4 _ Spazio Amorfini Garden “Hortus/Silva”
Qualche domanda a Davide Boschetti
Parliamo di genesi, come ha inizio la tua storia?
La mia avventura inizia nella natura incontaminata della Lunigiana, quella terra selvaggia e dimenticata incastonata tra Alpi Apuane, Mar Ligure ed Appennino Tosco/Emiliano. Lì ho passato l’infanzia a stretto contatto con piante e animali, eterni compagni di crescita tanto quanto le persone. Dopo anni di studi artistici e di difficile convivenza con il cemento, cercando un modo per esprimere me stesso, sono tornato al verde e al respiro dei monti mantenendo la voglia e la curiosità di viaggiare ed esplorare. E anche nei viaggi lo sguardo e l’attenzione sono sempre caduti sulle foglie, sui petali o sui tronchi della vegetazione che incontravo, sia tra i palazzi che immerso nelle foreste. Ho capito che la mia vera forma di espressione passa per forza attraverso le piante e la creazione di piccoli mondi naturali ma immaginari. Da anni lavoro come giardiniere e paesaggista in un’azienda locale che mi offre l’opportunità di crescere professionalmente e di dare libero sfogo alla mia creatività.
In che modo la natura ispira i tuoi progetti e il tuo stile di vita?
Credo che la creazione di qualsiasi tipo parta dall’osservazione diretta e attenta della natura, dall’analisi dei suoi volumi ed equilibri e apparenti casualità. Dagli accostamenti cromatici dai quali non si riesce a staccare l’occhio. La creazione di un paesaggio diventa quindi il semplice tentativo di cogliere ed esagerare quel dettaglio o quella sensazione che la natura da sola ci offre, e di rendere tutto fruibile a tutti. Cerco compulsivamente di rispettare ed imitare la natura come meglio posso e di portarne un pezzo nella vita di chiunque incontro. Dai primi disegni sui banchi di scuola fino a quelli più complessi degli anni successivi sono sempre stato guidato dagli elementi naturali, eterni protagonisti reali o surreali. Nei miei progetti ora c’è ancora la stessa voglia di catturare l’essenza di un ambiente naturale, di filtrarlo e riproporlo con il rigore o la casualità che il posto e il momento richiedono. La natura alla fine è sempre stata la mia più grande compagna di viaggio, e oggi più che mai sono grato di averne potuto fare esperienza e di sentirla ancora così vicina.
Come immagini il tuo “paesaggio mentale” quando crei? Ci sono luoghi reali o immaginari che ti guidano?
Mi guida la terra in cui sono nato tanto quanto quella che per anni ho sognato e alla fine ho potuto vivere, è un paesaggio mentale fatto di sogni e sensazioni, che corre tra luci ed ombre, profumi, venti, sapori. È una corsa nel bosco e giù dai campi per trovare il sentiero ripido che porta al fiume. È fatto dall’erba alta che frusta le gambe sotto il sole, in cui qualche fiore agita la testa tra il verde dorato. È fatto dal riparo delle fronde che passando sposto con le mani e gli avambracci. È fatto dai passi attenti per non calpestare quella felce che con fatica resiste in mezzo al cammino. È il muschio soffice che si alterna alla pietra dura, rinfrescato dall’acqua che scorre. È il rumore stesso dell’acqua che leviga i sassi e disseta la vita, che scende dal cielo a rinverdire i prati dopo un’estate siccitosa. È il verde di maggio che si perde a vista d’occhio in infinite tonalità ed infinite forme, che con il tempo muta, svanisce e ritorna uguale e diverso in un ciclo senza fine.
Quali sono le persone che più ti hanno ispirato in ambito artistico e professionale?
Credo che ogni persona che incontriamo nella vita ci influenzi permanentemente, a prescindere dalla nostra volontà, in ambito di pensiero, comportamento e pure di arte e professione. Penso ai miei primi insegnanti che commentavano con me o tra di loro il mio catturare lucertole oppure il chinarmi a lungo su ogni fiore, poi a quelli successivi, che mi spronavano ad allenare meglio l’occhio e mi suggerivano di aggiungere, nel quadro, giusto un tocco di rosso sandalo, perchè ci sarebbe stato bene. Inoltre, ho tratto grande ispirazione dalla dedizione che ho visto in chi lavora nei campi e vive sulla propria pelle il passaggio delle stagioni, reinventandosi ogni giorno con pazienza e resilienza, per non rompere il legame con la terra. Infine traggo molto ogni giorno dai miei colleghi vicini e lontani, che continuano a lottare per portare del bello nel mondo con fatica e -talvolta- frustrazione, bagnati dalla pioggia o dal sudore, sapendo che arriverà un sorriso soddisfatto a ripagare tutti gli sforzi.
Cosa significa per te giardinaggio evoluto?
Un giardinaggio evoluto si svincola dall’utilizzo della pianta come mero ornamento -da gestire e controllare perchè ho deciso che deve stare proprio lì– in favore della costruzione di un ambiente più complesso, dinamico e sostenibile. Pone attenzione prima di tutto al luogo d’intervento e, da quello, parte scegliendo le giuste piante per il giusto spazio, pensando con lungimiranza e dando la possibilità ad ogni pianta di crescere ed esprimersi con il minor numero possibile di interventi umani. Un giardinaggio evoluto richiede una mente paziente e competente per essere concepito, riuscendo ad integrare paesaggio interno ed esterno al luogo d’intervento, per creare un’armonia fruibile a chiunque. Un giardinaggio evoluto deve essere in grado, in pochi metri, di far viaggiare le persone nello spazio e nel tempo, di riportarle alla spensieratezza delle domeniche dell’infanzia e allo stupore dei paesaggi delle vacanze in solitaria o in compagnia.
Qual è la tua personale forma d’esercizio per la meraviglia?
Trovo meraviglia soprattutto nell’effimero, nel mutabile, in ciò che dura poco o che a fatica si scorge. Penso sorridendo alle nuove fronde delle felci che si srotolano, a quell’Anemone che la mattina non c’era e che al pomeriggio è protagonista del giardino, al profumo del Calicanto nell’angolo, a quello stesso sottobosco che ieri era bruno di foglie, oggi è violetto di crocchi, domani sarà giallo di primule e la settimana prossima verde di primavera. La vedo in quel pezzo di legna tagliato per la stufa che ha un disegno tanto bello da sembrare un dipinto, e che temporeggia tra le mie mani mentre decido se salvarlo o scaldarmi. La vedo nel costone roccioso di un monte, nei disegni fatti dai diversi strati di pietra e decorati dal verde delle piante che testarde vi si aggrappano e vi prosperano. Continuo a meravigliarmi ogni volta che capisco che per quanto l’uomo sia diventato abile nel creare del bello, la competizione con ciò che la natura spontaneamente ci offre è persa in partenza.
Quale emozione o sensazione speri si provi entrando in contatto con il tuo lavoro?
Spero di trasmettere curiosità, nostalgia, stupore. Mi piacerebbe suscitare con la mia installazione un senso profondo di continua scoperta e di ritorno alle origini. Utilizzando i colori, i profumi, i rumori, le luci e le ombre, le piante e il riflesso delle persone stesse, vorrei che ognuno si soffermasse a guardare oltre il sé e cominciasse a percepire ciò che ha portato l’uomo dove oggi si trova. Le piccole cose, i cibi poveri, quello che un tempo era vita e sopravvivenza e che oggi purtroppo rischia di diventare solo un lontano ricordo o la pagina di un libro. Vorrei riportare al palato i sapori perduti da tempo e riportare all’occhio la preziosità delle piante più umili. Vorrei trasmettere, almeno per un momento, un totale distacco dalla frenesia della quotidianità contemporanea e cittadina per favorire l’immersione in uno spazio che racchiude ed amplifica i nostri bisogni più arcani. Vorrei, come spesso faccio, portare un po’ di selvatico nella vita di chi per caso o necessità non è abituato a percepirlo, e vorrei che venisse accolto come un elemento familiare.
Cinque parole per te strettamente legate al concetto di Giardino dell’Eden.
Equilibrio. Abbondanza. Varietà. Scoperta. Nutrimento.
Bio
Davide Boschetti nasce a Massa nel 1993 da una famiglia di allevatori e passa in Lunigiana la sua infanzia. Fin da subito dimostra una spiccata manualità e un irrefrenabile bisogno di creare: è appassionato di animali, piante e giardinaggio ma anche d’arte. Grazie a una piccola azienda locale, dal 2019 riesce a trasformare le sue passioni in professione, occupandosi di giardini: dalla progettazione alla realizzazione, dalla consulenza botanica alla formazione di nuovi colleghi.

Pierre-Alexandre Risser