“Ho grande fede in un seme. Convincimi che lì c’è un seme e mi aspetterò meraviglie”
(Henry David Thoreau)
Norvegia. Oggi (19 giugno), nel 2006, veniva posata la prima pietra dello Svalbard Global Seed Vault, il grande custode di ghiaccio, calcestruzzo ed acciaio del patrimonio genetico botanico del mondo.
Studiato per resistere anche ad un’eventuale guerra nucleare o ad un’accidentale caduta di asteroide, racchiude più di 860.000 campioni di semi che possono resistere, grazie a quelle temperature, fino a 20.000 anni.
Una necessità simile era stata già sentita da Nikolaj Ivanovic Vavilov, che per creare delle super piante, resistenti al freddo russo e capaci di sfamare l’intera umanità, lancia nel 1920 “un programma di esplorazione mondiale alla ricerca di piante coltivate”.
“Organizza e spesso guida personalmente, a cavallo, 115 spedizioni in 64 paesi (…).
Come risultato delle sue esplorazioni mette insieme un’immensa collezione costituita da oltre 50.000 varietà di piante selvatiche e da 31.000 campioni di grano, nell’enorme bunker sotterraneo del suo istituto di San Pietroburgo. Di ogni pianta raccolta, Vavilov ne conserva i semi. Sa bene che un seme è come una robusta capsula di sopravvivenza, contenente non soltanto l’embrione della pianta ma anche il suo nutrimento. Un seme è il più raffinato strumento che si possa immaginare per conservare un patrimonio genetico.”
Avremo sempre bisogno di casseforti per conservare quelle minuscole navicelle spaziali di vita che sono i semi.
L’importanza della Natura per l’uomo è tra i temi di Orticolario 2016
Fonte:
nationalgeographic.it
“La banca dei semi sulle isole Svalbard”
> articolo completo
regjeringen.no
croptrust.org
“Uomini che amano le piante. Storie di scienziati del mondo vegetale”. Stefano Mancuso, Giunti Editore