Testo di Anna Rapisarda Visual Designer
Dai Maya, Incas e Atzechi un alimento antichissimo
Nel romanzo “Il linguaggio segreto dei fiori” di Vanessa Diffenbaugh il suo significato è immortalità.
Una pianta infestante e nemmeno particolarmente semplice da coltivare, a cui contadini e agricoltori hanno dichiarato guerra, ma dalle incredibili virtù che suggeriscono di scegliere la convivenza anziché la battaglia. E così sembra proprio che si stia facendo…
La biodiversità per nutrire il pianeta e per una maggior sicurezza alimentare
Signore e signori, ecco a voi l’amaranto che, in giro per il mondo è stato “addomesticato” insieme ad altre “antichità” come il fonio, il fagiolo dall’occhio, il taro e la kernza, per una maggior resistenza alla siccità e alle epidemie rispetto a mais, riso e grano che, nutrendo da soli più della metà del pianeta, sono diventati più deboli rispetto agli attacchi di parassiti e malattie.
Solo alcuni numeri per capire la sua preziosità: una sola pianta produce 500.000 semi, in grado di restare dormienti, ma vitali, per dieci anni. Ed è proprio l’autunno (oltre all’estate) il momento giusto per raccoglierli.
Tante e “miracolose” proprietà
Nutriente, astringente, diuretico, emostatico, privo di glutine, buona fonte di fibre, dalle foglie ai semi è un concentrato di vitamina A e C, ferro, calcio, magnesio, proteine e grassi vegetali, lisina, ferro, fosforo, calcio.
Orticolario, si sa, ama le “erbacce” ed è incredibile, ma vero, che l’amaranto sia stato identificato come una delle possibili soluzioni alle crisi alimentari mondiali.