Nebulemozione
Qualche domanda ad Alessandra Lanza
Parliamo di genesi, come ha inizio la tua storia?
Il tutto inizia nella cascina in cui i miei genitori scelsero di crescermi con le mie sorelle e mio fratello, in un contatto immersivo con la natura, la terra e i suoi doni, e parallelamente con gli studi musicali fin dalla prima infanzia che da una parte mi hanno educata a mantenere impegno, costanza e disciplina e dall’altra mi hanno restituito bellezza, armonia e, soprattutto, la gioia della condivisione. Poi in età adulta, i due momenti decisivi di “risveglio artistico”: l’immersione delle mani nei colori durante un corso di batik mi hanno portato verso la ricerca grafico pittorica e quel panetto di argilla preso in mano durante un corso di ceramica raku che mi ha rapito, portandomi nella sperimentazione delle tecniche plastiche. L’uso del fuoco infine ha unito forme e colori nella ricerca di un’armonia primordiale.
In che modo la natura ispira i tuoi progetti e il tuo stile di vita?
In modo profondo e completo, vivendoci in rapporto simbiotico. Lo sguardo si posa ovunque, trovo tutto: forme, colori, suoni e profumi.
Qual è la tua personale forma d’esercizio per la meraviglia?
È un nutrimento quotidiano, sicuramente agevolato dal fatto che vivo circondata dalla meraviglia della natura. Ma è la scelta di vederla, di cercarla e poi tentare di crearla attraverso le forme e i colori che mi permette di esprimerla, di fissarla, ricordarla e condividerla. Anche nei giorni bui, anzi, soprattutto in quelli. Mi basta poco, uno sprazzo di luce o colore, un suono o un profumo. Allora proprio in quell’istante torno a sentire, ringrazio e sogno.
Quali sono le persone che più ti hanno ispirato in ambito artistico e professionale?
Se per ispirazione posso considerare ciò che mi permette di esprimere emozioni attraverso il mio lavoro artistico, oltre al mio percorso introspettivo, posso coinvolgere e sicuramente ringraziare tutte le persone che hanno fatto una parte di percorso di vita con me, dalle mie radici ai miei semi. Mio marito Alberto, con la sua accoglienza e il suo amore incondizionato, gli amici, quelli cari, con cui condivido questa ricerca artistica e spirituale e poi i bambini, ne ho incontrati tantissimi e ognuno di loro mi ha lasciato un insegnamento.
Quale opera d’arte/oggetto di design posizioneresti al centro di un’esposizione?
Anello di San Martino di Mauro Staccioli.
Quale emozione o sensazione speri si provi entrando in contatto con il tuo lavoro?
L’emozione di cui si ha bisogno in quell’istante e il desiderio di accarezzarlo.
Cinque parole per te strettamente legate al concetto di Giardino dell’Eden.
Pace, desiderio, silenzio, gioia e riconoscenza.

Ph. Damiano Andreotti