Viaggio con paesaggio e la botanomania di Commerson

Testo di Anna Rapisarda Visual Designer

Nella sua “Glory of the Scientist” del 1737, Linneo esclamava “(…) Quando penso al triste destino di tanti devoti della botanica, sono tentato di chiedermi se quegli uomini che rischiano così disperatamente la vita e ogni altra cosa per amore delle piante, hanno la testa a posto o no”.

Involontariamente, lo scienziato aveva delineato il profilo di un suo ammiratore: Philibert Commerçon.

Lo stesso Commerson confessò ad un amico di essere affetto da quella che lui definì la “botanomania”.
“Il semplice sospetto che esistesse una pianta sconosciuta costituiva già di per sé un motivo di attrazione irresistibile. Non gli importava niente di dover scalare montagne inaccesibili, di rischiare la vita o compromettersi la salute in queste imprese… Affrontava sempre da solo le spedizioni botaniche, portandosi dietro il minimo indispensabile in denaro e provviste. Tornava poi a casa malato, coperto di ferite, indebolito dalle cadute e da incidenti di ogni tipo, provato all’estremo dagli sforzi e dalla violenza stessa del suo entusiasmo”*

Un cacciatore di piante quasi diabolico, sempre circondato da un alone di irrealtà, nato nel Dombes, allora piccolo stato indipendente tra i fiumi Ain e Saône.
Per amore delle piante, le avventure e i rischi affrontati con astuzia, fortuna e fisico atletico, furono davvero incredibili.

In un’occasione particolarmente critica, nel sentire il rombo di una valanga sopra la testa, riuscì a mettersi in salvo, rannicchiandosi e rotolando come una palla giù per la montagna.
Sempre in vetta, in un’altra occasione, mentre raccoglieva piante sulle rive scoscese di un torrente in piena, scivolò e i capelli gli si impigliarono in un cespuglio. Tagliandoseli riuscì a liberarsi, ma venne trascinato dall’acqua del torrente che quasi lo fece affogare.

“La gloria, come la fortuna – scrisse – richiede una razza di uomini arditi e tenaci”.
Tra il 1766 e il 1769 intraprese la circumnavigazione del globo con il grande Louis Antoine de Bouganville, nonostante il mare non fosse esattamente l’elemento a lui più congeniale.
Infatti, in una sua breve nota scrisse: “Pranzo e cena per me sono solo prestiti, che restituisco puntualmente un’ora o mezz’ora dopo finito di mangiare”.

Queste problematiche a bordo de “La Bourdeause” non fermarono certo Commerson: la spedizione fu un trionfo di arte marinaresca e un successo nel campo antropologico e della storia naturale. Il nostro botanomaniaco, infatti, scoprì un’infinità di piante, tra cui una specie rosa del giglio che, in suo onore, fu chiamata Zephyranthus commersonii, e un rampicante, la Bouganvillea, dal nome del suo compagno di viaggio.

Fonte:
“I cacciatori di piante” Michael Tyler Whittle (DeriveApprodi, 2015)

*dalla biografia di Philibert Commerçon a cura di Pasfield Oliver

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