Viaggio con paesaggio e il labirinto – Puntata 2

Testo di Eleonora Diana

Puntata 2

Dopo aver incontrato il labirinto antico, con la sua danza e la sua necessità di trovare un centro e la sua via d’uscita, il suo senso cambia con il tempo e acquista un significato differente.

Il viaggio del pellegrino


Soprattutto tra il XII e il XIII secolo, il labirinto si lega indissolubilmente alla forma mentis medioevale che, come figura emblematica della propria percezione mondana e oltremondana, indica quella del peregrinus, l’homo viator, esule sulla terra. Il cavaliere con le sue crociate, il pellegrino con i suoi viaggi verso Gerusalemme, Roma e Santiago, insieme a quel crogiuolo di fascinose figure di ambulanti, ininterrottamente in cammino per le città, il mercante e i suoi mercati, il fuorilegge e la sua fuga, l’emarginato, l’esiliato, il clericus vagans, il giullare e i teatranti, rappresentano con il loro interminabile passo una delle epoche che maggiormente si connota come età del viaggio e dei nomadi.

Il Medioevo ha avuto anche una grande passione per simboli ed emblemi, per il segreto e l’allegoria, ma anche per il gioco e per il desacralizzante scherzo dei giullari, la pompa magna delle giostre cavalleresche e delle ironica e maliziosa schermaglia d’amor cortese.

Queste due aspetti dell’epoca Medioevale – il viaggio e l’allegoria – rileggono il labirinto in chiave tutta cristiana: diventa rappresentazione dell’errare nella vita, la rappresentazione della “peregrinazione impedita”. Il percorso labirintico conduce sì a un centro di salvezza, ma la via è difficile e interrotta da ostacoli, diventando il simbolo, in terra, di un percorso purgatoriale verso la salvazione eterna.
Attraverso modifiche e cambiamenti strutturali (il centro si ingrandisce, la strutturazione attraverso figure concentriche, ecc.) la struttura arriva ad aumentare le proprie spire fino ad undici che, nella numerologia cristiana, rappresenta il peccato, la trasgressione e la sregolatezza.
Simbolicamente il labirinto si trasforma in un percorso dentro il vizio. Tra il viandante e la sua meta salvifica si frappone una strada non lineare.
É Chartres e il suo labirinto che compare nel X secolo ad aprire un nuovo capitolo tutto cristiano: le undici spire si posizionano per dar forma a una croce.
Non esistono vicoli ciechi, esiste solo una via unica, da percorre tutta, come via crucis.

“Con questa tipologia la cristianizzazione della figura è completata; infatti questa sarà la forma pressoché costante dei labirinti che adornano le chiese medioevali. Tutte le raffigurazioni successive a questo tipo di tracciato sono da considerare solo delle semplici variazioni, o dei ritorni a delle formulazioni anteriori. Soltanto attorno alla metà del XVI secolo, quando inizia il processo di secolarizzazione del labirinto, si arriva finalmente a formulare una nuova concezione: “l’irrgarten”

L’irrgarten non è soltanto strutturalmente un labirinto, ma anche una strada sbagliata o erronea. Strettamente legato ai giardini, è l’errare nel senso doppio della parola.

I labirinti cristiani si possono suddividere in due macrogruppi: i labirinti nelle chiese e quelli sull’erba nel sud dell’Inghilterra.

Il labirinto delle chiese

  1. Labirinti a mosaico: tipici dell’Italia settentrionale e centrale, furono realizzati per la maggior parte nel XII secolo. La forma è circolare, il diametro modesto (al massimo 4 metri) . Con la Minotauromachia al centro, evidenti sono le influenze pagane tipiche della cultura italiana.
  2. Labirinti su piastrelle o in rilievo su pietra: tendenzialmente sviluppati tra il XIV e il XVI, sono accomunati dalla dimensione ridotta e dalle ubicazioni in stanze private o non accessibili, fatti con piastrelle o tessere colorate di derivazione forse romana.
  3. Labirinti pavimentali percorribili: tipici delle cattedrali gotiche francesi, composti da pietre bianche nero-blu, danno forma a un itinerario percorribile. Tra i dieci e i dodici metri, occupa tutta la navata centrale. Percorso obbligato per i credenti (fino all’800 le chiese erano senza sedie), hanno una stretta relazione con i labirinti del sud dell’Inghilterra. Sono spesso ottagonali: il numero otto nella simbologia numerica cristiana rappresenta la salvezza. Si suppone simboleggino la morte del peccatore e la rinascita del salvato attraverso il battesimo.

I labirinti Turf Maze dell’Inghilterra
In Inghilterra non esistono né labirinti da Chiesa, né i Troiaburg nordici, ma esistono i labirinti su erba detti turf maze, in cui turf indica la parte superficiale del terreno ricoperto da erba. L’erba tagliata e rasata rappresenta il muro, la parte più lunga, non tagliata, rappresenta il filo d’Arianna e il percorso da percorrere. Le dimensione e la corrispondenza formale ricollegano queste forme “naturali” a quelle francesi di Chartres e Reims. La tecnica è peculiare inglese, tecnica che sembra essere antichissima, risalente all’età del ferro. Probabilmente di derivazione cretese pagana, i labirinti su erba inglesi vennero trasformati nella loro versione cristiana e collocati vicino ai monasteri e alle chiese intorno al XIII secolo.

Fonti:
“Labirinti. Storia, geografia e interpretazione di un simbolo millenario” di M. Cristina Fanelli (Il Cerchio, 1997)
“Il linguaggio della dea” di Marija Gimbutas (Le civette di Venexia, 2015)

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