Viaggio con paesaggio e il Parco di Pinocchio

Testo di Eleonora Diana

Collodi è una cittadina, prima di essere il nome di uno scrittore.
Per meglio dire, il nome dello scrittore è uno pseudonimo preso proprio dal paese.
Un paesaggio piccolo, bello, quasi dipinto.
E proprio lì si trova un parco, magico di certo, conturbante un bel po’: il Parco di Pinocchio!

Dall’animo misto, saltella dal museo al parco giochi, al monumento.
Si deve la sua nascita al sindaco di Pescia Rolando Anzilotti, di cui Collodi è una frazione, che nel 1953 indice un concorso proprio per la costruzione di un monumento a Pinocchio: ne escono vincitori alla pari sia l’artista Emilio Greco con il suo “Pinocchio e la fata”, sia lo scultore e pittore Venturino Venturi con la “Piazzetta dei Mosaici”, sul progetto del giardino di Renato Baldi e Lionello De Luigi.
Realizzate e finite entrambe le opere, è chiaro che, ormai abbandonata l’idea di un monumento unico, si aprono le porte alla conquista dello spazio circostante, per qualcosa di più complesso di una singola opera celebrativa.

Ecco che qualche anno dopo viene aperta l’Osteria del Gambero Rosso, firmata Giovanni Michelucci: l’unione di elementi decorativi tratti dalla favola con alcuni leitmotiv delle osterie toscane e delle strutture rurali, insieme a quelli tipici della sua arte. In particolare, i pilastri ramificati a raggiera compaiono qui per la prima volta, per poi diventare la sua firma.
E non è finita qui. Successivamente viene realizzato anche il Paese dei Balocchi, progetto dei mostri sacri Marco Zanuso e Pietro Porcinai, con 21 sculture di Pietro Consagra e le costruzioni/installazioni dello stesso Zanuso.

Le avventure di Pinocchio prendono forma: lo spazio diventa parco e il parco diventa museo-gioco, perchè il mondo e i personaggi di un racconto e i sogni degli artisti ne fanno qualcosa di unico.
Tra i lecci, i pini e gli allori della “Piazzetta dei Mosaici”, gli olivi, i bambù e l’edera del Paese dei Balocchi, il giardino ripercorre, sussultando, singhiozzando, sbalordendo e serpeggiando, i passi e le esperienze di Pinocchio: è “scosceso, avvolgente, intimo, a tratti impervio – un totale anacronismo rispetto ai parchi tematici che sarebbero venuti dopo”1 per ripercorre il tono frammentario del racconto. Mentre compaiono qua e là le radure, come nella favola appaiono le scene madri, Porcinai ritaglia “stanze verdi” nella fitta boscaglia da cui spuntano la balena/pescecane di Zanuso, il carabiniere dalle gambe lunghe sotto cui si deve scappare, il gatto e la volpe, il gran teatro dei burattini e la nave corsara, il labirinto, il covo dei pirati.

Visitatori attenzione!
Il parco di Pinocchio non è un giardino placido… “L’ombra invade lo spazio in tutte le stagioni, Pinocchio è anche una storia che si svolge al buio, che spaventa e riscatta”2.
Mantiene e spazializza inoltre quell’atmosfera notturna che caratterizza fortemente il racconto.
Il paesaggio esteriore, dove la favola si svolge, é una campagna toscana invernale e notturna, molto spesso segnata dalla fame; il paesaggio interiore mantiene le stesse tinte, tra incontri con nemici e paure, metamorfosi, catabasi agli inferi tra Mangiafuoco e il pescecane.
Parlando di atmosfere fosche… Non é un caso che la prima versione della fiaba finisse con la morte per impiccagione dello stesso Pinocchio, per mano del Gatto e della Volpe travestiti da Assassini.

Il parco parla di questo: degli incontri inaspettati, a volte tremendi, a cui ogni radura é dedicata, di una lunga notte resa palpabile dall’ombra della vegetazione, ma anche della vitalità portentosa di Pinocchio già implicita nel suo essere legno, ossimoricamente rigido e pieno di linfa, quasi iperattivo, a volte caotico e mercuriale, e infine di una metamorfosi, un processo di “«animalizzazione», una sorta di reimmersione del personaggio nel mondo organico, un fargli ripercorrere il cammino evolutivo che porta dal pre-umano all’umano”3

C’era una volta … Un pezzo di legno e il suo giardino!

Note:
1 “Porcinai e Zanuso nel Parco di Pinocchio” in abitare.it;
2 “Porcinai e Zanuso nel Parco di Pinocchio” in abitare.it;
3 “Tra un Pinocchio e l’altro: intermezzo” , Isabella Pezzini in “Le avventure di Pinocchio”, Isabella Pezzini, Daniele Barbieri, Nicola Dusi, Federico Caruso, Sabina Cedri, Centro Internazionale di semiotica e linguistica, Università di Urbino, 2002;

Fonti:
“Le avventure di Pinocchio”, Isabella Pezzini, Daniele Barbieri, Nicola Dusi, Federico Caruso, Sabina Cedri, Centro Internazionale di semiotica e linguistica, Università di Urbino, 2002
“Pinocchio”, Antonio Grassi in “Rivista di psicologia analitica” 1980
“Aggiunte alla«Letteratura della nuova Italia»”, Benedetto Croce in “La Critica. Rivista di Letteratura, Storia e Filosofia diretta da B. Croce”, 35, 1937
“Il parco di Pinocchio a Collodi:arte, gioco e giardino”, Claudia Maria Bucelli in “Il Gioco nel Giardino e nel Paesaggio” a cura di Laura Sabrina Pelissetti e Lionella Scazzosi (ReGiS – Rete dei Giardini Storici, 2017)
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