Natura sensitiva e Primavera, l’ardente

È Marzo. La temperatura è più mite, la luce cambia, si ammorbidisce e il riconoscibile odore nell’aria parla di lei: eccola, la Primavera, la splendente.
Etimologicamente il termine deriva dal latino primo e ver propriamente «all’inizio della primavera». A sua volta la locuzione latina ver deriva da una radice indoeuropea con il senso di ardente, splendente. Non è un caso che per il primo mese del calendario astrologico il segno zodiacale sia l’Ariete, segno di fuoco distruttore e generatore, sole rinato, appunto splendore ardente. Fioriscono tra le prime anemoni e camelie, si aprono le primule, il gelsomino giallo, compaiono le margherite, quando il grigio e bianco invernale si tinteggiano di colore, poi il verde, i profumi e il calore.

Ogni cosa si risveglia, quasi fosse un rito magico di ritorno alla vita.

Forse anche per questo la Primavera è il tempo della meraviglia. È il momento dell’epifania personale e cosmica, della riscoperta della propria realtà, gli occhi si rallegrano e tra stupore e sorpresa un sorriso inevitabilmente compare. Non è così strano che una delle etimologie proposte per meravigliarsi la colleghi proprio al “sorridere”.

Secondo Platone nel Teeteto «È tipico del filosofo quello che tu provi, essere pieno di meraviglia: il principio della filosofia non è altro che questo (…)»

La meraviglia è veramente l’unico mezzo reale di conoscenza. Gli schemi culturali, geografici e individuali cadono di fronte a un taglio di luce diverso, alla possibilità di vedere qualcosa di quotidiano, spesso dato per scontato, con un occhio nuovo. E si notano i dettagli, le metafore che quel fiore, quel rametto vicino alla porta di casa può far immaginare, i nuovi collegamenti in una realtà che ci sembra, erronamente, definibile. È l’inizio della filosofia, dell’arte, della poesia, della bellezza.

Ma Primavera non è solo Marzo. È anche Aprile, segno del Toro, grande simbolo, con l’Ariente, della potenza rinascente del mondo e della terra. Non è un caso che cinquemila anni fa l’inizio della primavera e l’equinozio cadevano astronomicamente all’inizio del segno. La terra madre, simboleggiata dal toro con corna a falce di luna, ritorna in vita, dopo la simbolica morte dell’inverno, in cui tutto dorme e si prepara. Rifioriscono i nontiscordardimé, i mughetti, i pungitopo, nelle terre calcaree l’adonide; si sparge l’odore del narciso. Le prime fragole compaiono in attesa delle ciliegie. Tutta dichiara potenza.

Nell’antica religione Mitraica il toro e in particolare il toro dalle grandi corna falciate, la Grande Madre, rappresentava l’origine del mondo, sacrificato perchè potessero nascere dal suo vigore il grano e le erbe officinali. Il toro cambiava forma in un cosmico panta rei per permettere che il cerchio si compisse, nel vigore di una terra in ribollio.

L’Ariete ardente nel suo potere di costruzione e distruzione, il sacrificio del Toro, la Grande Madre, celebrano il momento in cui la terra, con la sua immensa pelle fertile, si risveglia. Entrambi stanno a ricordare ai cuori in ascolto di come ogni cosa possa essere incredibile e meravigliosa, a ricordare di guardare la prima margherita come un canto portentoso.

“Succede pure che, rasentando i compatti muri di Marozia, quando meno t’aspetti vedi aprirsi uno spiraglio e apparire una città diversa, che dopo un istante è già sparita. Forse tutto sta a sapere quali parole pronunciare, quali gesti compiere, e in quale ordine e ritmo, oppure basta lo sguardo la risposta il cenno di qualcuno, basta che qualcuno faccia qualcosa per il solo piacere di farla, e perché il suo piacere diventi piacere altrui: in quel momento tutti gli spazi cambiano, le altezze, le distanze, la città si trasfigura, diventa cristallina, trasparente come una libellula. Ma bisogna che tutto capiti come per caso, senza dargli troppa importanza, senza la pretesa di star compiendo una operazione decisiva, (…)”. (Calvino, Le città invisibili)

Fonti:
“Le città invisibili” Italo Calvino (Oscar opere di Italo Calvino Vol. 11) (Italian Edition)
“Lunario. Dodici mesi di riti, feste, leggende e tradizioni popolari d’Italia” Alfredo Cattabiani (Mondadori, 2015)

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