Testo di Eleonora Diana
La foresta della fiaba
“Proprio accanto al castello del re c’era un bosco, come tutti i boschi grande e pauroso”. 1
Fiaba e Foresta: un legame indissolubile.
Nelle fiabe dei fratelli Grimm, edite nel 1812, il bosco sta sempre al confine del conosciuto. É oscuro e spaventoso. “Questo bosco non viene mai descritto nei particolari: è buio, terribile, misterioso, convenzionale ma assai verosimile”. 2
Lì accadano i grandi incontri, dal mostruoso al magico, al meraviglioso. “Del resto, la foresta, in quanto regno dell’oscurità o, come si è visto, della penombra, nasconde segreti, simboli, meraviglie: la foresta ‘monstre’, pericolosa da esplorare, luogo dell’inquietante e, insieme, del maestoso”. 3
Dominio della manifestazione del meraviglioso, dall’inizio dei tempi e in tutte le culture, è per eccellenza il regno dell’avventura, dello smarrimento, dell’allucinazione.
Che sia origine o conseguenza di questo aspetto, certo è che la foresta sfiora l’immensità e con il suo ripetersi “ci appare come un vero e proprio universo, come spazio di dimensioni continentali, mai razionalizzabile e quindi geometricamente definibile”. 4
Facile perdersi dietro ogni svolta o davanti a un bivio.
“Non è necessario vivere a lungo nei boschi per conoscere l’impressione, sempre un po’ angosciosa di sprofondare in un mondo senza limiti. Ben presto, se non si sa dove si va, non si sa dove si è”. 5
Perdere il sentiero è un gran modo per iniziare l’avventura, cadere, senza scomporsi più di tanto, nella magia, ma è anche l’inizio del rischio: si potrebbe diventare (o essere) incapaci di ritornare indietro.
Ma perché dovremmo uscire dal sentiero principale?
La botanica nella foresta magica
«Su, indossa quest’abito, va nel bosco e raccoglimi un cestino di fragole, ne ho proprio voglia». 6
É spesso la ricerca di qualcosa nelle profondità della foresta o nei reami lontani ad essere una delle grandi spinte perché gli eroi si muovano nell’altrove.
Contro ogni pronostico, le fragole, che per Shakespeare sono il “cibo delle fate”, non compaiono con molta frequenza nelle fiabe, forse perché prima del 1300, quando entrarono a pieno titolo nei giardini per la loro bellezza, erano solo spontanee e selvatiche, mangiate non frequentemente e in piccole quantità “poiché i frutti erano piccoli o duri o privi di sapore.” 7
Certo è che hanno un legame a doppio filo con il bosco magico, perché sono tra i frutti simbolo della foresta. Le “fragole dei monti” 8, come le descrive Ovidio, sono cibi nati senz’alcun lavoro da parte dell’uomo, sorelle di adozione dei frutti del corbezzolo, delle corniole, delle more e delle ghiande delle querce.
Selvatiche quindi, doni del selvatico, pretesto per la ricerca dell’eroe, fanno da richiamo alle porte del bosco per entrarvici e, quando sono la causa dell’allontanamento, come le briciole di Pollicino, costruiscono un sentiero fuori dalla strada già battuta, verso il cuore della foresta, per spingere il cammino, macchietta rossa dopo macchietta rossa, sempre più in là. Probabilmente potrebbero essere l’invito a perdere la strada per addentrarsi nei reami del fantastico.
Così capita in “I tre ometti nel bosco” dei fratelli Grimm o nella fiaba slava “The Twelve Months”.
Dall’altra parte, le fragole sono anche un modo per attirare l’attenzione lungo il cammino: nel folclore Cherokee si racconta una leggenda, che con la fiaba ha diversi tratti in comune, in cui il Creatore genera la prima fragola per rallentare e fermare la figlia, la prima donna, allontanatasi dal suo compagno, il primo uomo, a causa di un litigio.
Dopo aver creato mirtilli e more, senza però riuscire ad attirare lo sguardo della donna, il Creatore dà vita alla fragola, così buona e seduttiva, da essere capace di fermarla, ammorbidirne l’umore e di farla tornare sui suoi passi, dal marito.
Fonti:
“Fior da fiore. Novelle botaniche”, Giuseppe Sermonti (Edizioni Lindau, 2016)
“Tutte le fiabe” Jacob e Wilhelm Grimm (Newton Compton Editori. Edizione del Kindle)
“C’è troppo nulla qui. Appunti per una storia dell’idea di foresta”, Giuseppe Civati (CUEM Filosofia, 2005)
“Le radici storiche dei racconti di magia”, Vladimir Ja. Propp (Grandi Tascabili Economici Newton, 2006)
“Le metamorfosi”, Publio Ovidio Nasone (Newton Compton Editori. Edizione del Kindle)
uvm.edu
lortodieleonora.com
fragolebio.it
medium.com
agraria.org
northerncherokeenation.com
fairytalenewsblog.blogspot.com
ohayo.it
startribune.com
uvm.edu/strawberryhistory.html
Note:
1 pag. 23, da “Tutte le fiabe”; 2 pag. 178, da “Le radici storiche dei racconti di magia”; 3 pag. 33, da “C’è troppo nulla qui”; 4 pag. 14, ivi; 5 pag. 15, da ivi; 6 pag. 77, da “Tutte le fiabe”; 7 traduzione da History of the Strawberry; 8 posizione 1056, da “Le metamorfosi”;