7 _ Spazio “Ecospirituale”
Qualche domanda a Daniela Giraudo
Parliamo di genesi, come ha inizio la tua storia?
Fin da bambina, ho coltivato la mia passione per il giardinaggio, trasformando la stanza più luminosa della casa nella mia serra personale. Nel giardino di casa, invece, mi affascinava osservare il brulicare della vita animale, immersa nella bellezza della natura. Crescendo ho deciso di intraprendere gli studi per diventare perito agrario, lavorando poi in un vivaio per oltre 15 anni. Nel frattempo non ho mai smesso di studiare progettazione e frequentare corsi di aggiornamento. Come coronamento di questi anni di dedizione e impegno, ho deciso di aprire il mio vivaio, ‘Il giardino dei giunchi’ dove coltivo le piante che poi utilizzo nei giardini che progetto e realizzo.
In che modo la natura ispira i tuoi progetti e il tuo stile di vita?
La natura ispira moltissimo la mia vita, motivo per cui ho scelto di vivere in una cascina in campagna, di coltivare piante e di progettare giardini
Riguardo i miei progetti: mi sento una grande osservatrice della natura, cerco di capire quali siano i processi con il quale si organizza per poterli riprodurre (o meglio, per poterli assecondare). La distruzione avviene quando si cerca di contrastare questo processo. È sufficiente osservare la specie umana e, in particolare, la cultura antropocentrica per capire i danni che stiamo causando. Finiremo per autodistruggerci, ma la natura, questo immenso e intelligente organismo, continuerà a esistere.
Quindi ispirarsi alla natura vuol dire seguire in qualche modo un processo già sperimentato e che funziona da milioni di anni, assecondarlo e aggiungere la propria creatività. Nel mio lavoro mi impegno sempre per creare giardini che siano a misura di tutte le specie che lo abitano. Piacevoli per gli esseri umani ma anche per gli altri organismi.
Come immagini il tuo “paesaggio mentale” quando crei? Ci sono luoghi reali o immaginari che ti guidano?
Credo che alla base del processo creativo ci sia una scintilla, un’intuizione. È quello che avviene quando ci si ferma, si smette di ascoltare i pensieri e si dà spazio e ascolto a quella parte più legata alla natura anche intesa come conoscenza che tutto ha generato e di cui facciamo parte.
Questo processo di arresto è quello che secondo me davvero mette in contatto con il genius loci del giardino. È quell’attimo in cui dici: ecco l’idea giusta! E poi la si sviluppa mettendo in gioco tutto il bagaglio di conoscenze acquisite, ricordi dei paesaggi visti, giardini visitati. Ma se parto solo da una elaborazione mentale, non funziona.
Quali sono le persone che più ti hanno ispirato in ambito artistico e professionale?
Sicuramente Giancarlo Barbadoro, il filosofo a cui ho voluto rendere omaggio con questo progetto, pioniere dell’Ecospiritualità e profondo amante della natura. Barbadoro mi ha trasmesso il concetto di arte del silenzio da cui traggo ispirazione, ma anche il coraggio di pensare al di là dell’antropocentrismo, e il rispetto per tutte le forme di vita.
Di grande ispirazione è per me anche Rosalba Nattero, ricercatrice e giornalista che ha poi raccolto, portando tutt’ora avanti, questa grande e preziosa eredità culturale.
E poi paesaggisti come Gilles Clement, con il suo giardino in movimento e Piet Oudolf, per il suo sapiente utilizzo delle perenni nelle loro texture e colori. Vorrei nominare anche architetti come Roberto Burle Marx e Zaha Hadid per lo studio delle forme e infine Masanobu Fukuoka per i suoi metodi di coltivazione naturali frutto dell’osservazione analitica degli intricati processi della natura.
Cosa significa per te giardinaggio evoluto?
Il concetto di giardinaggio evoluto è racchiuso perfettamente nell’idea del ‘giardino ecospirituale’.
“L’ecospiritulità è la filosofia della Natura, un’esperienza di armonia interiore che si estende a tutto ciò che ci circonda nel rispetto dell’ambiente e di tutte le forme di vita…. questo porta a rivalutare il rapporto dell’individuo con l’ambiente, dove tutte le creature viventi, e lo stesso pianeta vengono ad assumere un valore e una dignità equivalenti a quelle dell’uomo” dal libro ‘Tutti figli di Madre terra’ di Barbadoro, Nattero. Questa, a mio avviso, è la filosofia che può davvero ispirare un giardinaggio evoluto. A livello pratico si traduce nella ricerca di soluzioni atte ad impattare meno a livello ambientale partendo da una gestione dei giardini consapevole in cui l’uomo è solo una delle componenti, a parità di tutti gli altri abitanti.
Qual è la tua personale forma d’esercizio per la meraviglia?
Una passeggiata immersa nella natura. Osservare ciò che ho intorno senza dare nome a ciò che vedo. Come se fosse la prima volta che le osservo. E succedono cose particolari. Meraviglia.
Quale emozione o sensazione speri si provi entrando in contatto con il tuo lavoro?
La sensazione che non si è gli unici abitanti del giardino ma si entri a far parte di un insieme. Pieno di cose da scoprire, più o meno nascoste. Spero susciti curiosità, meraviglia e appartenenza.
Cinque parole per te strettamente legate al concetto di Giardino dell’Eden.
Ancestrale, selvatico, vitale, luogo di partenza e luogo a cui tornare

Pierre-Alexandre Risser
Bio
Torino, classe 1978, Daniela Giraudo è una paesaggista e vivaista che ha trovato nella natura la sua vocazione. Nel suo vivaio Il Giardino dei Giunchi a Settimo Torinese, coltiva ricercate essenze che poi utilizza nei giardini che progetta e cura. Diplomata come perito agrario, ha arricchito la sua formazione con corsi in garden design e progettazione di giardini spontanei. Guidata da un profondo legame con la terra e una costante ricerca di armonia, crea spazi che promuovono vita e sostenibilità.