Natura sensitiva e le nuove specie del 2017

Testo di Anna Rapisarda Visual Designer

Più o meno 18.000.
Ecco quante sono le nuove specie scoperte ogni anno nel mondo.
Un numero incredibile, impensabile, eppure stiamo perdendo terreno perché le specie, sia animali sia vegetali, stanno scomparendo molto rapidamente ed è reale il rischio di estenzione prima ancora che gli scienziati abbiano l’opportunità di scoprirle e studiarle. L’importanza dell’esplorazione e della ricerca è quindi fondamentale.
Perché?
Perché è impossibile conservare efficacemente le specie se non sappiamo della loro esistenza; è difficile comprendere le funzioni di sistemi ecologici complessi se non conosciamo la maggior parte dei loro meccanismi. Perché non è possibile misurare i tassi di estinzione, individuare specie invasive o notare gli impatti del cambiamento climatico sulla flora e sulla fauna se non sappiamo dell’esistenza di una specie e dove essa vive.
Perché ogni specie ha qualcosa da insegnarci, per il miglioramento della vita, per la sopravvivenza: la biomimetica insegna.

E nel 2017 quali sono state le nuove specie più particolari? L’IISE (International Institute for Species Exploration) ha elencato le prime dieci, una più sorprendente dell’altra.
Per citarne alcune, si incomincia con due maestri nell’arte del mimetismo: Eriovixia gryffindori, un minuscolo ragno indiano dal corpo particolarissimo che imita perfettamente le fattezze e i colori delle foglie accartocciate. E il nome? Sembra appena uscito dai libri di J.K. Rowling, vista la somiglianza con il mitico Cappello Parlante di Godric Grifondoro in Harry Potter.
Lo spettacolare Eulophophyllum kirki scoperto in Malesia, invece, è un grillo a forma di foglia verde se è maschio, rosa brillante se è femmina.
E poi due specie dall’aspetto inquietante: il pomodoro australiano Solanum ossicruentum che sembra un osso sanguinante quando viene tagliato, e Telipogon diabolicus, un’orchidea colombiana in via di estinzione, dalle fattezze diaboliche.

Fonte, articolo completo, immagini e video:
esf.edu

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