Testo di Eleonora Diana
Esiste una rupe “tagliata con il coltello”, di 19 milioni di anni fa, dal nome tanto strano, con un pianoro erboso e noccioleti, magica, difficile da percorrere solo all’inizio e poi tanto più facile tanto più si sale. Lo stesso Dante Alighieri racconta:
Ed elli a me: «Questa montagna è tale
che sempre al cominciar di sotto è grave;
e quant’ uom più va su e men fa male.»
É la pietra di Bismantova, che svetta vicino a Castelnovo ne’ monti, in provincia di Reggio Emilia. Talmente fascinosa da aver dato forma al detto “al mal d’la Preda” (il male della Pietra), una sorta di nostalgia e ossessione per la Pietra.
Le leggende che la circondano sono numerose: si dice che il diavolo abbia dimorato sulla sua piana, lasciando persino le orme del suo passaggio, e si racconta che sulla pietra siano stati registrati picchi di radioattività e cambiamenti del campo elettromagnetico.
Leggende a parte, Bismantova è stata motivo di enormi fascinazioni, tanto che, quando Dante la vide, fu probabilmente ispirato nella concezione della forma stessa del Monte del Purgatorio (IV Canto del Purgatorio): un monte altissimo, che si erge come un’isola, i cui lati sono aspre balze rocciose e la cui sommità è uno spazio pianeggiante, il Giardino dell’Eden.
L’origine del suo nome è stata discussa e interpretata in diversi modi.
Seguendo Tito Livio, potrebbe provenire da Vis montium, ovvero “porta dei monti”, per la sua capacità di essere visibile come un faro da lontano.
Più affascinante invece l’origine etimologica di Luciano Serra: Bismantova verrebbe dalla radice celtica vis (che poi si trasforma per una serie di fenomeni linguistici in bis) del vis (vischio) celtico, pianta sacra, capace di curare ogni malattia, che scende dal cielo. I Celti abituati a dare nome ai luoghi, ai boschi, alle acque, pensarono probabilmente a una divina Vismentua. Per l’interscambio fra vis e bis, Bismentua e infine Bismantua, dea della scienza lunare e del rito della raccolta lunare del vischio. In celtico “men” significa sia “luna” sia “tavola“, come un altare. Così sembra sempre più probabile che la pietra fu il grandioso tempio del vischio, tagliato dalle querce dei boschi accanto con un falcetto d’oro durante la sesta notte di inizio crescente del plenilunio.1
Particolare e sacra anche per la presenza dell’eremo, nato intorno al 1400 vicino ad uno zampillo d’acqua, ai piedi della roccia. La visita alla “Madonnina” era un pellegrinaggio (spesso senza scarpe), “da Castelnovo, lungo l’antico sentiero arrivava all’Eremo e si concludeva con l’ascesa alla sommità”.2
Custode di specie protette come Hieracium tomentosum, Delphinium fissum e Alyssoides utriculata, la pietra incanta anche per la stupenda fioritura di orchidee selvatiche tra cui Orchis pallens e Orchis mascula.
Fonti:
ambiente.regione.emilia-romagna.it
atlasobscura.com
caireggioemilia.it
valdasta.it
academia.edu
raiscuola.rai.it
appenninoreggiano.it
wikipedia.org
lapietraelabismantova.it
Note:
- Luciano Serra, Bismantova: definizioni e ipotesi etimologica (.pdf)
- lapietraelabismantova.it