Natura sensitiva e il giardino dei veleni

Testo di Eleonora Diana

“Belladonna fiorita, essenza di datura, albero di stricnina, …”.
Sembra una formula magica della strega del nord, ma in verità stiamo parlando di un giardino dei veleni.

Si, proprio così, un giardino dei veleni: si chiama Alnwick Garden ed è abitato da piante velenose. Alcune vengono da lontano, esotiche, altre invece sono comuni inquiline dei nostri luoghi, che crescono davanti a casa o in qualche angolo del giardino.

Chiarissimo il cartello sui cancelli neri: “These plants can kill” (“Queste piante possono uccidere”).

Nel 2001 Alnwick Garden è stato riqualificato per volontà di Jane Percy, duchessa di Northumberland, con l’ambizioso progetto dei paesaggisti Jacques e Peter Wirtz. La sua sezione “velenosa”, ispirata all’Orto botanico di Pavia e aperta solo dal 2005, è visitabile, ma assolutamente con tanto, tanto buon senso (evitando per esempio di mettersi le mani in bocca!) e ha un’importante funzione didattica, di educazione sulle droghe. 

Il giardino contiene centinaia di piante, dalla belladonna all’albero della stricnina, dalla cicuta al papavero da oppio, alla cannabis, fino ai funghi allucinogeni, ….
Nessun allarmismo, però: come diceva Paracelso, è la dose a fare il veleno. Infatti moltissime sostanze velenose estratte dalle piante sono state utilizzate per secoli come medicinali (dalla corteccia del salice come antipiretico all’estratto di digitale per gli scompensi cardiaci) fino all’avvento della farmacologia chimica.

Gli usi più curiosi?
Si racconta che la belladonna (Atropa belladonna) venisse usata dalle veneziane per la preparazione di un cosmetico in acqua distillata per dilatare le pupille e rendere gli occhi più attraenti e incredibilmente scuri.
La digitale (Digitalis purpurea) veniva considerata rifugio per gli esseri soprannaturali e fatine. Infatti, secondo queste leggende, mai tagliarne i fiori o spostarne la posizione per evitare sventure e malefici. Il giusquiamo produce un olio che in Sicilia veniva sfregato sul capo per uccidere all’istante tutti i pidocchi. Infine, i birrai l’aggiungevano come “tocco personale” per aumentare l’effetto inebriante.

Affascinanti e velenose
L’oleandro e gli ellebori, le insospettabili peonie e ortensie, il mughetto e il narciso sono piante tossiche (non a caso il narciso ha la stessa origine etimologica di narcotico, perché contenente la narcissina). Inaspettatamente avete scoperto di avere un giardino velenoso anche voi? Ci raccomandiamo… niente esperimenti stregoneschi, prima di fare qualche errore “mortale”.

Fonti:
focus.it
atlasobscura.com
bioradar.net
“Florario” di Alfredo Cattabiani (Oscar Mondadori, 1996)

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