La Mela
Qualche domanda a Kimiyasu Kato
Parliamo di genesi, come ha inizio la tua storia?
Nel 1988, arrivai in Italia e iniziai a lavorare come architetto a Milano. Fu però quando venni a Como, precisamente al Terragni, e decisi di vivere in questa città ricca di natura e umanità, che una nuova storia, diversa da quella vissuta in Giappone, ebbe inizio per me.
In che modo la natura ispira i tuoi progetti e il tuo stile di vita?
Più che un punto di partenza per l’ispirazione, la natura mi spinge a immergermi in essa, a sentire l’aria e ad affinare la mia sensibilità verso i materiali. È attraverso questo dialogo che nascono le mie opere.
Qual è la tua personale forma d’esercizio per la meraviglia?
Il quotidiano è colmo di meraviglie e di emozioni. Se la mente è disturbata dal rumore esterno, semplicemente non riusciamo a vederle. Come fanno i monaci Zen, se ogni azione viene svolta con cura e metodo, la meraviglia e l’emozione verranno da noi.
Quali sono le persone che più ti hanno ispirato in ambito artistico e professionale?
La mia ispirazione trae origine dai mobile di Calder. Tuttavia, credo di essere stato influenzato, probabilmente a livello inconscio, da un gran numero di artisti e dal lavoro e dalle opere di molti artigiani.
Quale emozione o sensazione speri si provi entrando in contatto con il tuo lavoro?
Spero si provi semplicemente felicità.
Cinque parole per te strettamente legate al concetto di Giardino dell’Eden.
Armonia, innocenza, abbondanza, natura, pace.

Pierre-Alexandre Risser
Bio
Nato in Giappone nel 1956, Kimiyasu Kato si trasferisce in Italia nel 1988, scegliendo Como come sua casa. Per oltre trent’anni ha esercitato con professionalità la carriera di architetto, coltivando parallelamente una profonda passione per l’arte. Negli ultimi anni ha esplorato e sviluppato diverse discipline artistiche, dalla fotografia al disegno e alla scultura. Recentemente, si è dedicato con successo alla realizzazione di sculture di movimento, i “mobile”, che hanno riscosso un’ottima accoglienza. Il suo approccio artistico, profondamente radicato nella cultura giapponese, si distingue per un’essenzialità innata.