Natura sensitiva e gli errabondi

“Viaggiare dovrebbe sempre significare esperire, sentire profondamente, e si può esperire qualcosa di prezioso solo in luoghi e ambienti con cui si istituisce un rapporto spirituale”.
(Herman Hesse, Camminare)

Una passeggiata nel bosco, attraversare un paesaggio: abbiamo mai ragionato su ciò che rappresenta un’azione, come quella del camminare, così semplice e istintiva?
Il camminare è un’arte che porta in grembo il menhir, la scultura, l’architettura e il paesaggio. Da questa semplice azione si sono sviluppate le più importanti relazioni che l’uomo intesse con il territorio. Il camminare, pur non essendo la costruzione fisica di uno spazio, implica la trasformazione del luogo e dei suoi significati.

L’abilità di camminare come bipedi non è stata sempre innata, è stata conquista: ci siamo alzati da terra, liberato le mani e rivolto gli occhi al cielo. Eretti. Abbiamo simbolicamente conquistato le stelle, la possibilità di domandare alle divinità.

Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai,
silenziosa luna?
Sorgi la sera, e vai,
contemplando i deserti; indi ti posi.

(Giacomo Leopardi)

Attraversando a piedi gli spazi, abbiamo creato i primi luoghi. Il percorso è stata la prima azione estetica che ha penetrato i territori del caos, costruendovi un nuovo ordine sul quale si è sviluppata l’architettura degli oggetti situati. Ed è osservando e raccontando, che abbiamo creato miti, leggende, poesie.

L’erranza come architettura del paesaggio

Il paesaggio inteso come architettura del vuoto è un’invenzione della civiltà dell’erranza. La capacità di saper vedere nel vuoto dei luoghi e quindi di saper dare i nomi a questi luoghi è una facoltà appresa nei millenni che precedono la nascita del nomadismo. Quello nomade è un infinito vuoto disabilitato e spesso impraticabile, un deserto in cui è difficile orientarsi come in un immenso mare dove l’unica traccia riconducibile è la scia lasciata dal camminare. Una traccia mobile ed evanescente.

“Sì, la vera voglia di viaggiare non è niente di più e di meglio del pericoloso desiderio che consiste nel pensare temerariamente: di affrontare il mondo di petto, pretendere ogni spiegazione per tutto, uomini e avvenimenti. E una tale voglia non si placa con le carte geografiche né con i libri: vuole di più, pretende di più, occorre darle cuore e sangue”.
(Herman Hesse, Camminare)

Andate a perdervi e a conoscere luoghi e persone che avete sempre evitato, vi si aprirà un nuovo mondo, a due passi da casa. Buona camminata a tutti…

Fonti:
Herman Hesse, “Camminare” (Piano B edizioni)
Francesco Careri, “Walkscapes. Camminare come pratica estetica” (Piccola Biblioteca Einaudi)
Vittorio Peretto, “Drawalk”

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