La nostra storia incomincia molto tempo fa, quando l’orzo selvatico, il grano e le lenticchie divennero i primi figli di una neonata agricoltura. Il tempo è lontano, l’atmosfera è antica, le mani che sfiorano i semi, portali verso il futuro, scure e larghe.
Stop. rewind.
La nostra storia incomincia tre milioni di anni fa, quando quegli stessi semi furono coltivati per la prima volta. Non ci sono mani a muovere la terra per farne solchi e riparo alla vita nel seme. Ci sono solo piccole zampette scure. Sono state le formiche e quelle stesse zampette ad essere le inventrici di una delle attività che si crede unicamente umana: l’agricoltura. È stato un gruppo di ricercatori dell’Università di Monaco, in Germania, a scoprire che, alle Fiji, i piccoli animaletti della specie Philidris nagasau sono capaci di coltivare sei specie di piante del genere Squamellaria.
Prima estraggono il seme dal frutto, lo posano nelle fessure degli alberi su cui queste piantine vivono (sono dette ‘epifite’ perché non toccano il suolo ma crescono su altri alberi – sostegno). La pianta germoglia e conquista spazio nel tronco creando piccole stanze e spazi che le formiche frequentano e fertilizzano. La pianta cresce, le stanze si ampliano e le formiche creano colonie stabili. Piccole città protette dalla Squamellaria.
Siamo molto più simili e connessi di quel che pensiamo.
Un esempio? C’è una legge valida per qualsiasi essere vivente, sia esso pianta o animale, che gestisce matematicamente il rapporto tra la velocità del suo metabolismo e la sua massa.
Alla fine i battiti del cuore sono gli stessi sia per un gufo sia per un uomo. Se scopriremo che anche le piante hanno un ‘cuore’ che batte, comprenderemo che ogni cosa ha uno stesso ritmo.
E le formiche coltivano come noi.