent in our world in the next 10 years. Silence is a part of our human nature, which can no longer be heard by most people.”8

In Inghilterra è stata quantificata la quiete attraverso la pubblicazione di una mappa del Paese a seconda del livello di silenzio. Il governo giapponese realizzare un progetto per la conservazione e diffusione dei soundscape simbolo dell’identità culturale giapponese. (Natura Sensitiva e la seduzione che seduce)

Molti walkscapers cercano il silenzio.
Oltre a un turismo lento, forse dovremmo iniziare a dare forma ad un turismo in ascolto, perchè noi non possiamo rifiutare l’esprienza del suono.

Note
1 da “Pianeta acustico, pag.28;
2 da “Pianeta acustico”,pag. 230;
3 da “Pianeta acustico”, pag. 226;
4 da “TEDxAmazonia – Gordon Hempton | wants to save silence from extinction“, 3.33′
5 da “Sovranità del silenzio”, pag. 21;
6 da “Pianeta acustico”, pag. 225;
7 “TEDxAmazonia – Gordon Hempton | wants to save silence from extinction“, 2.51′
8 da https://onesquareinch.org/

Fonti:

Video:
TEDxAmazonia – Gordon Hempton | wants to save silence from extinction
Preserving One Square Inch of Silence

Sitografia:
onesquareinch.org
atlasobscura.com/articles/changing-sound-of-cities
atlasobscura.com/places/one-square-inch-of-silence
cpre.org.uk

Bibliografia:
“Pianeta acustico. Viaggio fra le meraviglie sonore del mondo” Trevor Cox (edizioni Dedalo, 2015)
“Sovranità del silenzio” David le Breton (Mimesis / Accademia del silenzio, 2016)

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