Testo di Anna Rapisarda Visual Designer
“L’aver subordinato il giardino alla botanica è stato il peccato più grave mai commesso contro il giardinaggio artistico”
Ecco il pensiero di William Robinson, l’irlandese che amava le piante e detestava la botanica (e il vetro).
Un giovane e vendicativo giardiniere
L’odio radicato per tutto ciò che nel giardinaggio sapeva di artificiale e il suo definitivo abbandono dell’Irlanda, furono probabilmente generati da un fatto accaduto in gioventù.
L’impaziente apprendista giardiniere si vendicò con il suo ipercritico datore di lavoro, lasciando che il gelo distruggesse un’importante collezione di piante da serra calda.
La rivoluzione
Ci si avvicinava sempre più all’epoca tardo-vittoriana e…
Con i sempre più insostenibili costi di manutenzione delle serre che spingevano al ritorno di un giardinaggio all’aperto, e con la Royal Horticoltural Society che anticipava un nuovo pubblico interessato alla coltivazione delle piante rustiche e semi-rustiche, per Robinson il terreno era molto fertile.
Se si aggiungono il suo “bel caratterino”, le sue passioni e l’aiuto dell’artista Gertrude Jekyll, William era destinato a segnare una tappa fondamentale nella storia del giardino.
E così fu.
Robinson e il giardino naturale
Le curiosità e le meraviglie botaniche che entusiasmavano i suoi contemporanei, i profumi e i colori delle piante tropicali che gli altri adoravano, lo infuriavano.
Le aiuole complicate e leziose gli scatenavano la stessa reazione.
La sua bandiera sventolava nel giardino naturale abitato da alberi rustici e semi-rustici, da arbusti e perenni che dovevano trovarsi in grande abbondanza nelle “valli e gole frastagliate della Cina occidentale, sotto le cime candide delle sue grandi montagne”.
Così, grazie a Robinson, partì una grande corsa alle piante verso quelle terre. Importanti furono le soddisfazioni per molti cercatori dilettanti, enormi i profitti per i professionisti e migliaia i nuovi generi e specie nei giardini dell’occidente.
Fonte:
“I cacciatori di piante” Michael Tyler Whittle (DeriveApprodi, 2015)