Parliamo di genesi, come ha inizio la vostra storia?
A: Sono cresciuto tra i boschi della Spina Verde e le montagne del Lago di Como, dove mia nonna aveva un orto e una straordinaria varietà di piante fiorite, quasi una collezione botanica. Ispirato dalla passione per la natura ho frequentato la Fondazione Minoprio, che mi ha permesso di lavorare in rinomati giardini storici come La Cervara a Portofino e l’Isola del Garda dei Conti Cavazza a Salò.
Ho continuato gli studi, frequentando prima la facoltà di agraria a Milano e poi quella di Progettazione e Gestione del Verde Urbano e del Paesaggio a Pisa, dove la mia Tesi sulla riqualificazione del parco di San Martino a Como mi ha permesso di vincere una borsa di studio come ricercatore presso il dipartimento di architettura della University of Florida.
Contemporaneamente agli studi ho intrapreso l’attività professionale, prima come giardiniere e poi come Dottore Agronomo, collaborando con alcune delle più importanti aziende italiane e offrendo oggi consulenza per la progettazione di giardini, terrazzi e grandi parchi, seguendo la realizzazione dei lavori e l’evoluzione del giardino negli anni.
L’essere anche giardiniere mi permette di unire l’esperienza manuale del campo a quella tecnica e scientifica.
In che modo la natura ispira i vostri progetti e il vostro stile di vita?
D: Ricerco la massima naturalità sia nei miei progetti sia nelle attività quotidiane. Inizialmente ricercavo una natura perfetta, col tempo ho imparato a vedere oltre a quella che per molti è “imperfezione”: foglie cadute, erbacce, disordine sono per me un diverso equilibrio, tanti piccoli ecosistemi in sintonia tra loro.
Apprezzare la natura, secondo me, è anche questo: sapersi emozionare per una pianta pioniera che cresce nell’asfalto. Essere consapevoli che la natura, come noi, vive di momenti splendenti e di altri più soffusi, ma rimane sempre un ciclo continuo di vita.
Come immaginate il vostro “paesaggio mentale” quando create? Ci sono luoghi reali o immaginari che vi guidano?
D: Quando arriva il momento di creare e progettare un’area di qualsiasi tipo mi piace immergermi totalmente in un luogo pieno di verde.
Uno dei luoghi da cui traggono maggior ispirazione le mie fantasie progettuali è la foresta pluviale, il luogo con più biodiversità animale e vegetale possibile. Un’area verde dev’essere selvaggia, un po’ cupa a volte, deve emanare mistero e voglia di addentrarsi. Chissà che magari un giorno riesca finalmente a creare un piccolo pezzo di foresta pluviale in qualche mio progetto.
Quali sono le persone che più vi hanno ispirato in ambito artistico e professionale?
A: Potrà sembrare superficiale ma oserei dire moltissime persone. Ho vissuto e lavorato in contesti molto diversi tra loro: dai cantieri in cui aiutavo i muratori a posare le pavimentazioni per i giardini, ai sopralluoghi in Florida meridionale con ingegneri e paesaggisti incaricati dal governo degli Stati Uniti per progettare infrastrutture atte a ridurre il rischio di alluvioni e quindi a salvare vite umane; dai piccoli giardini domestici ai grandi cantieri come quello per la realizzazione di uno dei distretti di CityLife a Milano; dalle potature delle piante da frutto nel gelo di febbraio ai frutteti della Fondazione Minoprio allo studio su come regolarne la produzione in base alle componenti genetiche nei laboratori dell’Università di Milano e così via.
In tutte queste esperienze ho incontrato persone di ogni tipo, con cui ho passato una sola giornata o addirittura mesi e con le quali, guidato dalla mia irrefrenabile curiosità e voglia di imparare, mi sono confrontato.
Ad esempio, ricordo quando, durante i rilievi di geobotanica sul Monte Pisano, il mio professore sgattaiolava sotto ai cespugli per cercare piccole piantine che avrebbero potuto darci un messaggio importante per capire la possibile evoluzione di quell’ecosistema. Penso quindi che chiunque possa rappresentare una fonte di ispirazione, basta solo ascoltare nel modo giusto.
Cosa significa per voi giardinaggio evoluto?
A: Penso che giardinaggio evoluto sia un sinonimo di giardinaggio consapevole. Mi piace credere che esista un movimento di persone che, come me e Davide, vedono nel giardino un’opportunità: la creazione di un piccolo angolo di bellezza e sperimentazione che permetta di accantonare i problemi e il caos che sono ormai parte della nostra quotidianità. Un giardinaggio evoluto è la consapevolezza che se si pianta un albero tutto il vicinato un giorno ne potrà godere, sia in termini di bellezza paesaggistica sia per gli importanti vantaggi ecosistemici che esso ci donerà, come lo stoccaggio della CO2, l’assorbimento delle polveri sottili e così via. In molti quartieri americani non esistono le nostre tipiche siepi di chiusura o le recinzioni ma il classico frontyard che vediamo nei film, ovvero il giardino che si affaccia sulla strada. È stupendo vedere come tutti nel fine settimana ci tengano a dedicare qualche ora per lavorarci, chiacchierare con i vicini o addobbarlo con una genuina competizione durante le festività. Questo mi ha fatto prendere consapevolezza di come un giardino residenziale possa fungere da verde pubblico e addirittura favorire la creazione e il consolidamento di una comunità.
Qual è la vostra personale forma d’esercizio per la meraviglia?
D: La mia personale forma di ispirazione parte dal continuo studio e ricerca delle essenze botaniche. Un progetto di paesaggio, a qualsiasi scala, deve prima di tutto essere studiato da questo punto di vista, poi entrano in gioco forme, design e materiali. La ricercatezza botanica non è solo stupire con piante particolari, ma ricercare armonia nel contesto in cui queste si andranno a collocare, sapendole accostare tra loro con equilibrio affinché risultino funzionali sia esteticamente che tecnicamente.
La continua scoperta di specie e varietà, tramite libri, analisi di progetti realizzati, visite in vivai e parchi del mondo, permette sempre di stupirsi e apprendere nuove competenze che spesso mi trovo a riproporre nei miei progetti. Osservare la natura, comprenderne le dinamiche e lasciarsi ispirare dal suo equilibrio spontaneo è un processo continuo. Senza fantasia botanica, la progettazione perde la sua essenza, e con essa anche la realizzazione.
La nostra passione, che è poi diventata lavoro, parte proprio da questo.
Quale emozione o sensazione sperate si provi entrando in contatto con il vostro lavoro?
Questa creazione rappresenta per noi una sfida molto importante: non ci siamo limitati ad un semplice allestimento artistico ma a ricreare un vero e proprio giardino. Lo scopo è quello di consentire a chi lo visita di immergersi in un mondo parallelo, di varcare quella soglia di rami intrecciati all’ingresso del percorso ed essere catapultati in un luogo selvaggio, dove il verde è predominante e altri spruzzi di colore come quelli degli anemoni e della Muhlenbergia vanno a costituire la tela di un dipinto. Vogliamo che lo spettatore ritorni bambino, invogliato da quella curiosità di esplorare ed imparare, percorrendo un percorso di forme, suoni, colori e odori per poi giungere come un adulto al momento di prendere una decisione: ci si troverà infatti di fronte ad un bivio dove, da una parte sarà indicata l’uscita e dall’altra ci sarà un percorso intrigante e sfarzoso, che avrà l’obiettivo di nutrire quella primordiale tentazione che è in tutti noi. Ma cosa ci sarà dopo quel bivio? Si verrà catapultati fuori da questo giardino dell’Eden o si arriverà in un luogo ancora più magico?
Cinque parole per voi strettamente legate al concetto di Giardino dell’Eden.
Bellezza, curiosità, sorpresa, tentazione, primordiale.


Bio
Andrea Volonterio e Davide Simoncini, comaschi classe 1999, si formano sin dalla giovane età in Fondazione Minoprio. Lavorano in prestigiosi giardini italiani e si laureano a Milano con due tesi congiunte su un progetto di paesaggio per l’Ospedale Ferrero in Piemonte.
Davide si specializza in paesaggismo a Genova, Andrea in garden design e arboricoltura a Pisa, poi ricercatore all’University of Florida.
Collaborano per progettare spazi verdi di qualità, distinguendosi per il loro stile wild e l’elevata competenza botanica.